Valle della Farma, che segna il confine tra le provincie di Siena e Grosseto, lo scorso martedì.
Nell'enorme biodiversità contenuta in questi luoghi, i boschi che segnano il passaggio dalle brulle colline senesi alla maremma toscana, si vedono spuntare, tra la vegetazione, ed al di sopra di essa, alberi dalle forme e dai colori strani.
Essi raggiungono anche i 20 metri, ed hanno una chioma globosa.
Si possono incontrare tronchi con un diametro anche di oltre un metro.
E' una pianta dal tronco sinuoso, diviso e biforcato, ed anche i rami sono tortuosi.
La corteccia è sugherosa, giallo-bruna, a solchi profondi, e la dove il sughero è stato tolto, è invece rossa.
Le foglie sono semplici, ovali acute, di 3-7 cm, coriacee, a margine spesso revoluto, con denti mucronati, la pagina inferiore è grigia tormentosa, picciolo peloso, inserzione alterna.
La fioritura avviene a maggio e le ghiande sono ovali.
Le sue radici affondano a profondità insospettabili, anche in questi suoli molto rocciosi, e ciò le permette di adattarsi alla siccità.
La corteccia sugherosa li protegge dagli incendi.
Il sughero è un tessuto secondario costituito dall'insieme di cellule morte, della corteccia vera e propria, che, unendosi l'una all'altra senza spazi intercellulari, creano un composto leggero, compatto e, nel contempo, resistentissimo alle intemperie e immarcescibile, acquisendo quelle caratteristiche di impermeabilità ai liquidi e ai gas.
La diffusione della quercia, nel mondo, è limitata all’area occidentale del bacino del mediterraneo, ed in Italia è quasi esclusivamente concentrata in Sardegna, Sicilia e Toscana.
La prima asportazione di corteccia, la demaschiatura, non può essere effettuata prima che la pianta abbia raggiunto una circonferenza di almeno 60 centimetri, e circa 18 anni di età.
Il sughero estratto la prima volta, poroso e poco pregiato, è chiamato sughero maschio, sugherone, o sughero vergine e, da questo momento dovranno passare almeno altri 10 anni prima della successiva estrazione, quando cioè la pianta avrà prodotto il sughero femmina, detto anche sughero gentile o di riproduzione.
L'asportazione della corteccia sugherosa, detta scorzatura, è effettuata a mano, con lo stesso sistema adottato dai primi francesi e spagnoli nel 1800.
Una volta asportato, il sughero viene stoccato all’aperto per un minimo di sei mesi, dopo di che viene bollito ad una temperatura di 120 gradi ed avviato alla lavorazione.
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