alba a pierino

alba a pierino

domenica 31 maggio 2015

il cardo selvatico



Carduus L., è un genere di piante spermatofite dicotiledoni appartenenti alla famiglia delle Asteraceae, comunemente note come cardi, dall'aspetto di erbacee annuali o perenni, mediamente alte, in genere molto spinose e dai fiori simili al carciofo.


sabato 30 maggio 2015

la val di Paglia



Il fiume Paglia è il più importante affluente di destra del Tevere, in cui confluisce a valle del lago di Corbara, tra Orvieto e Baschi, dopo aver percorso circa 86 km attraversando da Nord-Ovest a Sud-Est le regioni Toscana, Lazio e Umbria.


Il fiume nasce con il nome di Pagliola, alimentato da vari rivoli e sorgenti nella zona delle Fonti dell'Acquapassante (1.050 m s.l.m.) e del Rifugio Amiatino.



Da qui, dopo un ripido percorso di 15 km, scende ad una quota di 402 m s.l.m. dove confluisce nel torrente Vascio prendendo il nome di Paglia.




venerdì 29 maggio 2015

il rosario del maggio in Val d'Egola


Il mese di maggio, secondo la tradizione cattolica, è il mese consacrato alla Madonna.
Capita così, che, anche lungo la val d'Egola, trovare attorno ai tabernacoli votivi che la costellano, lumini e candele accese dai fedeli.


Fedeli che proprio quella sera stessa, appena il tramonto, si sono ritrovati attorno all'immagine della Madonna, custodita nel tabernacolo, per recitare il Rosario.

giovedì 28 maggio 2015

viaggiatore


Lo scorso martedì, l'altro ieri, c'era un cielo brumo sopra il verde intenso dei campi della val d'Orcia. Qualche goccia di pioggia, rada, cadeva sulla strada scarsamente trafficata, in quell'ora di primo pomeriggio.

In quel tratto, tra il San Quirico d'Orcia e Radicofani, la Cassia coincide si mischia spesso con la Via Francigena.
Così non è raro incontrare viaggiatori che a piedi, o in bicicletta, lungo la strada.
Negli anni scorsi, nel tratto tra il bivio per Castiglione d'Orcia e Gallina, era molto più frequente trovare pellegrini lungo la strada. Adesso il tracciato, superato l'Orcia a Bagno Vignoni, porta fin sotto la rocca di Tentennano, fino agli oltre 400 metri di Castiglione d'Orcia, per ridiscendere sulla Cassia subito dopo le case di Gallina.
Così sono pochi i pellegrini a piedi che scelgono di tagliare per la meno impegnativa Cassia.
Mentre quasi tutti i ciclisti restano sull'asfalto della vecchia consolare romana.


Oggi mi imbatto su di un viaggiatore solitario, che spinge deciso sui pedali.
Mi viene da pensare ai chilometri, molti, che lo aspettano, lungo la strada per Roma, e provo ad immaginarmi i chilometri che ha già percorso, forse molti di più di quelli che lo aspettano.

Lo fotografo mentre viaggia davanti a me.
Ha bagagli leggeri, la pedalata decisa, la ruota dritta, lo sguardo fisso in avanti.
Sembra interessato solo alla strada, alla meta, ma appena scollinerà il dosso che sta affrontando mi aspetto che anche lui faccia un sussulto, come so di farlo anch'io, alla vista del panorama che ci circonda.


lunedì 25 maggio 2015

veduta di Cigoli


Settimo appuntamento con la collezione delle "vedute italiane". Cigoli, San Miniato Pisa.


Piccolo borgo nato attorno ad un antico castello, di cui oggi si scorgono solo tracce, lungamente conteso fra fiorentini e pisani, soprattutto nei primi anni del ´300, finché non fu conquistato da Uguccione della Faggiola, allora Signore di Pisa, che vi lasciò un presidio armato.


Fu patria del celebre pittore rinascimentale Ludovico Cardi detto “Il Cigoli” (1559- 1613).

sabato 23 maggio 2015

il museo della geotermia di Larderello



Il racconto della visita al Museo della Geotermia di Larderello lo inizio con una citazione, tratta dal romanzo di Gabriele D'Annunzio, pubblicato nel 1910, dal titolo “Forse che si forse che no”, le cui vicende dei protagonisti attraversano i luoghi attorno a Larderello.
Che l'autore presenta così:
"... L'odore sulfureo, la nebbia del bollore, il sibilo e il rugghio annunziarono la valle infernale."


Per poi proseguire, qualche riga dopo:
"... Un fragore di vulcano rimbombava per tutta la pendice del monte. Colpi improvvisi di vento abbattevano i nugoli di vapore, li sparpagliavano, li spazzavano, scoprendo i bulicami bui, i cumuli di ceneraccio e di sassi, i getti d'acqua e di fango. I nugoli si riaddensavano, palpitavano intorno alle buche, si laceravano ai castelli di travi, alle gigantesche trivelle, ai tubi di ferro per ovunque diramati ora proni ora irti in intrichi rugginosi e ruggenti. 
- È l'inferno. 
Giravano per la lorda pozza. L'acqua simile a una broda bigia viscosa untuosa bolliva levando bolle simili a vesciche involute di belletta, che a ogni scoppio schizzavano falde di fango contro le ripe tinte di giallo e di sanguigno. Bolliva e soffiava come se per entro vi salisse l’imperto e il gorgoglio dei dannati fitti nel limo, come se nel fondo vi s’agitasse la mischia perpetua degli iracondi…”"


A leggere la descrizione che fa D'Annunzio, si resta stupiti.
Se poi si continua con la lettura, c'è da non credere che si trattasse di questo luogo, più o meno, proprio un secolo fa:
"... Di tratto in tratto una bolla vi si gonfiava smisuratamente, con la violenza di una scaturigine: pareva fosse per rompersi e per iscagliare tra spruzzi e schiume un groppo di genti fangose che a brano a brano si troncassero e dilacerassero. Un getto di vapore con un sibilo assordante vinceva ogni altro strepito. Il fetore del solfo riempiva la vasta nebbia estuante. 
- È l'inferno. Dove sono? si sono perduti? 
Giravano di proda in proda, di bulicame in bulicame, e non udivano le loro parole nel fragore che le copriva, nel vento che le rapiva, nel fumo che le affiochiva. Vacillavano su le pomici nere e rosse, su l'alberese calcinato, su i crepacci del loto misto di tritumi e di croste. Non un filo d'erba non uno sterpo non uno stecco su le ripe dolenti. Il suolo sgrigliava sfarinandosi, sgretolava tritandosi sotto i piedi come i rosticci del ferro colati dalle fornaci, come la carbonella cenerosa avanzata dai forni."


Dobbiamo quindi pensare che la valle sotto a Montecerboli, nel periodo tra la fine dell'800 e l'inizio del secolo scorso, il panorama doveva essere piuttosto particolare.
Non è che non lo sia anche oggi. Intrigato di condotte luccicanti e costellato di sbuffi di vapore. Con installazioni industriali, parte delle quali già archeologia.



Il Museo della Geotermia di Larderello, fondato alla fine degli anni cinquanta, si trova al piano terra del Palazzo de' Larderel, recentemente ristrutturato.
L'esposizione museale racconta la storia dell'energia geotermica illustrando le tecniche ricerca e perforazione tramite modelli.
È un museo fortemente multimediale particolarmente adatto per comprendere il fenomeno geotermico ed i suoi sviluppi industriali e che costituisce una buona introduzione alla visita di questo territorio.


Il paese, Larderello, prende nome da François Jacques de Larderel, industriale livornese di origine francese che intorno al 1827 perfezionò l'estrazione dell'acido borico dai fanghi dei cosiddetti "lagoni", già iniziata con metodi poco efficienti nel 1818.
Fu il processo di disboscamento innescato dall'utilizzo crescente di legna a indurre de Larderel a sfruttare direttamente il vapore naturale allo scopo di far evaporare l'acqua per ricavarne l'acido borico.



Quando D'Annunzio, nel 1910, descrive la valle di Montecerboli, Larderello è stato da poco il luogo dove viene realizzata una grande intuizione del principe Piero Ginori-Conti, che il 4 luglio 1904,  riuscì ad accendere cinque lampadine grazie alla trasformazione in energia elettrica della forza del vapore prelevato dal sottosuolo.


Il Principe Piero Ginori-Conti nel 1904, riuscì mediante un esperimento a trasformare l’energia termodinamica del vapore in energia elettrica accendendo le prime cinque lampadine, utilizzando un motore alternativo da quasi un cavallo accoppiato ad una dinamo.
Lo stesso che si vede nella foto sopra.
Questo evento costituì una vera e propria rivoluzione, che si sviluppò a partire dall'anno successivo,  con l'installazione di un motore di tipo "Cail" da 40 CV accoppiato ad una dinamo di 20 KW.
Questo impianto fornì per molti anni l'energia elettrica alla fabbrica ed ai primi motori elettrici di modesta potenza.
Sempre nel 1095, venne assunto dalla ditta l'ing. Bringhetti che oltre a sviluppare la parte chimica partecipò alla progettazione e alla realizzazione della prima centrale geotermoelettrica di Larderello.
Così, nel 1913 si raggiunse un importantissimo traguardo, venne di fatto collaudato il primo turboalternatore alimentato a vapore da 250 KW, vanto della officine Tosi.



Le notizie sui fenomeni geotermici dell'area risalgono all’antichità.
Nella Tabula Itineraria Peutingeriana, una carta militare romana del III secolo d. C., sono indicati due importanti stabilimenti termali, le Aquas Volaternas e le Aque Populanie, con in posizione mediana un lago a forma circolare che probabilmente rappresenta la zona boracifera dove erano presenti numerosi laghetti bollenti.
 Le Acquas Volaternas sono da identificarsi con il Bagno a Morbo, presso Larderello, che ebbe grande importanza nel medioevo e nel rinascimento, per le proprietà medicamentose delle acque.
Uno scavo archeologico, nella zona di Sasso Pisano, ha riportato alla luce un complesso termale etrusco e romano, detto Bagno del Re, che potrebbe essere riconducibile alle antiche Acque Populanie.

venerdì 22 maggio 2015

la spiaggia e il mare



Follonica, Grosseto, ore 19:46.
La spiaggia, il mare, e l'isola d'Elba all'orizzonte.

giovedì 21 maggio 2015

la riserva naturale del Monte Rufeno


La Riserva Naturale Monte Rufeno, istituita nel 1983, fa parte del sistema delle aree protette del Lazio e si estende per circa 3000 ettari nel territorio del comune di Acquapendente, al confine con Toscana e Umbria.


L’area è divisa in due parti dal fiume Paglia. I boschi e gli ambienti che compongono la Riserva hanno un grande valore naturalistico, tanto che le finalità dell’area protetta sono la tutela dell’ecosistema forestale in tutte le sue componenti, la promozione del turismo sostenibile, anche attraverso la gestione dei vecchi casali ristrutturati che sono importanti elementi del paesaggio, e lo sviluppo di attività compatibili come l’educazione ambientale e l’agricoltura a basso impatto ambientale.


mercoledì 20 maggio 2015

veduta di Proceno


Sesto appuntamento con la collezione delle "vedute italiane".
Proceno, Viterbo


Per secoli terra di confine, tra papato e repubbliche toscane, lungo la trafficata via Francigena, tra selve inestricabili e piccoli borghi medievali, era questa terra di briganti. Figure a tutt’oggi ricche di ombre e ammantate dal mistero e dal mito.


martedì 19 maggio 2015

lama di luna all'orizzonte



Dopo notti di cielo macchiato 
da un numero imprecisato di stelle, 
eccola comparire bassa all'orizzonte, 
poco dopo il tramonto del Sole, 
in forma di una lama di falce sottilissima 
con la convessità rivolta verso nord.

lunedì 18 maggio 2015

la festa della madonna del fiore


Dopo l'intera settimana passata a preparare i "Pugnaloni", ieri è stata giornata di grande festa ad Acquapendente.


Se già eravamo rimasti sorpresi dalla partecipazione, dalla coralità, dalla simpatia che ruotava attorno alla creazione delle opere, oggi siamo stati ammaliati da questa festa di paese.


La frenesia della notte passata ad incollare petali e fiori, terminata con l'esposizione di tutte e 15 le opere in alcuni punti del centro storico di Acquapendente, stamani sì è trasformata in gioiosa attesa della festa pomeridiana.



Il paese è pieno di turisti, i ristoranti sono tutti prenotati, e ogni punto di ristoro è ricolmo di gente.


Nel pomeriggio i "Pugnaloni", man mano, vengono portati nella piazza antistante la basilica "concattedrale del Santo Sepolcro".



Visitiamo la chiesa, che, nella cripta sottostante l'altare, custodisce una pietra macchiata di sangue proveniente, secondo la tradizione, dal Santo Sepolcro di Gerusalemme.







Mentre tutto sembra quieto, e la cittadina è avvolta dall'elettrizzante attesa della sfilata pomeridiana, un colpo di vento mette scompiglio lungo via Roma, posta proprio sul tracciato della Francigena, e fa capovolgere il "Pugnalone" del gruppo del Santo Sepolcro, rovinandolo un po'.



Ma i ragazzi del gruppo non si demoralizzano di certo. E tutti insieme, ed anche con l'aiuto di ragazzi di alcuni degli altri gruppi, rimettono in sesto la loro opera.






Intanto la piazza della Basilica si va riempiendo delle opere.


Mentre in Piazza Fabbrizio la gente è pronta per vedere lo spettacolo del corteo storico e degli sbandieratori.



Il corteo storico muove dalla chiesa di San Francesco, sfila per via Roma fino alla Basilica del Santo Sepolcro, e poi, tornando indietro da via Roma, attraverso piazza Oberdan, entra in piazza Fabbrizio.




In piazza Fabbrizio si sono esibiti gli sbandieratori della Madonna del Fior dei Acquapendente e gli sbandieratori della Città di Giove.






Sono passate da poco le 18:00 quando i "Pugnaloni", portati dai ragazzi di ciascun gruppo, hanno iniziato a sfilare per le vie della città, diretti alla piazza Fabbrizio per la proclamazione del "Pugnalone" vincitore.








Il passaggio è seguitissimo, e particolarmente fotografato.



La piazza è gremitissima, quando ormai tutti i "Pugnaloni" sono arrivato, e si sentono le note della banda musicale che precede la processione della Madonna del Fiore.