Anche quest'anno, coma da non mi ricordo da quanti anni, ho prodotto una piccola pubblicazione, progettata e realizzata in proprio, per gli innamorati che festeggiano il San Valentino.
Quella di quest'anno è costituita da un “foglio”, contenente un brano autografo, dal titolo “Vorrei averti qui, accanto a me...”, ispirato dal ricordo dei pensieri che hanno affollato i lunghi minuti che ho trascorso ad osservare e fotografare il tramonto dal ponte sull’Usciana, nel Padule di Fucecchio nei pressi di Cavallaia, lo scorso lunedì 6 febbraio, contenente un’immagine fotografica, realizzata quel giorno alle 17:35.
aurelio cupelli
Vorrei averti qui, di
fianco a me...
per gli innamorati che festeggiano il San Valentino 2017
Vorrei averti qui, di fianco a me, con lo
sguardo rivolto dove si stanno perdendo i miei occhi.
Qui, magari in silenzio, perché ogni
parola potrebbe essere di troppo.
C’è un vento lieve, costante e freddo,
che spira alla mie spalle, mentre sono qui, sul ciglio della strada. Sull’orlo
di una piccola scarpata che scende sul campo sottostante, che le piogge
copiose di questo ultimo fine settimana hanno reso un grande, immobile, stagno.
Mi sono fermato perché il cielo,
ingombrato da grosse nuvole, sta prendendo a tingersi dei colori del tramonto.
Il sole è sceso sotto l’ultima nuvola, e
si trova tra essa e la linea dell’orizzonte.
Il vento è tanto freddo quanto secco e mi
asciuga le labbra. Mentre osservo il sole che sta per cadere dietro le
colline, incendiando con il suo fiammeggiare le nuvole che si allungano sopra
allo stagno e su di esso si specchiano, mi passo la lingua sulle labbra
asciugate dal vento e sento ancora il tuo sapore.
Vorrei averti qui, di fianco a me, con lo
sguardo rivolto dove si stanno perdendo i miei occhi.
Qui, magari in silenzio, perché ogni
parola potrebbe essere di troppo.
Adesso il sole è scomparso dietro alle
colline, nere sagome che sorgono dallo stagno. Osservo, scruto, penso, ma non
mi vengono parole. Ci sono timori, troppi, più delle parole che dovrei usare
per raccontare tutta l’emozione per lo spettacolo che la natura sta dando
davanti ai miei occhi. Timori, piccoli e grandi, per il tuo respiro che adesso
non sento, per le parole dolci che vorrei dirti ma che tu non potresti sentire.
Per il timore che queste parole siano vane.
Ho gli occhi e il cuore di un bambino,
che né con gli uni né con l’altro, riesce a contenere questo spettacolo gigante,
di una bellezza irriverente, ma che sogna di fermare quest’attimo fuggente.
L’avessi immaginato, avrei corso e
l’avrei preso prima, il posto in prima fila.
Vorrei averti qui, di fianco a me, con lo
sguardo rivolto dove si stanno perdendo i miei occhi.
Qui, magari in silenzio, perché ogni
parola potrebbe essere di troppo.
Sarei voluto arrivare prima che si
aprisse il cielo, prima che il suo fiammeggiare piovesse nello stagno e
cogliere anche quelle emozioni. Cogliere il momento in cui tutto ha avuto
inizio e viverlo, per poi riviverlo ad ogni ricordo di quel momento.
Farne un dolce distillato da bere sorsi
lenti, come gocce di cristallo, in quei momenti di attesa che tanti ce ne saranno,
quando mi troverò a pensare che l’amore di lì non passa mai.
Oppure in quei momenti,
quando un bacio è nell’aria, ma ci si scambiano solo silenzi. O quando pensi
che vivi una storia da buttare, o quando ne desideri un’altra tutta da rifare.
Vorrei averti qui, di fianco a me, con lo
sguardo rivolto dove si stanno perdendo i miei occhi.
Qui, magari in silenzio, perché ogni
parola potrebbe essere di troppo.
Scendo lungo la scarpata, mi abbasso fino
al pelo d’acqua e guardo lo spettacolo da lì, da quello che poteva essere il
punto di vista di qualche ranocchio adesso in letargo.
Da qui, da questo angolo disperso, dietro
ai resti anneriti di arbusti arsi da un incendio estivo, penso a cos’altro
desiderare, ma non come se tutto quello che sto vedendo e vivendo non mi
rendesse contento, anzi. Perché i segni che già conservo di queste emozioni,
nel momento stesso che le sto vivendo, sono subito cicatrici, che bruciano
forte al calore dell’amore per chi darei i miei occhi adesso, con dentro
intrappolati i colori e la poesia di questi attimi.
Abbasso lo sguardo, dalle nuvole che
sotto rosseggiano come se ci fossero braci alimentate dal vento, scendo al
bagliore che muore dietro all’orizzonte nero della linea sinuosa delle
colline, e poi giù fino allo stagno dove si specchia il cielo, ed è come
risalire fino alle nuvole a fuoco.
Per arrivare ai miei piedi, dove mi vedo
riflesso sul velo d’acqua scura.
Mi osservo per un attimo e penso che sto
facendo bruciare tutto quanto, tanto da annerire i ricordi, tanto da cancellare
d’averli vissuti. Come preso da una smania devastante, di rimpicciolire il
tempo ed accorciare le distanze. La voglia di averti qui con me.
Vorrei averti qui, di fianco a me, con lo
sguardo rivolto dove si stanno perdendo i miei occhi.
Qui, anche solo per dirti che ti amo.