alba a pierino

alba a pierino

venerdì 31 agosto 2012

la strada allagata


Tanto tuonò che alla fine piovve.
Tanto l'acqua fu chiesta e voluta, che alla fine ne venne tanta che allagò.


Potrebbe essere la sintesi di un vecchio adagio, come la cronaca di questi mesi.
Dopo una lunghissima vera e propria siccità, due temporali a distanza di pochi giorni, hanno scaricato già acqua che sarebbe dovuta cadere in almeno una settimana.


Oggi, le strade di San Zeno, alle porte di Arezzo, si presentava così...


giovedì 30 agosto 2012

per campi sportivi con Giuseppe Fiaschi



Per i sanminiatesi, Giuseppe Fiaschi è "la passione per il gioco del calcio".
Di quel gioco del calcio "vero", quello che si gioca nei campi di provincia.



Lui inizia a giocare tra le macerie di una San Miniato distrutta dalle bombe della seconda guerra mondiale, dove, per molti, il rincorrere un pallone appariva un lusso anche per un bambino.
A San Miniato ci sono stati ragazzi che magari hanno avuto una carriera da calciatore più importante e lunga della sua, come Nerio Ulivieri, Pietro Sabatini o Stefano Bianconi.
Ma Giuseppe, oltre ad essere stato il primo a girare il mondo dietro al pallone, arrivando a giocare in serie B con il Prato e la Lucchese, per chiudere la carriera professionista nell'Internapoli, ha riportato tutto il bagaglio di esperienze e conoscenze, a San Miniato.
Qui, negli anni, da dipendente comunale addetto al mantenimento dei campi sportivi, e da allenatore dei bambini, ne è divenuto memoria storica e punto di riferimento.


La preparazione della festa dello sport che, su spinta della consulta territoriale per lo sport e l'amministrazione comunale, si terrà a San Miniato dal 21 al 23 settembre prossimo, mi ha dato l'occasione di passare un'intera mattinata con lui, girando per i campi sportivi del comune.
Per la festa dello sport, il gruppo del BuccianoFotoDiarioFestival presenterà una mostra fotografica in cui verranno raccolte le immagini che in questi giorni Tania e Veronica stanno realizzando, ritraendo le strutture e le attività sportive che ad oggi sono presenti nel territorio comunale.


Giuseppe dopo quasi trent'anni di attività, conosce "vita e miracoli" dei più di 10 campi sportivi, tra principali e sussidiari, del comune.
Fino a poco più di 10 anni fa, ne aveva la completa cura, poi l'amministrazione decise di affidarne costi ordinari e gestione alle associazioni sportive, e lui ha continuato però a seguirli, chi per semplici consigli o supervisioni, altri con la segnatura delle linee e le principali manutenzioni.
Di ciascuno ne conosce storia, pregi e difetti dei fondi. Sa di quanta acqua dispongono, che tipo d'erba hanno, come e quando farla crescere.
E' uno spettacolo starlo ad ascoltare, seguire il filo dei suoi ricordi, la sequela di vicende, la sua visione dello sport ma soprattutto del calcio.



E allora ecco riaffiorare i miei ricordi.
L'odore dell'olio canforato e gli spogliatoi con le borse da gioco aperte sulle panche e sul pavimento.
La lavagna appesa al muro e le docce lavate con l'acido.
La piccola tribuna in cemento del campo di Corazzano che, quando ci venivo a giocare da bimbetto, mi sembrava di essere in uno stadio da serie A, con le case della città che spuntavano da dietro gli spalti.



Incontriamo, in molti campi, persone appassionate come lui. Con cui si mettono a raccontare le proprie storie, di come funzionano le cose, dell'erba che sta crescendo e come l'annaffiano.
O del campo in sintetico, di San Donato.



Nel frattempo incontriamo ragazzi e ragazze che si stanno allenando per la stagione alle porte.




Il viaggio con Giuseppe si chiude nel suo piccolo regno, la pista di atletica del Fontevivo.
Qui, sui campetti montati sul prato all'interno della pista, di cui cura tutto, compreso l'allestimento e la manutenzione del trattorino rasaerba, fa giocare i bambini, tra i 6 gli 8 anni che fa crescere a pane e pallone.

mercoledì 29 agosto 2012

edizione 2012 della PierinoBocceLeague



La PierinoBocceLeague, il grande torneo che chiude la stagione dei tornei in notturna al "pallaio" di Pierino.



I partecipanti, anche quest'anno, sono stati 16, che attraverso un sorteggio hanno formato 8 coppie, che hanno dato vita ad un torneo attraverso la formula della doppia eliminazione. Cioè, chi veniva sconfitto negli scontri diretti del tabellone principale, passava ad un tabellone parallelo di recuperi. Chi veniva sconfitto negli scontri diretti del tabellone dei recuperi, usciva dal torneo, mentre chi vinceva poteva proseguire fino a disputare la finale con il vincitore del tabellone principale.
La formula prevedeva 14 partite, ed una eventuale 15a. nel caso in cui il finalista del tabellone principale perdesse l'incontro di finale. In quel caso verrebbe giocata una nuova finalissima, con ambe due le coppie provenienti dal tabellone recuperi.



Gli incontri si sono disputati al meglio di tre lanci di pallino.
Nessuno degli incontri ha avuto bisogno di un successivo lancio di pallino di spareggio, perché nei tre lanci si è sempre affermato un vincitore.
Il torneo non si è però concluso. Iniziato con circa un'ora di ritardo, prossimi alla mezzanotte, il tabellone vedeva come disputati gli incontri del primo e del secondo turno del tabellone principale e dei recuperi.




Abbiamo così deciso di giocare perlomeno la finale del tabellone principale.
La partita ha visto di fronte le coppie formate da me ed Alberto, contro Paolo ed Egidia.
La partita è finita 3 a 2 per la mia coppia.


Come lo scorso anno, abbiamo festeggiato il compleanno alla piccola Daria.

martedì 28 agosto 2012

versi, al tramonto del sole


E' domenica, e sta tramontando il sole su di una giornata particolare, per certi versi speciale.
Dopo esserci fermati per qualche minuto a Bagni San Filippo, prendiamo la Cassia, e risaliamo verso Siena, verso casa.


Sulle leggiadre colline della Val d'Orcia, l'atmosfera si fa struggente, con il sole che le infuoca dei suoi ultimi bagliori.
Non possiamo che fermarci, ed ammirare.


Osserviamo, ed immaginiamo.
La bimba sogna il suo futuro.
Si vede con un vestito azzurro, camminare su queste colline, coperte dal verde della primavera.


Il sole sembra cadere, veloce come una cosa sfuggita di mano.
Mi viene in mente di leggere qualcosa.
Penso alla poesia di Federico Garcia Lorca, così aggrappata al peso del destino.
Penso a lui, perché mi viene di accomunare le colline che abbiamo davanti, con il paesaggio mosso e bruciato dell'Andalusia.
I versi di Garcia Lorca cantano passioni umane elementari, dove vi si trova una forte compenetrazione di sogno e realtà, spontanee ma di raffinato lirismo, e spesso creano immagini sorprendenti attraverso metafore geniali.

Sul mio web-in-tasca, cercando "garcia lorca tramonto", trovo "
Il Tramonto del Sole".
Ci mettiamo a leggerne, alternativamente, un po' di versi...


Il sole è tramontato.
Gli alberi
meditano come statue.

Ormai il grano è falciato.
Che tristezza
le norie ferme!

Un cane campagnolo
vuole mangiarsi Venere,
e le latra.

(...)
E' arrivato l'autunno, compagne?
dice un fiore avvizzito.

(...)

lunedì 27 agosto 2012

il concorso fotografico della Macchia Faggeta


La Società Macchia Faggeta, quale fu costituita con pubblico strumento notarile 28 Febbraio 1800, é una Società particolare, autonoma, avente per oggetto il godimento e lo sfruttamento del tenimento boschivo di proprietà sociale denominato "Macchia Faggeta" nonché il compimento di attività connesse alla valorizzazione del patrimonio sociale nell'interesse dei Soci.


La Società Macchia Faggeta è un singolare caso di trasformazione di un "uso civico", in "diritto privato collettivo".
Nel 1292 gli abati dell'Abbazia di San Salvatore concessero in uso alle 203 famiglie che costituivano la comunità di Castel di Badia, il fondo della macchia faggeta e cioè del terreno che al di sopra dei boschi di castagni si estende sino alla vetta dell’Amiata.

La comunità mantenne la proprietà del fondo della Macchia Faggeta sino alla fine del 1700. In tutto questo periodo la popolazione potè fare legnatico, fare carbone, pascolare, seminare nell’alto bosco della montagna, pagando la fida al Comune, che lo stesso stabiliva di volta in volta.

Sul finire del 1700, quando già in Europa corrono le idee illuministe, il granduca Pietro Leopoldo chiude l'Abbazia e decide la vendita ai privati dei suoi beni. La Comunità badenga si inventa la Società Macchia Faggeta per preservare l'uso civico in favore dell'intera propria popolazione, costituendola con pubblico strumento notarile il 28 Febbraio 1800.

La qualifica di Socio capostipite, sia di diritto che di nomina, che rappresenta nella Società tutto lo stipite discendente dai 203 Soci fondatori, come di Socio ordinario, deve essere fatta risultare, su richiesta dell’interessato, dall’apposito libro dei Soci.


Da alcuni anni, tra le attività a scopo culturale e promozionale, la società organizza un concorso fotografico.
Il tema di quest'anno era:
"La pietra: scorci, particolari e particolari del Centro Storico.".
Le foto in concorso erano circa 130.
Questa è la foto che ho presentato, e a cui è stato assegnato il secondo premio.


Queste le altre foto con cui ho partecipato.







domenica 26 agosto 2012

visita alla miniera di Abbadia San Salvatore



La miniera di Abbadia San Salvatore si trova appena fuori del paese, lungo la strada per la montagna.
La miniera, durante la sua attività dal 1847 al 1982, che operativamente però andrà effettivamente dal 1897 al 1976, ha prodotto circa il 70% del mercurio estratto in tutta l'area amiatina.



Qui, oggi, abbiamo fatto un viaggio nella storia affascinante del mercurio e del suo minerale, il cinabro, ma soprattutto, lo abbiamo potuto fare attraverso le vicende di popolazioni che di questo minerale hanno vissuto.
Popolazioni che dalla distillazione di questo metallo hanno ricavato prosperità, sviluppo, ma anche drammi, sofferenze, sacrifici.



La visita al museo si divide in due momenti.
Una guida accompagna piccoli gruppi di 12 persone all'interno delle gallerie.
Utilizzando una parte della galleria VII, messa in sicurezza, sono stati ricostruiti gli ambienti e le principali attività che venivano eseguite in galleria.






La galleria viene visitata stando seduti su di un trenino a batteria, lo stesso che veniva usato durante il funzionamento della miniera, per il trasporto del materiale. Il trenino è guidato dal nostro accompagnatore, che fa sosta nelle varie installazioni, riuscendo a farci entrare nell'ambiente sotterraneo anche emotivamente.
Nelle gallerie c'è il buio assoluto. Le uniche luci sono quelle del trenino e della guida.






Dopo la visita alle gallerie, visitiamo le sale del museo. Nella visita al museo ci accompagna un'altra persona. Si tratta di un ex-minatore. Il suo nome è Paolo Contorni, personaggio di cui si trovano molte tracce nel web.


E' lui che ci farà vivere la parte più importante di questa visita-viaggio, e lo farà portandoci dentro alle vicende di persone che nella miniera hanno consumato la loro salute, la loro gioventù, la loro vita,
Ci conduce attraverso le sale, facendoci seguire il filo del racconto della sua esperienza diretta, che si fa testimonianza in ogni suo aspetto.


Il suo racconto diviene così partecipato e commovente, che i presenti restano attoniti nell'ascoltare le sue parole, ed il tono con cui le pronuncia. Soprattutto quando accenna alla sua permanenza in galleria per 24 giorni consecutivi, isolato da una frana, in attesa di soccorsi.
Una signora, tra i presenti, si commuove. Piange. La sua storia ha elementi in comune con il racconto di Contorni, suo marito ha fatto il minatore in Belgio.
Il vecchio minatore si scusa, e lo fa più volte. Ha cura e premura di non impressionare chi ascolta. Ma io, come altri, lo invitiamo a dire cosa ha da dire. D'altronde, sottolineo, è bene che chi visita questo posto sia ben cosciente che non si tratta di una luna park, ma la storia di uomini.


Il giovane che ci guida in miniera ci dice, rispondendo ad una domanda, che l a miniera fu chiusa perché nel resto del mondo, e soprattutto in Cina, negli anni '70 furono aperte miniere più produttive e con minori costi.
Guardando le statistiche sui pannelli della mostra presente nel museo questo non appare così evidente.
La verità sembra emergere dal racconto di Contorni.
Quella tecnologia, a cui spesso Contorni fa riferimento, che negli anni ha migliorato il lavoro degli uomini in miniera, e ne ha aumentato la produttività, nel suo evolversi generale, ha fatto si che il Mercurio venisse man mano sostituito o superato nei suoi usi.



Negli oggetti in mostra nel museo, come nel racconto di Contorni, emergono evidenti i caratteri specifici, di unicità e di eccezionalità che hanno caratterizzato la storia delle miniere dell'Amiata. Come, per molti tratti emergono caratteri in comune con le altre realtà italiane e straniere, dove l'attività mineraria si rivela fondamentale nell'ambito del fenomeno della civilizzazione industriale che è parte fondamentale della storia dell'Europa e del mondo intero.


Dalla miniera uscivano i vagoni contrassegnati da apposite medagliette. Essi contenevano o terre sterili o terre mineralizzate. Quelli con gli sterili erano inviati ai silos. Da qui le terre venivano trasportate con i camion alle discariche.
Il minerale invece, seguendo altri binari, iniziava il suo percorso verso i forni.
I vagoni venivano ribaltati con un rovesciatore su un vaglio. Il minerale fino passava subito su un nastro trasportatore, mentre quello grosso, arrivava ad un frantoio dove veniva ridotto in pezzi per ottenere la pezzatura idonea.
Il nastro trasportatore, alla base dell'impianto di frantumazione, alimentava gli asciugatoi che essiccavano il minerale.
Tutta l'operazione era meccanizzata, perciò erano sufficienti per la sorveglianza di tutto l'impianto tre operai, uno al vaglio e due agli asciugatoi.
Da qui il minerale, tramite nastri, raggiungeva i silos di alimentazione, infine veniva distribuito nei forni da un "capestano".
Dalla base dei silos gli alimentatori caricavano il minerale nel forno di cottura.
Tutta l'operazione fino all'espulsione del "rosticcio" veniva controllata dal conduttore del forno attraverso la plancia di comando.
In caso di bisogno interveniva direttamente, manovrando sui pulsanti automatici per ripristinare le condizioni ottimali.
Mentre l'operazione di cottura veniva sorvegliata dal conduttore, l'assetto tecnico dell'impianto era tenuto sotto controllo da operai manutentori sia meccanici che elettricisti.
Affiancava il conduttore un altro tipo di personale, il "fornaio".
Due di loro erano addetti agli estrattori. Avevano il compito di prelevare il mercurio depurato per poi convogliarlo all'imbombolamento dove si concretizzava il lavoro di tutto il complesso minerario.
Con semplici gesti un operaio riempiva l'ampolla tarata e da questa, raggiunto il livello desiderato, riempiva una dopo l'altra, le bombole pronte per essere messe in commercio.
Caricate sui camion venivano trasportate alla stazione ferroviaria di Monte Amiata, sulla vecchia ferrovia Siena-Grosseto, o ai depositi di Livorno.
La Società Monte Amiata faceva scortare gli automezzi da una guardia giurata fino alla consegna al magazzino.
Con l'automazione degli anni '60 l'organico dei forni era di 15 addetti per turno.


Ma la visita al Museo Minerario non era l'unico motivo che mi ha portato, oggi, qui ad Abbadia San salvatore.
Durante una delle mie tante visite e viaggi fatti qui sull'Amiata, nel giugno scorso avevo avuto l'occasione di conoscere la storia della Società Macchia Faggeta, scoprendo che avevano indetto un concorso fotografico, avente per tema la pietra del centro storico.
Quel giorno scattai alcune foto, ed ho partecipato a quel concorso.
Nei giorni scorsi ho ricevuto l'invito a presenziare alla premiazione. La cerimonia si svolge nella sala conferenza della sede della Società, della cui storia racconterò in uno dei prossimi post.
Arriviamo mentre la Corale di Abbadia canta.


Iniziano la premiazione dando un riconoscimento a tutti i partecipanti presenti.
Non vengo chiamato, e lo faccio notare ad Agnese, come dire che forse c'era stato un errore.
Poi chiamano i premiati, partendo dal terzo classificato, ed allora comincio a realizzare qualcosa.
Il secondo premio lo assegnano ex-equo ad un ragazzo, e a me!
Che bello!