alba a pierino

alba a pierino

lunedì 31 maggio 2010

Germania giorno primo

L'aereo entra in Germania bucando le nuvole.
Sotto di noi la periferia sud di Francoforte. La foresta, lo stadio, le autostrade, e tanti orti.
Sulla scaletta dell'aereo, scendendo, subito una brutta sensazione. Nonostante fosse quasi mezzogiorno, in giacca e cravatta mi faceva freddo.
L'aeroporto di Francoforte è davvero molto grande, e trovare l'area del "car rental" non era semplice. Tanto che con Giacomo ci siamo incontrati cercandola.
Pranzo in un "Burger King" lungo l'autostrada per Norimberga, piuttosto piena di cantieri.


Poi verso la Turingia, lander dell'Ex DDR, lungo un'autostrada nuova e scorrevole.




Il paesaggio è mosso da leggere colline ricoperte da una foresta di altissimi abeti. Di tanto in tanto radure coltivate, si vede ancora della colza in fiore, prati tagliati e campi di segale.


Più ci si avvicina alla Turingia e più si fanno frequenti, ai margini delle radure, delle altane, capannelli posti sopra a dei pali. Stasera ci hanno detto che vengono usati per la caccia ai cervi.




Adesso piove, e fa freddo...

domenica 30 maggio 2010

preparativi

Anche oggi, non è bastato alzarsi all'alba.
E' arrivata la notte, che manca ancora qualcosa...
In compenso, oggi, la bimba è tornata a riportare una "coppa a casa".


sabato 29 maggio 2010

luna piena


Sabato intenso, lungo. Iniziato all'alba, o poco più tardi. Che si chiude con una luna piena ad illuminare una notte, sempre più breve...

Oggi grandi lavori in preparazione della festa di compleanno della bimba.
Erpicatura del galoppatoio e trinciatura dell'erba. Oggi tanto trattore...


Nel primo pomeriggio mi sono però preso una pausa, per un sopralluogo a Bucciano per incontrare, accompagnati da Alberto di CasaVacanze Bucciano, i condomini del Borgo per illustrare loro l'idea del Festival Fotografico.
Mi ha accompagnato Elisabetta, la "maestra" che mi sta dando un grande aiuto in questo progetto.
Ne abbiamo approfittato per fare qualche foto nei dintorni di Bucciano.

Mi ricordo che molti anni fa, chissà, forse preso da chissà quale crisi "mistica", mi era venuto in mente di fare le foto tutte di un colore. Mah?
Anche se poi non feci un bel niente. Aspettai un po', e poi ripresi a fotografare, come sempre, riprendendo il mondo dal vero...




Olivi in fiore, erba profumata mossa dal vento. Ci sono colori che chiamano, che invitano a seguirli, alla scoperta del piccolo che sta sotto ai nostri piedi. Colori che rendono grande il movimento di una farfalla, sontuoso l'oscillare di uno stelo che porta dei petali. Colori che segnalano piccole, minute presenze.



Studio per un'immagine da manifesto:



venerdì 28 maggio 2010

Marsala

Con questo post si conclude il foto-racconto del mio viaggio (di lavoro) nel trapanese, di martedì scorso.
Un Viaggio di un giorno, fatto con tanti mezzi di trasporto.
In auto da casa mia all'aeroporto di Pisa.
In aereo da Pisa a Trapani-Birgi.
Dall'aeroporto di Birgi a Trapani, in taxi.
Da Trapani ad Erice, e ritorno, in cabinovia.
Dalla stazione della cabinovia al centro della città di Trapani, con un pulman di linea.
Da Trapani a Marsala in treno.
Da Marsala all'aeroporto di Palermo-Punta Raisi in auto.
Da Palermo a Pisa in aereo, e dall'aeroporto di Pisa a Pierino, in auto.
Mentre aspettavo il pulman, alla stazione della cabinovia, ho cercato sul sito dell'ATM Trapani, la locale azienda dei trasporti, orari e luogo dove acquistare il biglietto. Il sito riportava che il biglietto, maggiorato, poteva essere acquistato sul pulman, dall'autista. Non era così, l'autista mi ha detto che dal primo dell'anno non era più possibile. Una signora mi ha dato il suo biglietto prima di scendere, e l'autista ha telefonato in sede per far correggere la pagina web.




L'arrivo alla stazione di Marsala.




Le vecchie cantine Woodhouse

Può sembrare strano ma il merito della nascita del vino marsala si deve ad una tempesta.
Fu solo grazie alle avverse condizioni climatiche se nel 1773 John Woodhouse, ricco commerciante di Liverpool, approdò con la sua nave nel porto di Marsala invece che a Mazara del Vallo, dove era diretto per concludere un affare.
Una volta sbarcato nella cittadina siciliana, un po' per festeggiare lo scampato pericolo e un po' per risollevare il morale per l'affare sfumato, Woodhouse si recò in una bettola nella zona del porto, dove ebbe l'occasione di assaggiare un vino particolarmente buono, prodotto da quelle parti: il Perpetuum.
Si trattava di un vino forte, simile al Madeira o al Porto, proprio il vino che piaceva agli Inglesi.
Da qui nacque, quasi per caso, la decisione di acquistarne una grossa scorta da vendere in patria, ma a quel tempo il trasporto di vino per mare comportava ingenti problemi di conservazione.
Per ovviare all'inconveniente, Woodhouse adottò un semplice espediente: aggiunse alle botti un certa quantità di alcol, aumentando così la gradazione del vino e assicurandone la conservazione fino a destinazione.
La prima spedizione fu un incredibile successo: tutte le botti furono vendute in pochi giorni e questo convinse Woodhouse a tornare definitivamente in Sicilia per dare vita ad una nuova e stabile attività commerciale.
Alla fine del 18° secolo il vino marsala era ormai abitualmente bevuto su tutte le navi di Sua Maestà britannica, anche l'ammiraglio Nelson era solito festeggiare una vittoria con il vino marsala di Woodhouse, e la storia racconta che fu proprio in seguito alla battaglia navale di Trafalgar che, per la prima volta, si cominciò a parlare del marsala come del “victory wine”, ossia vino della vittoria.
Quello fu il momento decisivo: da allora in poi il commercio del vino siciliano interessò anche altri imprenditori inglesi, come Benjamin Ingham, e, successivamente, il nipote John Whitaker.
Ma è solo nel 1832 che, finalmente, troviamo un nome italiano fra i produttori di marsala, ed è proprio quello di Vincenzo Florio.





Sul lungomare, sulla Punta Lilibeo, girando attorno agli scavi archeologici, c'è una piazza con una colonna, con delle iscrizioni. Si citano tre grandi momenti della città. S
i cita la storia che è passata di qua.
Dall'antico porto di Lilibeo, dove sorge l'odierna Marsala, nel 149 a.C. salpò Scipione Emiliano (adottato da Scipione l'Africano e pure lui in seguito insignito del titolo di Africano) per concludere con successo la III Guerra Punica con l'assedio e la distruzione di Cartagine; quasi 18 secoli dopo dalla Sicilia partì la flotta della Lega Santa, guidata dal figlio naturale di Carlo V, don Giovanni d'Austria, per sconfiggere i Turchi a Lepanto (flotta in verità concentrata a Messina; solo al ritorno da Lepanto don Giovanni passò da Marsala per muovere contro Tunisi); e qui infine approdarono i piroscafi Piemonte e Lombardo nel 1860 sbarcando Garibaldi e i Mille che contribuirono decisivamente all'unificazione della nostra penisola.

Il porto di Marsala

Marettimo

Favignana



Il Monte San Giuliano, con Erice sulla sua sommità




giovedì 27 maggio 2010

Trapani

Trapani, martedì 25 maggio, ore 11,00

“Trapani, città delle primitive e antichissimo soggiorno, giace sul mare che la circonda d’ogni lato, entrandosi se non per un ponte dalla parte di levante. Il porto è sul lato meridionale; porto tranquillo, senza movimento: quivi un gran numero di legni sverna sicuro da tutti i venti, rimanendovi cheto il mare mentre fuori imperversano i flutti. In questo porto si prende una quantità strabocchevole di pesce; vi si tende anco di grandi reti al tonno; si trae similmente dal mar di Trapani del corallo di prima qualità. Dinanzi la porta della città giace una salina”.

Con queste parole, nel 1154, Al-Idrisi, geografo arabo alla corte di re Ruggero, racconta Trapani e la sua economia.

Gli alberi di piazza Vittorio Veneto.



Castello di Mare.

Lungomare Dante Alighieri




Via Torrearsa


Corso Vittorio Emanuele

Chiesa di Sant'Agostino


mercoledì 26 maggio 2010

Erice

Martedì 25 maggio, ore 8,30.
Sono il primo passeggero del mattino, sulla funicolare Trapani-Erice.

Stazione della funicolare per Erice. Vento fresco, profumato di bouganville.
Voli e canti di rondini.




La cabina è scossa dal vento, mentre sotto, salendo, si allarga l'orizzonte attorno alle isole Egadi.


Erice è un confetto alla mandorla coperto d'azzurro. Con le sue case di rocce grigiastre, sotto un cielo limpido.







« Sulla vetta più alta inciela una medievale borgata irta di torri. È il piccolo borgo di Erice, dominato una volta dal più famoso tempio della dea più famosa...Venere,... con la sua cinta fortificata, con le sue strade accuratamente selciate. »
(Roger Peyrefitte su Erice nel 1952.)







Secondo Tucidide, fu fondata dagli esuli troiani, che fuggendo nel Mar Mediterraneo avrebbero trovato il posto ideale per insediarvisi; sempre secondo la leggenda, i Troiani avrebbero poi dato vita al popolo degli Elimi. Fu contesa dai Siracusani e Cartaginesi sino alla conquista da parte dei Romani nel 244 a.C.
Virgilio la cita nell'Eneide, con Enea che la tocca due volte: la prima per la morte del padre Anchise, un anno dopo per i giochi in suo onore. Virgilio nel canto V racconta che in un'epoca ancora più remota vi campeggia Ercole stesso nella famosa lotta col gigante Erice, precisamente nel luogo dove poi si sfidarono al cesto il giovane e presuntuoso Darete e l'anziano Entello.













La vista dalle mura di Erice spazia a 360°. Ma la più suggestiva è senz'altro quella verso il mare delle Egadi, anche se la selva di antenne è devastante.




Erice è un confetto appoggiato su di un altissimo sperone di roccia. Che visto da qui, dal lungomare di Trapani, lo si perde, confuso tra i colori del paesaggio.