alba a pierino

alba a pierino

domenica 30 settembre 2012

il tartufo, lo trova il cane


Questa mattina, alla quinta sagra del tartufo e del fungo porcino, in svolgimento da venerdì, al tendone della feste de La Serra, l'amica Angelica Nardi, tartufaia ed allevatrice di cani da tartufi, ha organizzato una gara di escavazione per cani da tartufo.




La gara consisteva nel trovare, da parte del cane, alcuni tartufi, contenuti in piccoli contenitori di plastica, appositamente forati affinché ne uscisse comunque l'aroma, che uno dei giudici ha sotterrato all'interno del campo di gara, nel minor tempo possibile.


Il proprietario porta il suo cane all'interno del campo di gara, dopo di che il cagnolino fa tutto il lavoro...





sabato 29 settembre 2012

un sabato nell'orto



Le piogge si sono fatte più frequenti, le giornate più corte, ma le temperature sono ancora buone, ed ecco, allora, che l'orto è vivo, e vegeto.
Così, di prima mattina, passaggio al mercato di Ponte a Egola, tra schizzi di pioggia, per acquistare un po' di piantine.

Della romana e della cicoria, per arricchire lo spazio delle insalate.
Bietola e cavolo verza per le verdure da cuocere quest'inverno.
Finocchi e cipolle.


Rastrello il terreno lavorato poche settimane fa, ma adesso un po' compattato dalle piogge, per trapiantare i finocchi e le cipolle.
I gattini mi fanno compagnia, ma anche un po' di dispetti.



Per trapiantare l'insalata, stessa lavorazione del terreno.


Il rastrello che uso è di legno. Ha degli anni.
Mi ricordo ancora, quando, da piccolo, aiutai il mio babbo a costruirlo. Il buco grande, quello dove è inserita l'asta lo fece con il suo trapano a mano. I denti sono fatti con dei grossi chiodi.
Mentre l'uso mi viene in mente di costruirne uno stretto a sufficienza per passare tra le file delle piantine appena messe, per sarchiarle.
In settimana comprerò i chiodi!


Per preparare il terreno dove mettere il cavolo e la bietola, vango una striscia di terreno dove quest'estate c'erano le patate.




Per effetto della stagione, alcune patate rotte durante l'escavazione, hanno rigermogliato.
Una, è una pianta fatta.






Prossimamente dovrò sistemare i carciofi, che hanno già ricacciato abbondantemente, e adesso devo diradare i cardoni.

venerdì 28 settembre 2012

la quercia da sughero


Valle della Farma, che segna il confine tra le provincie di Siena e Grosseto, lo scorso martedì.


Nell'enorme biodiversità contenuta in questi luoghi, i boschi che segnano il passaggio dalle brulle colline senesi alla maremma toscana, si vedono spuntare, tra la vegetazione, ed al di sopra di essa, alberi dalle forme e dai colori strani.



Essi raggiungono anche i 20 metri, ed hanno una chioma globosa.
Si possono incontrare tronchi con un diametro anche di oltre un metro.
E' una pianta dal tronco sinuoso, diviso e biforcato, ed anche i rami sono tortuosi.



La corteccia è sugherosa, giallo-bruna, a solchi profondi, e la dove il sughero è stato tolto, è invece rossa.





Le foglie sono semplici, ovali acute, di 3-7 cm, coriacee, a margine spesso revoluto, con denti mucronati, la pagina inferiore è grigia tormentosa, picciolo peloso, inserzione alterna.
La fioritura avviene a maggio e le ghiande sono ovali.
Le sue radici affondano a profondità insospettabili, anche in questi suoli molto rocciosi, e ciò le permette di adattarsi alla siccità.

La corteccia sugherosa li protegge dagli incendi.
Il sughero è un tessuto secondario costituito dall'insieme di cellule morte, della corteccia vera e propria, che, unendosi l'una all'altra senza spazi intercellulari, creano un composto leggero, compatto e, nel contempo, resistentissimo alle intemperie e immarcescibile, acquisendo quelle caratteristiche di impermeabilità ai liquidi e ai gas.


La diffusione della quercia, nel mondo, è limitata all’area occidentale del bacino del mediterraneo, ed in Italia è quasi esclusivamente concentrata in Sardegna, Sicilia e Toscana.
La prima asportazione di corteccia, la demaschiatura, non può essere effettuata prima che la pianta abbia raggiunto una circonferenza di almeno 60 centimetri, e circa 18 anni di età.
Il sughero estratto la prima volta, poroso e poco pregiato, è chiamato sughero maschio, sugherone, o sughero vergine e, da questo momento dovranno passare almeno altri 10 anni prima della successiva estrazione, quando cioè la pianta avrà prodotto il sughero femmina, detto anche sughero gentile o di riproduzione.
L'asportazione della corteccia sugherosa, detta scorzatura, è effettuata a mano, con lo stesso sistema adottato dai primi francesi e spagnoli nel 1800.
Una volta asportato, il sughero viene stoccato all’aperto per un minimo di sei mesi, dopo di che viene bollito ad una temperatura di 120 gradi ed avviato alla lavorazione.

giovedì 27 settembre 2012

viste ed emozioni ordinariamente insolite


Diaro di ordinaria giornata di lavoro, ma con emozioni straordinarie.

Spesso penso che sia molto "pericoloso" scrivere di come si svolgono le mie giornate di lavoro.
Raccontare delle persone e dei luoghi che ho l'occasione e la fortuna di incontrare.
Penso questo perché, in generale, non sono tempi felici, e a volte temo che qualcuno potrebbe scambiare questa mia voglia di condividere un po' di concreta leggerezza, per un'effimero vanto.

Ma al tempo stesso credo che, con il tempo, questa mia avventura che sto vivendo sul web, con questo blog con 1023 post dopo 1025 giorni che l'ho iniziato, viste anche le statistiche di frequentazione, che vedono, in diverse forme, una media giornaliera di circa 400 visite, sia divenuto un semplice luogo di curiosità.
Davvero una finestra sul mondo.
Quel mondo che, con fortuna si, ma soprattutto con impegno, voglia e passione, ho la possibilità di vedere ogni giorno.

Così, anche un pranzo in luoghi come il Bar dell'Orso, alle falde del colle sovrastato dal Castello di Monteriggioni, vero porto di mare, per la frequentazione di gente di ogni tipo ed estrazione, di ogni paese e lingua, che la leggenda vuole essere stato il luogo di ritrovo dei tristemente famosi "compagni di merende", nella sua eccezionalità può diventare ordinario, pur davanti a piatti di pappa al pomodoro e ribollita.


Così, anche un "incontro" di lavoro, a Siena, in un palazzo di Via di Città, che si affaccia su Piazza del Campo, in una stanza in fondo ad un corridoio, lungo il quale, tra l'aprile ed il maggio del 2008 sono state girate delle scene del film Quantum of Solange, il ventiduesimo 007, nella sua straordinarietà, diviene ordinario.


Con gli occhi rapiti da quel poco, ma così tanto ed affascinante, che, da seduto sulla mia poltrona, potevo vedere, e distratto da quello che potevo immaginare.


E che, alla fine, prima dei saluti, ho potuto fotografare.




Sono quasi le 6 del pomeriggio quando esco da Siena, e prendo la Cassia per scendere verso sud, verso la val d'Orcia, verso Gallina.

Lì c'è un impianto, una storia lunga. Un'intuizione di quasi cinque anni fa.
Che ha faticato molto ad essere realizzata.
L'impianto è in marcia, lo stanno avviando in questi giorni. Ormai molte cose sono state fatte, mancano solo ancora un po di dettagli.
Ieri hanno avviato il motore, oggi lo hanno fatto di nuovo. Dei test brevi di alcuni minuti per i settaggi.

Mentre dall'altra parte del muro, della paglia di grano entrava in un sistema,  lì, davanti a me, un motore stava funzionando. Un motore alimentato a paglia stava girando.
Mentre lo guardavo, e lo ascoltavo, un intenso brivido, una forte emozione, mi ha attraversato tutto il corpo. Mi sono tirato su la manica della camicia ed ho fatto vedere ai colleghi vicino a me i peli dritti del mio braccio.

In quel momento, il motore che stava girando davanti a noi, era il primo ed unico al mondo che stava funzionando a paglia.

mercoledì 26 settembre 2012

la pulizia della stufa


L'inverno si avvicina, ed ecco la pulizia della stufa.


Antonino, il tecnico che cura la manutenzione della mia termostufa a pellet, della Edilkamin.
Insieme diamo un'occhiata alle statistiche registrate dal sistema di controllo e gestione della stufa.
Durante lo scorso inverno, nonostante la tanta neve ed il gelo, la temperatura in casa non è mai scesa al di sotto dei 24°.
La stufa, secondo il sistema di controllo, è stata accesa per circa 350 ore, e la candeletta ha fatto oltre 3.000 accensioni. Sono già quattro inverni, che la stufa si accende con la stessa candeletta di quando l'ho installata. Antonino mi dice che di solito lui le sostituisce dopo non più di 500 accensioni, perché di solito di più non durano. La mia candeletta ha già fatto più di 12.000 accensioni, e non l'ho cambiata neppure quest'anno.


Lo scorso inverno ho consumato circa 460 kg di pellet, contro i poco più di 600 dell'inverno precedente. Sul minor consumo credo che abbia influito la siccità. Già, la minor piovosità ha fatto sì che il cielo fosse generalmente meno coperto, e che quindi il pannello solare termico, che è in parallelo con la stufa per la produzione di acqua calda, ha potuto funzionare di più.


Ho consumato principalmente pellet prodotto con il castagno recuperato dal processo di estrazione, a mezzo di vapore, del tannino. Quindi, nella ricerca di processi il più sostenibili possibile, di pellet prodotto con legno recuperato. Secondo Antonino, però, avendo trovato la stufa un po' più sporca rispetto all'anno prima, quel pellet potrebbe non essere ottimale per un buon funzionamento della stufa.
Ma consumando, io solo poco più di due sacchetti alla settimana, l'eventuale maggior presenza di ceneri non è un fattore particolarmente sfavorevole.

martedì 25 settembre 2012

il torrente Crevole



Il bacino del torrente Crevole è parte integrante della Riserva Naturale del Basso Merse.
E' all'interno di un'area impervia, dall'accessibilità molto limitata.
Oggi, anche per la perdurante siccità, è un piccolo corso d'acqua che scorre tra rocce di diaspri.
Una roccia sedimentaria mono-mineralogica molto comune in quest'area.




Avendo letto che lungo il torrente, affluente di sinistra del fiume Merse, che attraversa, per 16 chilometri, gran parte del territorio del comune di Murlo, nel senese, esistevano un tempo tre mulini che operando spesso in concomitanza, probabilmente ne utilizzavano intelligentemente le scarse acque,
ma anche sicuramente ci sono stagioni in cui il corso ha portate ben maggiori.



lunedì 24 settembre 2012

le libellule in volo sulle risaie



Le risaie della val di Merse sono un ambiente molto particolare, e, se si vuole, anche straordinario.
Soprattutto perché non molti si aspettano di incontrare una coltura così particolare, vocata, in Italia, per ambienti umidi come l'alta valle del Po, qui, lungo la strada che collega Siena con Grosseto, tra i boschi della Maremma.


Da alcuni decenni, concentrati, lungo il corso del fiume Merse, all'altezza della strozzatura della valle, chiusa dal ponte diroccato di Macereto, ogni anno si rinnova lo spettacolo delle stagioni del riso.
Con i campi allagati in maggio, e verdi in giugno e luglio, che sul finire di agosto prendono a farsi pian piano sempre più gialli, man mano che il riso cresce, e prende a maturare.


Stamani, in anticipo sull'orario dei mie impegni, mi fermo per qualche minuto, e per qualche scatto.
Mi ritrovo dentro ad uno sciame impressionante, per numerosità, di libellule.
Ad ogni mio passo se ne alzano in volo a decine.




Per le libellule questo è un ambiente ideale. Le libellule si riproducono in ambiente acquatico. Esse depongono le uova direttamente nell'acqua, dove la fanno semplicemente cadere.
Dalle uova escono le neanidi, i piccoli di libellula, che maturano nell'acqua, nutrendosi di diverse forme di vita acquatica.


Dopo almeno un anno, ma il periodo ninfale può durare anche di più, le ninfe, ormai mature, lasciano l'ambiente acquatico e vanno incontro a metamorfosi, trasformandosi nella forma adulta, mettendo le ali.
Si nutrono di insetti che afferrano e divorano in volo. Per questo hanno sviluppato un volo silenzioso e veloce, che ne fa degli ottimi predatori sia in aria che in acqua.