alba a pierino

alba a pierino

sabato 31 dicembre 2011

rosso di sera, bel tempo si spera


Lo scorso anno, chiusi la sequela di post con un'immagine scattata lungo la strada, alla fine di una conversazione telefonica con un amico.
Una conversazione nella quale avevamo espresso ciascuno, una propria opinione su quell'anno finito.
Opinioni piuttosto simili, che condividevano un consuntivo non proprio esaltante.

Stasera ho ripercorso la stessa strada, più o meno nello stesso orario. Ma non ero al telefono con nessuno.
Non c'era bisogno di confrontarsi con nessuno, per farmi un'idea se questo anno era trascorso meglio o peggio di quello precedente.
Al di là di un giudizio personale più o meno positivo, non scopro certo io cosa ci ha riservato il 2011.

Mi soffermo sullo stesso punto dello scorso anno.
La frana è ripristinata e si passa agevolmente.
Mi volto verso la collina di Cigoli, e noto che la sagoma della Pieve contornata di luci.
Non mi ricordo di averlo notato anche lo scorso anno.

Mi ricordo benissimo, però, che sopra di essa il cielo era macchiato di nubi, rese scure e grevi dal bagliore rossastro del sole al tramonto.


Stasera il cielo è invece sgombro, liscio e degradante ad un blu, che alle mie spalle sembra già notte.
Il tramonto è stato, rosso, breve, quasi frettoloso.

C'è un proverbio conosciuto a tutte le latitudini, che recita:
"rosso di sera, bel tempo di spera".
Se oggi il cielo si spegne pulito, molto probabilmente domani sarà un giorno dal tempo sereno.

Saluto i lettori, che di tanto in tanto si affacciano a questa finestra, che, ancora, tengo quotidianamente aperta, con un augurio...
"Abbiate voglia di osservare, ... e pensare."

venerdì 30 dicembre 2011

emozionante Duccio


Questa sera torno, come da promessa, alla cronaca della gita di S. Stefano.


Ripercorrendo quel giorno a ritroso, ecco lo schiaffo, forte, possente se non prorompente, che ho ricevuto dalle pitture di Duccio da Boninsegna, custodite nel duomo di Massa Marittima.



Duccio, con il suo prezioso cromatismo, si erse a campione della pittura gotica senese, che durante il XIII secolo si affermò come scuola antagonista al Cimabue e i fiorentini.
La sua copiosa rappresentazione di Madonne in Maestà, con le valenze di monumentalità, sembrano avere come scopo principale quello di accrescere il culto di Maria Vergine. Ma a me piace pensare che per Duccio le raffigurazioni della Madonna sono il lavoro per il pane quotidiano, ma ciò che esegue per alimentare il suo animo, è ben altro.
Me lo fa pensare il retro della "pala", per quanto magnifica, fino a raggiungere il sublime, nelle decorazioni dell'arazzo che fa da sfondo alla Madonna con bambino che ha realizzato probabilmente negli ultimi suoi anni di vita.
Nel retro della "pala", sistemata in una teca posta sopra ad un piano contornato da fiori, nella parte iniziale della navata di destra, vicino alla monumentale fonte battesimale, è raffigurata una Crocifissione e alcune Storie della Passione.

Qui Duccio, mi piace pensare, e lo credo, ha dipinto per se.
Per misure la sua capacità, e per piacersi della sua bravura.
In poco più di un metro quadrato di legno coperto di colore da quasi settecento anni, mette in scena la modernità della sua visione dell'arte.
Svecchia, imprimendo un forte carattere narrativo alle raffigurazioni, che non sono più statiche ed idilliache, ma espressive, con la cura degli atteggiamenti e delle azioni dei personaggi. Usando al tempo stesso, la stessa attenzione alle piccole particolarità inerenti all'ambiente, per contestualizzare la narrazione, che diventa semplice ed attraente.

L'apice dell'emozione lo raggiungo davanti allo scomparto dedicato al Bacio di Giuda.
E' impressionante la folla che circonda il Cristo, come è raffigurata l'azione degli uomini che gli si stringono attorno con un impeto impressionate.
Si vede, come si sente, la pressione dei corpi.
La calca di braccia e busti che si premono a vicenda.
E dentro tutto questo, la genialità con cui realizza l'evidenziazione del suo soggetto, la figura del Cristo, con un semplice, elegante, cromatismo volutamente accentuato.
Ma la raffigurazione è più complessa, non si ferma al contenuto del fatto, ma lo affronta e lo sviluppa andando ad analizzare cosa ha generato il fatto stesso.
Così, di fianco, ha raffigurato il gruppo degli apostoli, che dopo il tradimento e la cattura del Cristo, impauriti e disorientati, si danno alla fuga.
La fuga non è rappresentata solo dalla plasticità dei corpi in movimento, ma è resa drammatica con i secondi piani inseriti nella direzione di fuga, raffiguranti tetre e squallide rupi dove crescono esili alberelli.

Passo minuti e minuti, cercando, con lo sguardo le linee dei piccoli colpi di pennello.
Provo ad immaginarmi Duccio, magari seduto su di uno sgabello, alla soglia dei sessant'anni.
Soddisfatto della Madonna che aveva dipinto sul retro, che gli aveva assicurato la riscossione della commessa, e che adesso si divertiva a stupire se stesso, giocando con la verità dell'arte, che, finalmente, da strumento di rappresentazione mistica, cominciava a scoprirne le potenzialità di strumento di rappresentazione dal vero.
Cioè la rappresentazione dei suoi pensieri e delle sue emozioni.


Nonostante un zelante custode, con scopa e cassetta, riesco a rubare quest'immagine.
Bravo Duccio!

giovedì 29 dicembre 2011

sorge il sole sulla città eterna


La sveglia suona presto, fuori è buio.
Come le accendo, sento subito il calore delle lampade dell'abatjour.
Noto che sono vecchie lampade ad incandescenza.
Così come quelle del lampadario, e del bagno. Ma anche del corridoio.

Salgo al sesto piano, alla sala ristorante, che ancora non aperto per la colazione.
Il cameriere è nel corridoio.
E' pronto tra una attimo.—, si affretta a dirmi.
Io gli sorrido e gli indico la porta dietro di lui, quella che da sulla terrazza.
E' chiusa?—, gli chiedo.
Lui me la apre subito, ed io, che mi ero portato dietro cappotto e macchina fotografica, contando proprio di tornare a vedere i tetti di Roma mentre sorge il sole, esco sul terrazzo.
L'aria è fredda, leggermente mossa.


La strada è appena animata. Si sente un rovinoso rumore di bottiglie. Le sta portando via il camion della differenziata.
Mancano pochi minuti alle 7,00, ed il sole sta appena rischiarando il cielo, coperto da grossi ammassi di nuvole scure.





Il vento fa muovere le nuvole, mentre il sole, molto lentamente, si fa strada mostrando i suoi primi bagliori.
Là, verso levante, verso Trinità dei Monti ed il colle del Pincio.


Alle 7,15 il chiarore si è fatto deciso, ed anche le nuvole hanno perso il loro colore cupo, illuminate, adesso, dal sole.

mercoledì 28 dicembre 2011

suggestioni di una notte a Roma


Ci sono suggestioni che non metti in conto, che non ti aspetti, eppure ecco che si presentano.
Anche in una giornata che già era stata particolare.


Un po' di appuntamenti, e poi, mentre su Roma calava il sole, anticipato come vuole la stagione, al Parco della Musica, a parlare con un amico, con l'intento, e l'idea, di fare progetti per il futuro.



L'Auditorium Parco della Musica, si trova nel quartiere Flaminio, ed è un complesso, progettato da Renzo Piano, realizzato per ospitare eventi musicali e culturali di varie tipologie, inaugurato nel 2002.
I volumi principali del complesso sono costituiti dalle tre sale da concerto, allocate in edifici di diverse dimensioni e di forma simile a quella di scarabei, coperti con lastre di piombo e disposti a raggiera attorno ad un grande anfiteatro all'aperto che può accogliere circa 3.000 spettatori.





Ma questa giornata era anche l'occasione per cenare con una persona che un'occasione meritava da tempo.


Così ecco le bancarelle di Piazza Navona e la notte romana, fredda come vuole dicembre.
Già di suggestioni ce n'erano state, e molto gustose.
Ma non mi aspettavo il finale.
Salendo in camera, all'ingresso dell'ascensore leggo:
"TERRAZZA PANORAMICA".
Non c'era indicato il piano, ma ho subito immaginato che fosse l'ultimo disponibile. Il sesto.
L'ascensore si apre dal lato opposto.
Esco, sento una corrente d'aria giungere dall'angolo chiuso del corridoio.
Una porta si apre sul buio.
Esco, sono sul tetto.


Tutt'attorno si allarga la città, con alcuni dei suoi monumenti, basiliche e palazzi che escono dall'orizzonte più scuro dei tetti.


Ecco. Vedo il bagliore del Vittoriano, con il torrino del Campidoglio al suo fianco.
Mentre la cupola del Pantheon è una sagoma nera.
Là in fondo scorgo Trinità dei Monti.


Cammino, ed ecco Castel S. Angelo e, alla sua sinistra, la basilica di San Pietro.



Salgo ancora. Ho con me il cavalletto...

martedì 27 dicembre 2011

l'abbazia di San Galgano dopo il tramonto


Ieri ho raccontato della visita al sito del cantiere di scavi archeologici che avevo visto lo scorso agosto, sulla spiaggia di Baratti.

Ma quella di ieri è stata una di quelle giornate che non si possono mettere dentro un unico, solo, racconto.
Sono giornate che si dipanano come i capitoli di un romanzo, scene separate e compiute, che, accostate, e legate tra loro, arrivano a raccontare, a volte, se si vuole, un qualcosa di epico.
Complice una certa rilassatezza, e diluizione dei tempi, che spesso caratterizzano i periodi di festa, mi è venuta la voglia di raccontare la gita di Santo Stefano, un po' per volta, così come si è svolta, dando rilievo ai suoi tanti, piccoli e grandi momenti di particolari emozioni.
Per capriccio, o forse perché, spesso, è propria l'ultima delle emozioni quella che resta più viva e forte, e la prima che si ricorda, stasera inizio raccontando la giornata al contrario. Cominciando dal cielo, tagliato dagli ultimissimi bagliori del giorno, che copriva la val di Merse, che riempiva i nostri occhi, subito dopo essere usciti dall'abbazia di San Galgano.



Ho provato a fare il conto delle numerose volte che l'ho visitata, un po' in tutte la stagioni. Ma mai lo avevo fatto dopo il tramonto. Con il buio della notte.
Siamo giunti all'abbazia con il sole che pur tramontato da diversi minuti, continuava ad infiammare un cielo magnifico e suggestivo.
Siamo stati minuti e minuti ad osservarlo, ma sembrava immobile, interminabile.





Con le tenebre che sembravano scendere dalle basse colline, coperte di boschi, che si allargano tutto attorno. Il buio scendeva come una lenta onda che sembrava percolare dal nero cupo dei boschi, per allagare la pianura, e l'abbazia con essa.
Scopriamo con sorpresa che si paga un biglietto d'ingresso. Mai era stato così.
Da quest'agosto, la Sovrintendenza ai Beni Culturali ha dato in gestione l'area al Comune di Chiusdino.
Il prezzo è di 2 euro, ma il servizio, la pulizia e l'ordine del luogo che c'è adesso a me sembra superiore al prezzo pagato.




Fa molto freddo. Una leggera brezza, una gelida corrente, attraversa le navate dell'abbazia.
Gela le mani, e fotografare a mano libera non è semplce.


Il cielo si è fatto blu, con forti riflessi violacei. Il tramonto non è ancora finito.



L'illuminazione dell'interno è ancor più suggestiva di quella esterna. Le luci sono bianche, e la loro sistemazione sul piano di ghiaia e terra, illuminando dal basso le colonne, rende ancor più imponente la costruzione.


Il silenzio, la solitudine, il buio che rende sempre più cupo il cielo rendendo indefinita la volta mancante, il freddo sempre più pungente, tutto sembra contribuire a rendere magica l'atmosfera.


Usciti, è ancora il cielo a dare spettacolo. Con quel tramonto che ha voluto aspettarci, per salutarci un'ultima volta.


lunedì 26 dicembre 2011

degli scavi archeologici sulla spiaggia di Baratti


A distanza di 4 mesi, più o meno esatti, visto che quel giorno era il 25 agosto, oggi sono tornato sulla spiaggia di Baratti, curioso, soprattutto, di vedere come si trovava il cantiere di scavo della necropoli scoperta quest'estate, presso la fonte di San Cerbone, sulla stretta linea di sabbia della spiaggia di Baratti.
Fu quella, una visita fortunata per metà. Gli scheletri ed i reperti rinvenuti nei giorni precedenti, erano già stati rimossi e portati al museo, mentre nei giorni successivi, altri scheletri ed altri reperti vennero alla luce.


Il golfo di Baratti è un tratto di mare piuttosto riparato. Non a caso gli Etruschi lo scelsero come attracco per le navi che trasportavano dall'Isola d'Elba al continente, i materiali ferrosi per la loro fusione.
Visto dall'alto di Populonia, il golfo di Baratti appare addirittura come un piccolo lago.


Non sapevo cosa aspettarmi.
Se il cantiere esisteva ancora.
Se era stato in qualche modo protetto, coperto con delle strutture più o meno fisse.


Ma ho visto che non c'era in pratica più niente, tutto coperto e cancellato da una pala gommata che aveva livellato tutto, lasciando anche le sue impronte, su di una spiaggia che porta i segni di una recente, violenta mareggiata.



La storia ha fatto vedere un piccolo segno della sua forza, e adesso si è rimessa a dormire...

domenica 25 dicembre 2011

buon Natale


Auguri, miei cari lettori.


Che possiate trascorrere un sereno Natale,
e che il prossimo anno vi faccia vivere con soddisfazione ciò che avete,
ma anche che vi possa portare quello che state aspettando,
o che perlomeno vi sorprenda positivamente ...

sabato 24 dicembre 2011

vigilia di Natale, preparando l'ultimo regalo


Per queste feste ci siamo fatti un regalo.
Una macchina da cucire, una Singer Confidence 7470, che fa anche alcuni piccoli ricami.
Agnese ne è entusiasta, e quest'anno ha voluto usarla per preparare uno dei suoi regali più importanti.
Delle tovagliette da colazione.