I giorni della merla sono alla fine di questa settimana, ma io credo che siano arrivati in anticipo.
Oggi ha fatto freddo come ieri a Romena, o forse più.
Sono sul mare adriatico, a Fano. Se mi affacciassi alla finestra della mia camera d'albergo, potrei vedere il mare, se non fosse per il buio, e una leggera foschia, creata da una pioviggine sottilissima, che disegna aloni attorno alle luci dei lampioni lungo la banchina del molo.
Durante il sopralluogo di oggi, sulle colline dell'entroterra pesarese, nonostante erano le ore del mezzo giorno, quelle che dovrebbero essere le più calde della giornata, il freddo era pungente. L'aria era ricca di umidità, spostata da una leggere brezza che risaliva dal fondo valle, e sembrava gelare sulla fronte, e sulla punta delle orecchie.
Un pranzo, con un bel fuoco di un camino alle spalle, mi ha riconciliato col mio corpo. Gli agnolotti al fumé che ci hanno servito come primo piatto, sono stati gustosi e delicati, il resto però non è stato all'altezza del primo...
Siamo nelle Marche ma si parla romagnolo, in fondo ad ogni piccola valle capannoni e silos per la segatura. Il mobile lo danno in crisi profonda, ma i camini fumano, le finestre sono illuminate, per strada un traffico ordinato di macchine buone, sui marciapiedi persone che camminano serene, ben vestite.
Più passa il tempo, più giro l'Italia, e più mi convinco che è una crisi del troppo. E' una crisi di consumi, di cose che forse non si comprano più, o se ne comprano meno. Ma non è una crisi di cose che mancano, sembra più una crisi di cose che non si comprano più e basta. Di cose che a cui stiamo rinunciando, ma che non ci sono indispensabili, forse neppure ci servono.
Chissà, che sia in crisi in superfluo?
lunedì 25 gennaio 2010
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