alba a pierino

alba a pierino

venerdì 30 novembre 2012

piazze d'Italia


Nel mio perpetuo moto, mi ritrovo ad attraversare, ieri Piazza Barberini, a Roma, oggi Piazza De Ferrari, a Genova.

Con oggi colgo l'occasione per aprire una nuova rubrica. Dopo le "finestre dei sindaci", il "notturno italiano", dedicati a raccogliere i luoghi più originali che mi trovo ad attraversare, da oggi inizierò un nuovo tags, "piazze d'Italia".


Piazza Barberini è una delle Piazze più importanti del centro di Roma e collega alcune fra le strade più rinomate della capitale.
Posta ad incrocio fra Via Veneto, Via Barberini, Via delle Quattro Fontane e Via del Tritone e poco distante dalla rinomata Fontana di Trevi.
La piazza è intitolata alla grande famiglia dei Barberini, una delle famiglie più conosciute di tutta la storia romana, che danno nome anche al palazzo di Via delle Quattro Fontane situato alle spalle della piazza stessa, e al centro è presente la splendida Fontana del Tritone del Bernini, autore tra l’altro della struttura della piazza stessa e dell’altra piccola fontana delle Api.


Piazza De Ferrari è la più ampia piazza del centro storico di Genova e segna il confine del centro stesso, collegando la città vecchia alla parte più recente.
La sistemazione attuale risale al progetto del 1890 di via XX Settembre, ex via Giulia, che, con la parziale demolizione del colle di Sant'Andrea, prevedeva l'ampliamento della strada verso sud. Il centro della Piazza è occupato dall’ampia fontana che è uno dei simboli della città.
La fontana fu costruita nel 1936 e donata alla città dalla famiglia Piaggio.
L'opera curata dall'architetto Giuseppe Crosa di Vergagni, consiste in una coppa di bronzo di 11 metri di diametro del peso di circa 25 tonnellate da cui si eleva un grande zampillo d'acqua.
Recentemente la fontana è stata ristrutturata e dotata di nuovi giochi d’acqua.

giovedì 29 novembre 2012

storie attorno al fuoco, ad Anqua


Se era prima, a fine novembre, con un tempo come quello di oggi, era neve.—,
ci dice Amedeo, salutandoci con un sorriso.


E' il martedì dei nubifragi in terra di Toscana.
Scrosci di pioggia, e folate di vento, ci investono nella piccola piazza della fattoria di Anqua.
Uno spiazzo, inverdito dall'erba nata tra la ghiaia e i ciottoli, che si allarga tra la strada, la villa, le case dei mezzadri e gli annessi della vecchia fattoria rinascimentale.


Ci apre la porta, entriamo al piano terra della casa padronale. Ancor oggi di proprietà dei pronipoti di Nello di Inghiramo Pannocchieschi della Pietra, leggendario cavalier nobile della Siena medioevale, capitano di ventura, combattente in tutte le guerre di espansione dei fiorentini, da Campaldino a Monteaperti, che morirà ultrasettantenne, e che la storiografia vuole legato a Pia dei Tolomei e alle sue vicende.


Un lungo corridoio a volta, su cui affacciano le porte dei locali di servizio, attraversa tutto l'edificio.
Da una di queste porte arrivano il calore e gli odori di una cucina.


Dal fondo del corridoio arriva la luce di una grossa finestra, che illumina un salone al cui centro, occupandone un po' di spazio, un lungo tavolo stondato, e lungo le pareti, in attesa di essere usate alla bisogna attorno a quel tavolo, si contano, nella penombra, più di venti sedie.
Sulla destra, appena varcata la porta, noto subito il fuoco acceso, all'interno di un camino che non potrebbe esistere se in un luogo così.
Una nicchia quadrata, al centro esatto dell'edificio, di quattro metri di lato, con una mensola di legno lungo le tre pareti, su cui sedersi, e al centro un piano rialzato, di un paio di metri di lato, di pietra serena con una lastra di ghisa al centro, su cui stanno bruciando dei ceppi di profumatissimo cerro. Sembra proprio una situazione irreale.
Noi, umidi ed infreddoliti, accolti nel luogo ideale per poter godere del calore di un fuoco.
Ci mettiamo seduti tutt'attorno, e nell'attesa del pranzo, ci mettiamo a parlare di lavoro, e lo facciamo affrontando ogni tema attraverso le emozioni che quel luogo contiene. Si fa presto a trovarsi d'accordo, a valutare i problemi, a convenire sulle possibili soluzioni.




La tavola è pronta, ed anche il pranzo. Risotto ai funghi porcini e cinghiale con le rape.
Per chiudere il pranzo, fette di salame metà suino metà cinghiale.


Finito di mangiare, tutti a torno al fuoco, per digerire, finire i discorsi cominciati, ma soprattutto per ascoltare Amedeo, da sempre vissuto qui, custode di questo luogo, che riprende a raccontarci degli inverni "di prima".


Prima, come arrivava l'inverno ci veniva una riga su quella collina là, la più alta - dice indicando oltre la finestra - Sopra metteva subito la neve, e ci restava fino a primavera. La neve cadeva anche nella valle, e anche qui, ma ci stava meno. 
Era il '50, o giù di lì. Io avevo quindici anni. Era caduta tante neve, più di un metro. 
Al podere di Bodiglioni, che sta dietro proprio a quel monte, era morto Modesto. 
C'era da fare il funerale, ma con un metro di neve il morto non si poteva portare la cimitero, che sta qui. C'erano dieci chilometri da fare. Dopo qualche giorno che c'avevano il morto in casa, questo cominciava a puzzare. Il giorno lo tenevano dentro, in casa, ma di notte lo mettevano fuori. Sopra la stabbiolo del maiale, in alto, per non farlo arrivare dalla volpe. 
La notte faceva anche meno dieci, e quando la mattina andavano a riprenderlo, lo trovavano ghiacciato. 
Dopo una settimana riuscirono a far arrivare una bara da Radicondoli. Forse con un cavallo, o con un mulo, non mi ricordo. 
Dopo quindici giorni la neve si era abbassata un po', ed era tutta gelata. Decisero di fare il trasporto, e anch'io fui mandato a dargli una mano. 
Si partì da Budiglioni. La bara si portava in sei, e c'erano i cambi, ed anche frequenti. 
Da qui a Budiglioni c'erano una dozzina di poderi, e prima si faceva presto ad avere una quindicina di persone per ogni casa. I maschi che si sposavano, portavano le mogli in casa, e poi i figli. Ogni famiglia dormiva in una stanza, e poi tutti a tavola insieme. 
Insomma se ne trovò di gente lungo la strada, che poi si unì al trasporto. Ma poi era un'impresa. 
La neve era ancora alta, e anche se era ghiacciata, succedeva che in un punto poteva essere più farinosa, e allora la gamba sprofondava giù, fino al ginocchio, e anche di più. 
E allora cascavi, e la cassa ti veniva addosso. Così stavi affondato nella neve, e la cassa sopra. 
Non me le ricordo neanche, in dieci chilometri, quante volte sono caduto, e quante volte sono caduti gli altri. 
Ci vollero più di due ore, ma parecchio di più. Per mortare il morto da casa sua al Cimitero. 
Ci sarà ancora, le iscrizioni di sicuro. 
Modesto era signorino, non aveva moglie, insomma. 
Ma donne ne aveva avute tante. Si diceva che era sterile, che non poteva avere figli. E questa era una cosa che alle donne, vedrai, doveva andare proprio bene. Gli piaceva, e non c'era la paura che potesse lasciare il segno.—.

mercoledì 28 novembre 2012

l'Egola in piena



Dopo il nubifragio di ieri, che ha colpito soprattutto la val d'Elsa, e le piogge della notte, che hanno coperto un po' tutta la Toscana centrale, oggi si sono gonfiati tutti i corsi d'acqua.
Non ha fatto eccezione il torrente Egola, che scendendo dalle colline Montaione e Gambassi, scende verso nord, fino all'Arno.


Caricato dalle acque dell'Orlo, che confluisce nell'Egola dopo il centro abitato di Corazzano, il torrente si è allargato nei campi in prossimità del Fornacino.



A La Serra si aggiungono le acque del torrente Ensi, e qui l'Egola ha invaso la strada che porta a San Miniato, che è stata chiusa con delle transenne.


Sotto al ponte lungo la strada che collega il Palagio con il Molino d'Egola, il torrente è fragoroso e limaccioso, ma scorre via veloce.




martedì 27 novembre 2012

nubifragio in val d'Orlo



Erano poco più delle quattro del pomeriggio, quando, da Castelfiorentino, ho preso la via d'Orlo per far ritorno a Pierino.
Appena attraversato il ponte sull'Elsa, una pioggia battente ha fatto invadere d'acqua la salita che, con un paio di tornanti, scollina nella valle del torrente Orlo.


Dai prati che coprono le colline lungo la strada, fiumi d'acqua scendevano a valle.
Il tergicristallo riusciva, a fatica, a tenere sgombro il vetro, e la visibilità era davvero ridotta.
L'acqua scendeva velocemente dalle colline nude, ed ormai così intrise d'acqua, che erano incapaci di rallentarne la corsa.




L'acqua di riversava sia sulla strada, che in alcuni tratti era un vero e proprio fiume, e nel corso del torrente.
Il ponte era libero, e l'acqua ci poteva correre sotto senza particolari problemi.
Ma man mano che che proseguivo lungo il corso del torrente, questo lo vedevo ingrossare sempre più, ed in alcuni tratti tracimava nei campi che vi si attestavano.



Giungo al bivio il Casastrada, la pioggia è cessata, ed il cielo ha preso ad aprirsi.

lunedì 26 novembre 2012

alba d'autunno


Ci sono germogli di canna,
lungo la strada,
in quest'alba d'autunno


Si vedono case svegliarsi,
lungo la strada,
in quest'alba d'autunno.

Si svela un mondo minuto,
di tele sospese,
ad asciugare dalla rugiada,
lungo la strada,
in quest'alba d'autunno.

domenica 25 novembre 2012

ultima domenica del tartufo 2012



Si è chiusa oggi la 42a. Mostra Mercato del Tartufo Bianco di San Miniato.


Impegnato a presenziare all ami amostra fotografica, allestita negli spazi dell'antico frantoio del Convento di San Domenico, ho visto un po' di festa a sprazzi.











sabato 24 novembre 2012

l'Alemanno di Pier Luigi Macchioni Gotti


Lo scorso lunedì, a Stasera Vado al Frantoio, abbiamo ospitato la presentazione del libro del pisano Pier Luigi Macchioni Gotti, “L'Alemanno”, presentato da Andrea Mancini e Claudia Batoni, che ne ha curato la pubblicazione per la ArtEventBook edizioni.
Il libro narra del primo cammino, da Roncisvalle verso Santiago de Compostela, compiuto da Macchioni Gotti, un ex direttore di banca, che negli anni successivi, in quattro diversi viaggi, arriverà nella città galiziana da tutte le parti possibili.


Andrea Mancini, non è soltanto un lettore appassionato del libro di Macchioni Gotti, ma è soprattutto l'attore e il regista di uno spettacolo che è stato rappresentato oggi, dalla Chiesa della Misericordia fino alla via Angelica, nella chiesa di S. Urbano, attraverso gli antichi sentieri dei vicoli carbonai di San Miniato.





Lo spettacolo, come il libro, si snoda, magari semplificandola, lungo la cronaca del viaggio.
Con l'amica Alessia Baldinotti che ha arricchito la scena con la sua voce.




Nel libro il protagonista, che è poi l'autore stesso, incontra una serie di uomini e donne, giovani e meno giovani, che costituiscono una sorta di rallentamento di quella che poteva essere una fredda cronaca, costruendo la struttura stessa del racconto, con soluzioni anche letterariamente molto affascinanti.