alba a pierino

alba a pierino

lunedì 20 febbraio 2017

cielo notturno




-->
Non è un sogno, 
è un cielo notturno, 
di nuvole illuminate 
dalle luci della città 
che sta dietro alla collina.

domenica 19 febbraio 2017

gelido mattino in Val d'Arbia



E' l'alba, qui dove la Cassia attraversa la valle dell'Arbia.


La luce del sole ha già rivelato il celeste di ampi spazi del cielo.


Ma non è ancora giunta fino a terra, fin su questo campo di erba medica,


Il campo è ancora in ombra, coperto di steli contorni, bruciati dal freddo dell'inverno.


Qui è ancora il gelo, caduto nella notte, ad ammantare tutto.


E disegna magiche trame di brina, a far da contorno a steli e ragnatele.



sabato 18 febbraio 2017

mercoledì 15 febbraio 2017

dalla finestra del Sindaco di Lucignano (29)



Lucignano è un comune italiano di 3.578 abitanti della provincia di Arezzo.
Il centro abitato sorge su di un colle a 400 m s.l.m., a 28 km a sud-ovest di Arezzo e conobbe un denso popolamento, come tutta la Valdichiana, già in epoca villanoviana ed etrusca.

La zona cadde sotto Roma durante il I secolo a.C., grazie alla conquista da parte di Silla. Un contingente romano, agli ordini del console Lucio Licinio Lucullo, si stabilì proprio sul colle ove oggi sorge il borgo e qui fondò un castrum che, in onore del console, venne ribattezzato Lucinianum.

martedì 14 febbraio 2017

buon San Valentino


Anche quest'anno, coma da non mi ricordo da quanti anni, ho prodotto una piccola pubblicazione, progettata e realizzata in proprio, per gli innamorati che festeggiano il San Valentino.
Quella di quest'anno è costituita da un “foglio”, con­tenente un brano autografo, dal titolo “Vorrei averti qui, accanto a me...”, ispirato dal ricordo dei pensieri che hanno affollato i lunghi minuti che ho trascorso ad osservare e fotografare il tramonto dal ponte sull’Usciana, nel Padule di Fucecchio nei pressi di Cavallaia, lo scorso lunedì 6 febbraio, contenente un’immagine fotografica, realizzata quel giorno alle 17:35.


aurelio cupelli
Vorrei averti qui, di fianco a me...
per gli innamorati che festeggiano il San Valentino 2017


Vorrei averti qui, di fianco a me, con lo sguardo rivolto dove si stanno perdendo i miei occhi.
Qui, magari in silenzio, perché ogni parola potrebbe es­sere di troppo.

C’è un vento lieve, costante e freddo, che spira alla mie spalle, mentre sono qui, sul ciglio della strada. Sull’orlo di una piccola scarpata che scende sul campo sottostan­te, che le piogge copiose di questo ultimo fine settimana hanno reso un grande, immobile, stagno.
Mi sono fermato perché il cielo, ingombrato da grosse nuvole, sta prendendo a tingersi dei colori del tramonto.
Il sole è sceso sotto l’ultima nuvola, e si trova tra essa e la linea dell’orizzonte.
Il vento è tanto freddo quanto secco e mi asciuga le lab­bra. Mentre osservo il sole che sta per cadere dietro le colline, incendiando con il suo fiammeggiare le nuvole che si allungano sopra allo stagno e su di esso si specchia­no, mi passo la lingua sulle labbra asciugate dal vento e sento ancora il tuo sapore.

Vorrei averti qui, di fianco a me, con lo sguardo rivolto dove si stanno perdendo i miei occhi.
Qui, magari in silenzio, perché ogni parola potrebbe es­sere di troppo.

Adesso il sole è scomparso dietro alle colline, nere sa­gome che sorgono dallo stagno. Osservo, scruto, penso, ma non mi vengono parole. Ci sono timori, troppi, più delle parole che dovrei usare per raccontare tutta l’emo­zione per lo spettacolo che la natura sta dando davanti ai miei occhi. Timori, piccoli e grandi, per il tuo respiro che adesso non sento, per le parole dolci che vorrei dirti ma che tu non potresti sentire. Per il timore che queste parole siano vane.
Ho gli occhi e il cuore di un bambino, che né con gli uni né con l’altro, riesce a contenere questo spettacolo gigan­te, di una bellezza irriverente, ma che sogna di fermare quest’attimo fuggente.
L’avessi immaginato, avrei corso e l’avrei preso prima, il posto in prima fila.

Vorrei averti qui, di fianco a me, con lo sguardo rivolto dove si stanno perdendo i miei occhi.
Qui, magari in silenzio, perché ogni parola potrebbe es­sere di troppo.

Sarei voluto arrivare prima che si aprisse il cielo, prima che il suo fiammeggiare piovesse nello stagno e cogliere anche quelle emozioni. Cogliere il momento in cui tutto ha avuto inizio e viverlo, per poi riviverlo ad ogni ricordo di quel momento.
Farne un dolce distillato da bere sorsi lenti, come gocce di cristallo, in quei momenti di attesa che tanti ce ne sa­ranno, quando mi troverò a pensare che l’amore di lì non passa mai.
Oppure in quei momenti, quando un bacio è nell’aria, ma ci si scambiano solo silenzi. O quando pensi che vivi una storia da buttare, o quando ne desideri un’altra tutta da rifare.

Vorrei averti qui, di fianco a me, con lo sguardo rivolto dove si stanno perdendo i miei occhi.
Qui, magari in silenzio, perché ogni parola potrebbe es­sere di troppo.

Scendo lungo la scarpata, mi abbasso fino al pelo d’acqua e guardo lo spettacolo da lì, da quello che poteva essere il punto di vista di qualche ranocchio adesso in letargo.
Da qui, da questo angolo disperso, dietro ai resti anneri­ti di arbusti arsi da un incendio estivo, penso a cos’altro desiderare, ma non come se tutto quello che sto vedendo e vivendo non mi rendesse contento, anzi. Perché i segni che già conservo di queste emozioni, nel momento stes­so che le sto vivendo, sono subito cicatrici, che bruciano forte al calore dell’amore per chi darei i miei occhi adesso, con dentro intrappolati i colori e la poesia di questi attimi.
Abbasso lo sguardo, dalle nuvole che sotto rosseggiano come se ci fossero braci alimentate dal vento, scendo al bagliore che muore dietro all’orizzonte nero della linea si­nuosa delle colline, e poi giù fino allo stagno dove si spec­chia il cielo, ed è come risalire fino alle nuvole a fuoco.
Per arrivare ai miei piedi, dove mi vedo riflesso sul velo d’acqua scura.
Mi osservo per un attimo e penso che sto facendo brucia­re tutto quanto, tanto da annerire i ricordi, tanto da can­cellare d’averli vissuti. Come preso da una smania deva­stante, di rimpicciolire il tempo ed accorciare le distanze. La voglia di averti qui con me.

Vorrei averti qui, di fianco a me, con lo sguardo rivolto dove si stanno perdendo i miei occhi.
Qui, anche solo per dirti che ti amo.

lunedì 13 febbraio 2017

il Castello di Oliveto



Il castello di Oliveto conserva le tipiche fattezze delle architetture medievali, come le torri e le alte mura merlate, i fossati e le corte interna con il pozzo. Ma in realtà fu costruito agli inizi del ‘400, qui, sulla cima di un colle a dominio della valletta interna del torrente Pescaiola, affluente di destra del fiume Elsa, da Puccio Pucci, della nobile famiglia fiorentina dei Pucci, a guardia dei propri vasti possedimenti della zona.


Non era stato ancora finito di costruire, quando Oliveto si trovò a dover fronteggiare l’assalto di svariate compagnie di banditi che scorazzavano per la Valdelsa. Fu più volte occupato e poi restituito alla alla famiglia Pucci nella guerra fra Senesi e Fiorentini (fino al 1480). Durante la lotta in difesa dell’ultima Repubblica Fiorentina, negli anni 1529-1530, Oliveto fu caposaldo degli imperiali, avendo i Pucci preso posizione in favore del papa Clemente VII, che intendeva recuperare Firenze al dominio della sua casa, i Medici.


Tra i più celebri personaggi storici che soggiornarono in questo castello si citano Lorenzo il Magnifico, Papa Leone X e il re d’Italia Vittorio Emanuele III.
Dopo essersi dovuto adattare al ruolo di quartiere generale delle truppe tedesche e in seguito americane nel corso della Seconda Guerra Mondiale, oggi il Castello di Oliveto è sede di una fiorente azienda vitivinicola.

domenica 12 febbraio 2017

al carnevale dei bambini di San Miniato Basso


Con una domenica di ritardo rispetto al programma, causa la pioggia della scorsa domenica, la con prima sfilata dei carri sull'anello della pista della Casa Culturale, ha preso il via l'edizione numero 40.


sabato 11 febbraio 2017

l'Albero dell'Amore di Lucignano



Avevo scoperto l'Albero di Lucignano per caso. Inattesa emozione tra le molteplici di un viaggio magnifico, fatto nel luglio del 2005, lungo le ferrovie aretine e dentro di me.
Un viaggio da cui venne fuori un diario che portai all'Archivio Diaristico di Pieve S. Stefano e con il quale partecipai all'edizione del 2006 del Premio Pieve.

Mi valse la selezione dei primi 10 diari e la partecipazione alla manifestazione finale.


Ci sono tornato ieri, dopo quasi dodici anni.
Alcune cose sono cambiate, sarà mancata la sorpresa, ma l'emozione potente della grandezza di quest'opera che va oltre la fede e l'arte, l'ho riassaporata come allora.
Così come nella pagina di diario che ho qui riportato e che vi invito a leggere.

giovedì 9 febbraio 2017

martedì 7 febbraio 2017

gli orti del Parnaso, Firenze



Stamani, dopo un appuntamento di lavoro, mi sono trovato a passare da via Trento. Avevo notato più volte l’elegante cancello ed il suggestivo belvedere che si apriva oltre di esso.





Oggi ne ho approfittato per visitare quest’angolo di Firenze. Da qui si accede agli Orti del Parnaso, la parte più alta del giardino dell’Orticultura, una splendida terrazza che si affaccia su di una vista meno consueta della città, rispetto al Forte Belvedere o al Piazzale Michelangelo.


Dal piccolo giardino, contornato da alti pini, scende una scalinata, lungo la quale si snoda una fontana a forma di  drago, con cui è possibile raggiungere il parco dell’Orticultura e il suo famoso Tepidarium.



Il Parnaso, leggo sul mio web-in-tasca, indica un monte della Grecia centrale, nell’antichità ritenuto sacro al dio Apollo e alle nove Muse che proprio qui avevano una delle loro sedi, un massiccio montuoso dal quale sgorgava la fonte Castalia, passaggio per gli inferi nonché sorgente di purificazione.

Leggo anche del drago di pietre e cemento, completato nel 1990 su progetto di Marco Dezzi Bardeschi. Rappresenterebbe il mito di Pitone, un mostruoso serpente figlio di Gea, impastato col fango del Diluvio, che con le sue spire poteva avvolgere sette volte la città di Delfi e il suo alito era talmente pestilenziale da far seccare tutte le piante con cui entrava in contatto. Fu il dio Apollo a ucciderlo proprio sul monte Parnaso, nei pressi dell’Oracolo di Delfi, e in suo onore vennero istituiti i giochi pitici, festività sacre dell’antica Grecia.


In un’aiuola, sopra una pedana, rivedo il vecchio Taxi Milano 25 della mia amica Zia Cristina, che tanti suoi eroi ha trasportato.


lunedì 6 febbraio 2017

tramonto sul Padule di Fucecchio



Pomeriggio di grosse nubi, bianche e scure, che solcano il cielo. Mi trovo a passare per la S. R. Francesca Sud, da Fucecchio verso Stabbia. Vedo la luce farsi radente, con il sole che si è abbassato sull'orizzonte e adesso illumina le nuvole da sotto. C'è una luce che mi piace, ma cambia velocemente. Decido di svoltare verso Massarella, con la curiosità di andare a vedere, da lassù, le nuvole specchiarsi sul Padule allagato dalle piogge dell'ultimo fine settimana.
Ma mentre percorro la provinciale per Massarella, avvicinandomi al ponte sul Canale Maestro, l'Usciana, mi accorgo che sopra alle colline, al campanile della chiesa di Torre e la colonica di Poggio alle Nuvole, aveva preso il via uno spettacolo fantastico.


Mi fermo poco prima del ponte, il campo sulla sinistra è allagato, e su quel bacino d'acqua stagnante si andava specchiando, amplificandolo e rendendolo maggiormente suggestivo, il tramonto del sole, che infuocava le nuvole scure che stazionavano in cielo, come fosse una brace che covava sotto, alimentata dalla leggera brezza di tramontana che soffiava alle mie spalle.







E' un tramonto che sembra non finire mai.
Sto lì mezz'ora, ad ammirare il cielo e a raccogliere immagini.


sabato 4 febbraio 2017

al ristorante da Anna, Piancastagnaio



Al ristorante da Anna, dove per entrée ti portano una fantastica zuppa di castagne e funghi, tutto l'anno.

venerdì 3 febbraio 2017

curiosi in giardino


Sono le otto del mattino, mentre mi vesto guardo fuori dalla finestra e scopro che ci sono dei curiosi che mi guardano.


E' una famiglia di daini.

mercoledì 1 febbraio 2017

bravi, ma un po' bugiardi


Mattino preso in una via della periferia della città di Firenze. Sul lato della strada è parcheggiato un furgone. Io sono fermo allo stop, c'è traffico, ho appena il tempo di prendere il telefonino e fotografare quel furgone.
Perché lo fotografo?
Sul portellone del retro c'è un'immagine di Firenze molto suggestiva, e sopra una scritta:
"Buongiorno Firenze, facciamo cose buone", e poi il nome della pasticceria, che poi sta dall'altra parte della strada.


La loro pasticceria sarà senz'altro buonissima, ma la foto è stata scattata al tramonto, e non all'alba...