Ha preso il via, in questi primi giorni del mese, la LXVIa. Festa del Teatro a San Miniato.
Il più antico festival di produzione italiano.
Nell'estate del 1944, a San Miniato, le mine tedesche avevano distrutto il Teatro Verdi, piccolo, ma sontuoso, costruito sul modello della Scala di Milano.
Tre anni dopo, per merito di quattro sanminiatesi, decisi a risollevare le sorti della cittadina, devastata dal passaggio della guerra, vennero gettate le basi per un teatro che andasse incontro al popolo, proponendosi di interpretare le tensioni e le aspirazioni dell'uomo, con rappresentazioni da tenersi negli spazi deve gli uomini si incontrano: le piazze e le chiese.
In questa tradizione si inserisce la rappresentazione, peraltro anch'essa in prima assoluta, a cui ho assistito questa sera, nel magnifico scenario della monumentale chiesa di San Francesco: la messa in scena del "Laudario di Santa Maria della Notte" di Sansepolcro, drammaturgia e regia di Salvatore Ciulla, direttore artistico del festival.
Molto meno noto, anche se quasi sicuramente contemporaneo al più famoso Laudario di Cortona, il Laudario di Santa Maria della Notte è un particolare esempio di quella affascinante cultura popolare fondata nella religiosità, che si diffuse nel periodo medievale, nell'area umbra e toscana, là dove letteratura e pittura rappresenteranno il germe del rinascimento culturale ed economico di tutto il vecchio continente, coniugando in maniera unica ed irripetibile, la fede religiosa di un popolo con il suo diffuso senso artistico.
Si tratta di una sacra rappresentazione ispirata al testo medievale, attraverso il montaggio di alcune laudi che compongono il laudario di Sansepolcro, peraltro impostato sui canoni della preghiera del Rosario, ripercorrendo la vicenda terrena di Gesù attraverso lo sguardo di Maria, alla quale l'opera è dedicata.
Classica forma di devozione popolare, i versi del Laudario venivano usati come preghiera alla Madonna dai braccianti agricoli che aderivano alla Confraternita di Santa Maria della Notte.
I contadini, uscendo dal borgo poco prima dell'alba, per recarsi al lavoro dei campi, consacravano la propria giornata alla Madonna, invocando la sua benedizione.
Utilizzando le diverse liriche con cui il laudario è composto, la partitura drammaturgia è composta da versi recitati e versi cantati. Un gruppo di attori e di coristi, impersonano di volta in volta i vari personaggi.
Tra loro, oltre ad Andrea Giuntini tra gli attori, c'erano gli amici Ilaria Savini, Simone Faraoni e Cristiano Benedetti tra i coristi.
Si tratta di una sacra rappresentazione ispirata al testo medievale, attraverso il montaggio di alcune laudi che compongono il laudario di Sansepolcro, peraltro impostato sui canoni della preghiera del Rosario, ripercorrendo la vicenda terrena di Gesù attraverso lo sguardo di Maria, alla quale l'opera è dedicata.
Classica forma di devozione popolare, i versi del Laudario venivano usati come preghiera alla Madonna dai braccianti agricoli che aderivano alla Confraternita di Santa Maria della Notte.
I contadini, uscendo dal borgo poco prima dell'alba, per recarsi al lavoro dei campi, consacravano la propria giornata alla Madonna, invocando la sua benedizione.
Utilizzando le diverse liriche con cui il laudario è composto, la partitura drammaturgia è composta da versi recitati e versi cantati. Un gruppo di attori e di coristi, impersonano di volta in volta i vari personaggi.
Tra loro, oltre ad Andrea Giuntini tra gli attori, c'erano gli amici Ilaria Savini, Simone Faraoni e Cristiano Benedetti tra i coristi.
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