alba a pierino

alba a pierino

venerdì 6 agosto 2010

in 500 a Roma, secondo giorno

San Lorenzo Nuovo (Viterbo). Agriturismo, ore 9,00.
Facciamo colazione vista lago. Nel giardino passeggia un puledrino di pony.


Rimetto in moto la 500. Parte subito!
Chi sarà a cedere per primo?
Noi, massacrati per la posizione che dobbiamo tenere dentro questo igloo, dove il poco spazio che lasciamo libero lo abbiamo riempito di bagagli, oppure lei, questa vecchia 500 F del 1972, a dover fare tanti chilometri in pochi giorni, dopo quasi un anno di garage?
Ieri penso di averla messa un po' alla prova. Soprattutto sulla salita di Radicofani. 9 km di tornanti per oltre 500 m. di dislivello. Tutta fatta in seconda e terza, tra i 20 e i 40 km/h.
Per adesso riusciamo ancora a goderci gli aspetti positivi. Il viaggio lento che ti permette di gustarti il paesaggio, il finestrino sempre aperto, Agnese che sta spesso fuori dal tettino. Ma anche gli odori dei campi, dei boschi...
Il rumore che segue il disegno della strada.
Sarà l'agosto, ma sarà ancor di più la zona. Fin qui, la strada, eccetto a Siena ed immediati dintorni, è quasi sempre stata deserta.
Salendo a Radicofani, non abbiamo trovato nessuno. Neppure un pellegrino a piedi, e dire che ne abbiamo incontrati tanti.

Bolsena, molo per il battello che fa la traversata del Lago.
Alle 10,30 è prevista la partenza per il battello che fa sosta a Capodimonte, nella sponda opposta del lago.
Il capitano del battello ci dice che stanno aspettando una comitiva di turisti stranieri che si trovano a Viterbo, che ha prenotato la traversata. Aspettiamo.




Il lago nasce oltre 300.000 anni fa, quando l’apparato vulcanico Vulsinio, che vantava ben sette crateri, in seguito ad una violenta esplosione lavica crolla su se stesso creando un enorme caldera che sarà a poco a poco ricoperta dalle acque del futuro lago. Tracce di questi antichi crateri sono rimasti lungo il fianco dell’isola Bisentina e nella conca di Latera.
È il lago di origine vulcanica più grande d'Europa.
Il Lago di Bolsena ha una forma ovale, tipica per la sua origine, due isole e un fiume emissario, il Marta. L'area totale è di 113,5 kmq, il quinto in Italia, e si trova a 305 m s.l.m., con una profondità massima di 151 m e una profondità media di 81 m.

Ci sono altri passeggeri, che pian piano danno segni di impazienza. Sono le 11,30 quando anche il capitano perde la pazienza e, dopo essersi consultato con "l'ufficio della Società di Navigazione Alto Lazio", decide di partire.
Appena tolti gli ormeggi, arrivano i turisti da Viterbo. Vengono fatti salire.




L'isola Bisentina, con i suoi 17 ettari, è la maggiore del lago per superficie.
Conserva una natura quasi incontaminata con folti boschi di leccio, giardini all'italiana, panorami incantevoli e numerosi monumenti.

La chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo, con l'imponente cupola realizzata dal Vignola, è osservabile dal nostro battello.
Riusciamo a scorgere anche il convento Francescano e la villa dell'isola.
Il capitano del nostro battello ci fa da guida, e ci racconta un po' di storia dell'isola. Soprattutto della sua condizione attuale. Fino a cinque anni fa era possibile scendere sull'isola e visitarla. Ma a causa del completo abbandono i cui versano gli edifici, il comandante dei Vigili del Fuoco di Viterbo, ha vietato l'attracco ai turisti.
Sull'isola sono presenti sull'isola sette cappelle, realizzate tra il '300 ed il '400, a voler replicare il "giro delle sette chiese" di Roma.
Sull'isola si trova anche l'orribile "Malta dei Papa", carcere a vita scavato nella terra destinato ai condannati per eresia dotato di un solo piccolo buco per la luce.
Sulla lingua orientale dell'isola c'è una statua di leone, fatta costruire da Papa Leone X, Giovanni de' Medici, abituale frequentatore del Lago.
Gli etruschi e i romani hanno lasciato solo poche tracce della loro permanenza sull'isola.
Nel IX secolo vi si rifugiarono gli abitanti della vicina Bisenzio, che gli diede il nome, distrutta dai Saraceni.
A metà 1200 divenne proprietà dei signori di Bisenzio che in seguito a controversie con gli isolani l'incendiarono abbandonandola.
Nel 1261, il Papa Urbano IV riconquistò l'isola, che nel 1333 fu nuovamente distrutta da Ludovico il Bavaro, allora Imperatore del Sacro Romano Impero, accusato d'eresia e scomunicato dal Papa.
Proprietà dei Farnese dal 1400 conobbe un periodo di gran prosperità, fu visitata da numerosi Papi e dai Farnese e fu inglobata nei territori del ducato di Castro.
Tornata alla Chiesa, nell'Ottocento divenne proprietà privata della locale famiglia aristocratica dei Principi del Drago che abitavano nel castello di Bolsena. La proprietaria attuale è la principessa Angelica del Drago.
Qui sarebbe sepolto, nella tomba di famiglia, Pier Luigi Farnese, signore di Parma e Piacenza, condottiero militare, dalla discussa fama. Discussa fama soprattutto per il fatto che era il figlio figlio primogenito di Papa Paolo III, Alessandro Farnese, il quale istituii, nel 1537, con bolla papale, il Ducato di Castro, proprio in favore del figlio.
Durante la II Guerra Mondiale, il leccio millenario vicino al ponte, cavo all’interno, fu usato dagli uomini della famiglia del Drago e dai loro servitori per sfuggire ai Tedeschi.




Fatta la circumnavigazione dell'isola Bizentina, approdiamo a Capodimonte.
Mentre dietro di noi sta arrivando un temporale.
Il paese è situato su un promontorio che si affaccia sul lago, la Rocca Farnese domina il paese.




Alessandro Farnese che nel 1534 fu eletto Papa con il nome di Paolo III, nella prima metà del '500 fece abbellire la Rocca dall’architetto Antonio da San Gallo il giovane, che fece costruire i contrafforti, gli speroni sugli otto angoli, i loggiati sul lato nord e nel cortile interno, ed il giardino pensile. Il Giardino pensile oltre allo scopo decorativo ed estetico, fu costruito anche come opera difensiva. Ai quattro angoli sorgevano stanze attrezzate con bocche da fuoco e tutt’ intorno dovevano correre dei camminamenti sotterranei.

Per accedere alla Rocca si utilizzava il ponte levatoio là dove oggi c'è il ponte in muratura.
Caratteristica del suo interno, è la scalinata in cotto e peperino, detta cordonata, che dal cortile sale ai piani superiori, i cui gradini, bassi e lunghi, consentivano di salire anche con cavalli e muli.
Nella Rocca di Capodimonte, con molta probabilità, nasce nel 1475 Giulia Farnese, che divenne l’amante del Papa Borgia Alessandro VI ed amica della figlia Lucrezia Borgia, con la quale molto spesso ha soggiornato a Capodimonte.
Nel 1805 la rocca venne acquistata dalla famiglia Brenciaglia ed è ancora oggi proprietà degli eredi.
All'ultimo piano della Rocca affittano ai turisti un appartamento di 9 stanze!


Dal promontorio di Capodimonte si vede l'isola Martana.
Situata di fronte al centro abitato di Marta, da cui prende il nome, l'isola Martana avrebbe custodito le spoglie di Santa Cristina con l'intenzione di evitare che cadessero preda dei barbari. L'isola Martana è stata, inoltre, al centro della tragica vicenda storica di Amalasunta, regina dei Goti che prese il potere alla morte di Teodorico e, dopo essere stata portata con l'inganno sull'isola qui fu trucidata dal cugino Teodato.
L'isola, disabitata, fu un tempo sede di un convento degli Agostiniani.
Attualmente è proprietà privata e non è possibile visitarla.


Per la sosta a Capodimonte avevamo a disposizione un'ora.

L'ora è quasi trascorsa, quando inizia a piovere. Sul lago si vede un battello partito da poco. Temiamo che ci hanno lasciati qui, così, nonostante la pioggia, sempre più insistente, corriamo fino al molo.


Il nostro battello è ancora qui, per fortuna. Dentro ci sono già tutti, mezzi di pioggia anche loro.

Il battello riparte, ed il capitano lascia il timone al suo secondo, e ne approfitta per fare qualche foto. In direzione di Marta, verso sud, la coda del temporale sta scaricando pioggia.
Con il ragazzo ci eravamo messi a parlare di fotografia, incuriosito dalla mia macchina fotografica.
Prima di scendere gli lascio l'indirizzo del mio blog, chissà se verrà a farmi visita?



Scendiamo a Bolsena con il cielo ormai ripulito.
Pranziamo, iniziando con un piatto di Coregone marinato, la specialità del lago.






Ripartiamo da Bolsena alle 15,30, dopo un breve giro della parte medievale.


Montefiascone, ore 16,00.
Per entrare in città quasi ci perdiamo, non riusciamo più a percorrere il tracciato originale della Cassia. Divieti di accesso e sensi unici ci portano ad entrare in città dalla parte sud, come se provenissimo da Roma.


Breve sosta per un gelato, ed una visita a questa, che per tre secoli, dal 1200 al 1400, è stato uno dei più importanti centri della chiesa.



Visitiamo la cattedrale di Santa Margherita che insieme alla Rocca dei Papi, costituisce l’elemento caratteristico del panorama di Montefiascone. I lavori furono avviati intorno al secolo XV su ordine di Alessandro Farnese, prima di essere eletto al soglio pontificio, col nome di Paolo III.
Anche nel periodo di "cattività" Avignonese, seppur non c'erano i Papi, vi soggiornavano i loro legati.

A Montefiascone, a 590 m c'è un bellissimo belvedere sul Lago di Bolsena.


Sono già le 5 del pomeriggio.

E siamo di nuovo in strada. Qui la Cassia è meno tortuosa, lunghi rettilinei scendono verso Viterbo, che vediamo davanti a noi, appoggiata ai Monti Cimini. A vederli da qui, anche loro sembrano parte di un vecchio vulcano, con la sagoma del catino di un cratere.
Una mia zia ha abitato con la famiglia qui a Montefiascone per molti anni. Per la nostra famiglia erano i nostri parenti che stavano a Roma.
Figuriamoci, non siamo ancora a Viterbo.
A Viterbo non ci fermiamo, la superiamo seguendone le mura dalla parte est.


Vetralla, ore 17,45.
Il cielo è mosso da stormi di colombi.
Ci fermiamo per una visita alla chiesa di Francesco, costruita su un preesistente edificio. L'interno è a tre navate appoggiate si grandi colonne. I numerosi affreschi di notevole importanza, arricchiscono il patrimonio artistico dell'edificio con opere di varie epoche, dal XII al XVII sec.
La cripta è stata completamente scavata nel tufo e dopo secoli di occultamento è stata riportata al suo aspetto originale.
Dal 1145 il papa Eugenio III si installò a Vetralla per sfuggire alla violenza e alle lotte intestine di Roma. Da qui indisse la Seconda Crociata con la bolla "Quantum praedecessores".

Superata Vetralla, entriamo nel regno delle nocciole.
La provincia di Viterbo è il territorio in cui si produce la maggior quantità di nocciole in Italia, quasi il 40% dell'intera produzione nazionale. E si capisce subito il perché, ci sono noccioli dappertutto. Ci sono più noccioleti qui che vigne nel Chianti.
Le nocciole sono prossime alla maturazione, le prime stanno già cadendo a terra.
Nel mese di settembre verrà iniziata la raccolta.


Capranica, ore 18,45.

Il centro storico di Capranica, chiuso addirittura da due porte a poca distanza l'uno dall'altra, si allunga su una lingua tufacea simile ad una nave, con la prua puntata verso Roma, che sembra navigare su boschi di querce, castagne e noccioli.
Una legenda narra che nell'VIII secolo alcuni caprari, fuoriusciti dal vicino villaggio di Vico Matrino, scelsero il sito per la sua bellezza, sicurezza e salubrità. Inizialmente la chiamarono Capralica da Caprae ilex (Elce delle Capre). Diventò in seguito Capranica, sembra a causa di un capraro di nome Nica. Lo stemma araldico del comune reca la capra, il monte e il sole.


La necropoli urbana di Sutri si trova, oggi come in epoca antica, a ridosso della via Cassia che prima correva ad una quota notevolmente più bassa dell'attuale. La necropoli è uno esempio rilevante e consistente di tombe di età romana scavate nel tufo. Sono oggi visibili complessivamente 64 tombe, completamente ricavate nella parete tufacea, disposte su più livelli.
Le tombe sono state probabilmente spogliate già nel primo medioevo, ed hanno subito nel corso dei secoli un ininterrotto processo di alterazione e manomissione. Trasformate nel tempo in stalle o rimesse agricole, si presentano oggi notevolmente compromesse.
Tipologicamente sono individuabili tombe ad una camera, tombe a doppia camera, con o senza vano di ingresso ad arco, nicchie rettangolari con o senza incasso per cinerario e arcosoli.



Sono poco più delle 19,00 e la nostra "lenta" Cassia, all'altezza di Monterosi, diventa una strada a "quattro corsie". Non abbiamo alternative, dobbiamo proseguire lungo di essa. Ad un certo punto, dopo circa 15 km, la strada svolta verso sinistra, per diventare la Cassia Bis, qui possiamo uscire e riprendere il vecchio tracciato.
Spariscono però i cippi miliari, e il nome Cassia sopravvive solo sulle targhette dei numeri civici, "via Cassia, 2124" è una delle prime che leggo.




Ormai Roma è vicinissima, e anche il traffico cambia...


Sono circa le 20,00 quando arriviamo a Ponte Milvio, dove la Cassia ha inizio, e per noi fine.


Abbiamo percorso i suoi 296 km, da Firenze a qui. Con qualche diversivo, un po' spinti dalla nostra curiosità, un po' confusi da un tracciato confondibile. Una strada che col gli anni si è frammentata, disgregata in competenze, con tratti statali, regionali, fino a tratti urbani comunali come a Siena.
Dopo un viaggio di due giorni, al tramonto, arriviamo al monumentale Ponte Milvio.
Sulle colonne mozze poste ai suoi lati, ci sono in successione, scolpiti i nomi delle città attraversate dalla Cassia, con la loro distanza chilometrica, in numeri romani.
Entriamo in Roma dal quartiere Flaminio.
L'hotel dove pernotteremo durante la nostra permanenza romana e sul LungoTevere Flaminio.

Ore 21,30, dopo una pizza mangiata in via Zanardelli, facciamo due passi nella vicinissima Piazza Navona.

E' una delle più celebri piazze di Roma. La sua forma è quella di un antico stadio romano, lo stadio di Domiziano, e venne costruita in stile monumentale per volere di papa Innocenzo X, della famiglia Pamphilj.
Piazza Navona è in un certo senso l'essenza della Roma barocca. Al centro della piazza c'è la Fontana dei Quattro Fiumi, opera di Gian Lorenzo Bernini, che rappresenta il Danubio, il Gange, il Nilo ed il Rio della Plata, e i quattro angoli della Terra.
Per noi, questa fontana, era una sorta di tappa d'obbligo. Al centro diuna delel più salienti scene di Angeli e Demoni, l'attuale film preferito di Agnese.


Qui troviamo ancora segni che hanno caratterizzato un po' tutta la nostra giornata. I segni lasciati dalle maggiori famiglie romane che per secoli si sono alternate al soglio pontificio.
La piazza doveva celebrare la grandezza del casato dei Pamphili, in una sorta di competizione con i Barberini ed i Farnese, ed Innocenzo X volle che vi si erigesse il palazzo omonimo e che la piazza fosse ornata con opere di ingente valore. Per il riassetto dell'area si ricorse perciò alla demolizione di alcuni isolati, mentre la gara per l'aggiudicazione delle commesse fu combattuta senza esclusione di espedienti fra i principali architetti del tempo.

Piazza Navona è una sorta di atelier di arte varia. Con pittori, caricaturisti ed artisti di strada.

Prima di tornare all'albergo, ci facciamo un tour in 500, percorrendo i lungotevere.
Dal ponte Umberto I ammiriamo la cupola della Basilica di San Pietro.


Roma, piazza del Vaticano, ore 23,45.

1 commento:

  1. Lasciando per un attimo il dettagliato racconto, la bellezza delle immagini e le emozioni che vi hanno accompagnato per tutto il viaggio... ma hai visto che se sulla targa togli un pezzetto del primo 6, viene fuori la parola FIGO! :)
    Abbi pazienza: sono una burlona...

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