alba a pierino

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sabato 7 agosto 2010

in cinquecento a Roma, terzo giorno

Iniziamo le nostre "Vacanze Romane" da Valle Giulia.
Sabato 7 agosto, ore 10,00.


E', questo, un viaggio senza colonna sonora. La 500 non ha l'autoradio...
Se la prima canzone di cui mi sono appassionato è stata "Nata sotto il segno dei pesci" di Antonello Venditti, la seconda è stata senz'altro "Qui", la canzone dei miei 18 anni.
Il testo racconta di una maturità acquisita con l'amore, una storia che si muove attorno ad evento che ha poi cambiato la storia dei ragazzi italiani. Il '68, ed in particolar modo la battaglia di Valle Giulia.

"Valle Giulia ancora brilla la luna
e Paola prende la mia mano
caduta per sbaglio sui nostri vent'anni
tesi come coltelli, come fratelli
perduti forse
"

"Sarà il profumo di questa città
sarà la musica che viene da lontano
sarà l'estate che brucia nelle vene
sarà il passato che ancorami appartiene
"

"Sarà il profumo di questa città
sarà la musica che viene da lontano
sarà l'estate che spalanca le sue braccia
sui nostri corpi come fosse una minaccia
adesso siamo qui abbandonati
sui nostri ricordi dentro le mani
"

Valle Giulia è il nome della zona di Roma, alle pendici dei Parioli, alle spalle di Villa Borghese e alle porte del quartiere Flaminio, in cui sono ubicate diverse istituzioni culturali internazionali ed in cui, a fianco alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna, è tuttora situata la sede della facoltà di Architettura dell'Università di Roma.


La Battaglia di Valle Giulia, avvenuta il 1º marzo 1968, fu un noto scontro di piazza tra manifestanti politici e polizia, in cui i manifestanti tentarono di riconquistare la Facoltà di Architettura attaccando la polizia, che la presidiava dopo averla sgomberata da un'occupazione studentesca.

Prossima tappa, Via Vittorio Veneto. La "Dolce Vita" di vespe e 500, come la nostra.



Entriamo da Porta Pinciana che sono poco più delle 10,00, di sabato mattina, e Via Veneto è sonnacchiosa, poco transitata. Davanti agli alberghi poco movimento.



Disegnata alla fine dell'Ottocento deve la sua fama soprattutto per essere stata al centro della vita mondana degli anni cinquanta e anni sessanta del Novecento, grazie alla presenza di numerosi caffè ed alberghi frequentati da celebrità o aspiranti tali. La sua fama venne sancita definitivamente attraverso il film di Federico Fellini La dolce vita.
A circa metà percorso della via, nel Palazzo Margherita, si trova l'Ambasciata degli Stati Uniti.

Piazza Barberini con la Fontana del Tritone. E' un luogo a me molto caro, in quanto mi ricorda gli inizi del mio attuale lavoro. Sono passati ormai 15 anni da quando uscivo dalla stazione della Metro, trovandomi di fronte la fontana, sulla strada per l'allora Ministero dell'Industria.

Mi muovo per Roma senza guida, usando le mappe del mio telefono, ma soprattutto con Wikipedia sempre on-line.
Così le nostre "Vacanze Romane" diventano un misto di vecchio, la 500, e di nuovo, un telefono sempre collegato ad internet. E per mischiare ancor di più le carte, le foto del diario fotografico "artistico" sono in formato panoramico, nuovo, ma in versione anticata, con i colori slavati delle prime stampe a colori.
Attraversata Piazza Barberini, prendo per via delle Quattro Fontane, e subito svolto in via Rasella. Proprio pochi giorni fa, avevamo visto in tv un film con Mastroianni, dal titolo "Rappresaglia", uscito nel 1973, che coincidenza, la nostra 500 è del 1972!
Il film ricostruiva la storia della strage delle Fosse Ardeatine. Tutto ebbe inizio in questa via, dove 12 partigiani uccisero 32 militari tedeschi.
I Tedeschi, per rappresaglia, in meno di 24 ore, uccisero 335 civili presso le "Fosse Ardeatine", antiche cave di pozzolana site nei pressi della via Ardeatina, scelte quali luogo dell'esecuzione e per occultare i cadaveri degli uccisi.
Via Rasella termina sotto i finestroni di uno dei palazzi del complesso del Quirinale, a quei giorni abitato dalla famiglia Reale.

Parcheggiamo appena fuori il traforo del Quirinale, per andare a visitare la Fontana di Trevi.



Ore 11,00. Fontana di Trevi.

La Fontana di Trevi è la più grande ed una fra le più note Fontane di Roma, ed è considerata una delle più celebri fontane del mondo.


La settecentesca fontana, progettata da Nicolò Salvi, è un connubio di classicismo e barocco adagiato su un lato di Palazzo Poli.
Il tema della scultura è il mare. La scenografia è dominata da un cocchio, a forma di conchiglia sul quale è adagiata la grande statua di Oceano di Pietro Bracci, affiancata nelle nicchie laterali dalle statue della Salubrità e dell'Abbondanza.
Nella Fontana è stata girata una delle scene più famose del film "La Dolce Vita"




Ripartiamo con la nostra 500, ripassiamo per Piazza Barberini, rientrando in via delle Quattro Fontane, per proseguire fino alla basilica di Santa Maria Maggiore. Ore 11,30.

La basilica, collocata sulla sommità del colle Esquilino, è conosciuta anche come Santa Maria della neve, ed è una delle quattro basiliche patriarcali di Roma.
Fu fatta erigere da papa Sisto III tra il 432 e il 440 e da lui dedicata al culto della Madonna, il dogma della cui divina maternità era appena stato sancito dal Concilio di Efeso, svoltosi nel 431.

La costruzione avvenne su una chiesa precedente, che una diffusa tradizione vuole sia stata la Madonna stessa ad ispirare apparendo in sogno a Papa Liberio e al patrizio Giovanni, suggerendo loro che il luogo adatto sarebbe stato indicato miracolosamente. Così quando la mattina del 5 agosto un'insolita nevicata imbiancò l'Esquilino il papa Liberio avrebbe tracciato nella neve il perimetro della nuova basilica, costruita poi grazie al finanziamento di Giovanni.
Ad ogni modo il 5 agosto di ogni anno, in ricordo della Madonna della Neve, avviene la rievocazione del cosiddetto "miracolo della nevicata": durante una suggestiva celebrazione viene fatta scendere dal soffitto una cascata di petali bianchi.
Ed Agnese, prima di entrare dentro, di questi petali ne scorge, e ne raccoglie, un po' proprio sul sagrato. Resti della rievocazione di due giorni fa.


Ore 12,00. Via Nazionale.

Ore 12,10. Piazza del Quirinale.

Posta sul più alto colle di Roma, ospita il Palazzo del Quirinale, sede ufficiale del Presidente della Repubblica, residenza dei papi sino al 1870 e poi dei re d'Italia sino al 1946.
Al centro si erge un obelisco ed il grande gruppo marmoreo dei Dioscuri Castore e Polluce con i loro cavalli rampanti. Ci fermiamo per una foto-ricordo, mentre i poliziotti di guardia ci fanno dei sorrisi


Ore 12,15. Piazza Venezia.
Sulla piazza, che prende il nome dal rinascimentale Palazzo Venezia, che fu per un breve periodo palazzo papale e poi dal 1564 al 1797 fu sede della rappresentanza della Repubblica Serenissima presso lo Stato della Chiesa. Negli anni del Fascismo, dal 1929, divenne sede ufficiale del capo del governo: dal suo balcone si affacciava per i suoi discorsi Benito Mussolini. Oggi ospita un museo.

Sul lato della piazza di fronte a noi, si erige l'imponente massa del Vittoriano, il Monumento Nazionale a Vittorio Emmanuele II, eretto agli inizi del Novecento. L'intero complesso, dopo la tumulazione della salma del Milite Ignoto, il 4 novembre 1921, viene spesso chiamato Altare della Patria.
Noi ci facciamo una foto-ricordo anche qui.

Ore 12,20. Via dei Fori Imperiali.
Il Colosseo è davanti a noi, in fondo al viale. Agnese è fuori dal tettino. I turisti ci salutano e ci sorridono, altri ci fotografano pure.

Via dei Fori Imperiali nasce per decisione dello stesso Benito Mussolini, che tra il 1924 e il 1932 fece demolire l'intero quatiere "Alessandrino" sorto sulle rovine dei Fori tra il Medioevo ed il XVI secolo, per l'apertura di una grande strada che doveva collegare simbolicamente il Colosseo a Piazza Venezia, il centro del neonato impero fascista, la quale prese appunto il nome di "via dell'Impero" e venne inaugurata il 9 aprile del 1932.


Giriamo attorno al Colosseo, come attorno ad una giostra.
Ore 12,20. Entriamo nello slargo davanti all'Arco di Costantino.
Ci sono delle auto con degli sposi a farsi le foto. Ci fermiamo per fare le nostre foto ricordo. Come scendiamo dalla 500, subito si forma un capannello di curiosi attorno a noi. Qualcuno si mette a fotografarci, altri ci danno le loro macchine fotografiche per farsi fotografare accanto alla nostra 500.
La cosa dura poco però. Arrivano due guardie che ci invitano ad andarcene...

Ore 12,30. Circo Massimo.

Ore 13,00. Parcheggiamo vicino al Teatro di Marcello, e pranziamo.

I tavolini sono sistemati sotto a degli ombrelloni, su di un tratto di marciapiede.
Aspettando quanto ordinato, mi affaccio sulle auto in sosta, e vedo che attorno alla nostra 500 c'è movimento. Di volta in volta, molti turisti di passaggio si fermano a farsi delle foto davanti alla nostra piccola macchina bianca.
Ad Agnese dico: —Devi vedere che fila c'è a farsi le foto alla 500, forse ci dobbiamo mettere a dare i numeri.—.
Una coppia di turisti seduti vicino a noi ci chiede: —E' vostra la 500? Ci siamo fatti le foto anche noi...—, ridono.
E ridiamo anche noi.


Ore 14,00. Saliamo al Campidoglio.


Da dietro il Campidoglio si ha una magnifica vista sui Fori Imperiali.

I Fori Imperiali costituiscono una serie di piazze monumentali edificate nel corso di un secolo e mezzo, tra il 46 a.C. e il 113 d.C., nel cuore della città di Roma dagli imperatori.


Ore 15,15. Vittoriano. Visitiamo il Museo Centrale del Risorgimento.
Durante la visita, tra i cimeli garibaldini, scopro due curiosità che non conoscevo.

La figura di Enrico Cialdini, nato nel modenese il giorno di domani, ancora una quasi coincidenza, di 199 anni fa. Combatté tutte e tre le guerre d'indipendenza, con l'intermezzo della Guerra di Crimea. Nella seconda sarà comandante dell'assedio di Gaeta, che vide la capitolazione del Regno delle Due Sicilie. Nella terza guidò l'esercito sabaudo nell'avanzata finale.
Nel museo che una statua bronzea che lo raffigura la comando di fanti alla carica.
Scopro però, grazie al web-in-tasca che fu una figura controversa. La figura di Cialdini fu tra quelle maggiormente osannate dalla propaganda Sabauda, anche per controbilanciare le figure di Mazzini, più ancora di Garibaldi, più in generale per contrapporre un Risorgimento monarchico ad un Risorgimento democratico anche sul piano delle figure militari, dei condottieri.
Ma i compiti successivi, soprattutto quelli legati alla lotta al brigantaggio post unitario, ne tracciano un altro profilo. Di lui si dirà che fu il boia di Casalduni e Ponteandolfo, il macellaio di Gaeta, il fucilatore di inermi contadini. Insomma, un "criminale di guerra", come a voler sottolineare che forse, davvero, il risorgimento non fu un moto di massa.
L'altra curiosità, sempre svelatami dal web-in-tasta, è la Lega Doganale, un primordiale, ed infruttuoso tentativo di unione doganale tra gli Stati pre-unitari, promosso da Papa Pio IX nel 1847, volto a realizzare l’unificazione economica, e successivamente politica, d’Italia in senso federale.


Ore 15,45. Saliamo, con l'ascensore, sulla sommità del Vittoriano.
Il Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II, meglio conosciuto con il nome di Vittoriano, è un monumento nazionale di Roma situato in piazza Venezia.
Alla morte di Vittorio Emanuele II, nel 1878, fu deciso di innalzare un monumento che celebrasse il Padre della Patria e con lui l'intera stagione risorgimentale. Nel 1880 fu bandito un primo concorso internazionale. Nel successivo concorso, bandito nel 1882, la partecipazione fu riservata ai soli progettisti italiani, e la commissione reale votò all'unanimità quella di Giuseppe Sacconi, giovane architetto marchigiano.
Per erigerlo fu necessario, fra il 1885 e il 1888, procedere a numerosi espropri e demolizioni nella zona adiacente il Campidoglio.
Il complesso monumentale venne inaugurato da Vittorio Emanuele III il 4 giugno 1911, in occasione dell'Esposizione Internazionale per i cinquant'anni dell'Unità d'Italia. I lavori di completamento dell'opera ebbero fine tuttavia molto più tardi, gli ultimi lavori terminarono nel 1935.



Dalla sommità del Vittoriano, la veduta è bellissima.
Scendendo, l'addetto all'ascensore nota la mia maglietta,
e ci chiede della 500, e del viaggio da Firenze fin lì.


Ore 16,00. Cominciamo ad accusare il caldo e la stanchezza.


Attraversando la città, passiamo da Piazza Colonna, immettendoci per un breve tratto in Via del Corso. Ci fermiamo un attimo, con il beneplacito della polizia presente, per farci la consueta foto-ricordo davanti a Palazzo Chigi, sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri.


Ore 17,30. Piazza del Popolo.


Ore 18,10. Via del Corso. Ballerini di breack-dance.


Ore 21,00. Cena a Trinità dei Monti.


Trinità dei Monti è una chiesa di Roma, nel rione Campo Marzio, prospiciente la celebre scalinata di piazza di Spagna.


Il web-in-tasca ci racconta:
"L'area su cui è edificata la chiesa fu donata dal re di Francia Carlo VIII all'Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola.
Tutta la zona della Trinità dei Monti fu, a partire dal XVI secolo, un'area d'influenza francese.
Anche la celeberrima scalinata, inaugurata da papa Benedetto XIII nel 1725, fu realizzata da Francesco De Sanctis con finanziamenti francesi, per celebrare la pace tra Francia e Spagna, collegando così la piazza spagnola, che deve il nome proprio all'ambasciata iberica, alla chiesa francese.
Anche i due orologi della chiesa segnano l'uno l'ora di Roma, l'altro quella di Parigi.
Davanti a Trinità dei Monti, verso la fine del XVIII secolo, papa Pio VI fece innalzare l'Obelisco Sallustiano, l'ultimo dei grandi obelischi innalzati nella Roma papale, realizzato in epoca romana imperiale ad imitazione degli obelischi egiziani."


Ore 22,50. Piazza di Spagna.
La fontana della Barcaccia è una celebre fontana di Roma, situata in Piazza di Spagna ai piedi della scalinata di Trinità dei Monti, che deve il suo nome alla sua forma di barcone che affonda.


L'opera, del 1627, fu realizzata da Pietro Bernini, che lavorò aiutato anche dal figlio Gian Lorenzo su commissione del Papa Urbano VIII. Pare che la sua particolare forma sia stata ispirata dalla presenza sulla piazza di una barca, portata fin lì dall'alluvione del Tevere del 1598.



Ore 23,50. Il Vittoriano.


Ore 24,00. Il Colosseo.

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