Nei prossimi mesi mi aspetta un impegno che mi inquieta, molto.
Un anno e mezzo fa ho traslocato qui a Pierino con quello che avevo indosso. E' vero!
Doveva essere un cambio di vita, radicale. Per molti versi l'occasione di ricominciare, e anche di riparare un qualcosa che si era rotto.
Pochi mesi e il mio babbo è mancato, così rientrare in quella casa si è fatto ogni volta più difficile, ogni giorno più pesante.
Adesso è più di un anno che il mio babbo non c'è più, e dentro quella casa si sono accumulate troppe cose da mettere a posto. Adesso è venuto il tempo di farlo, anche perché, probabilmente, fra non molto dovrà essere liberata.
Mercoledì mi è caduto lo sguardo su di una piccola raccolta dei miei vecchi biglietti d'auguri. Il caso, chissà se solo quello, ha voluto che il primo di questi, conteneva "il racconto di un mio momento".
Il biglietto d'auguri era del natale 1996.
Piazza del Seminario, la sera del 26 gennaio scorso. Luogo dove si è svolto "il fatto raccontato", svoltosi alla fine del giugno del 1996, 14 anni fa.
—Viva l'Imperatore!—, con quel grido ci salutammo sciogliendo le fila.
Serata magnifica di fine giugno, di un'estate calda e sensuale.
Cavalcata in abito d'epoca, contaminazione storica attraverso la rievocazione del passaggio di Napoleone Bonaparte, imperatore di Francia.
Fra le attenzioni per l'amata Cristina che a piedi mi doveva seguire nell'organizzare il ritorno a casa in piena notte, e la curiosità di continuare a vivere quella strana esperienza che correva sulla forte emozione della presenza in abito d'epoca all'interno di una rappresentazione che stava coinvolgendo un'intero paese attorno ad una piazza testimone due secoli prima di un evento storico, avevo perso contatti con la mia truppa, che di fretta si era dileguata tra la confusione della folla che si andava radunando.
Risalivo al galoppo la strada che conduceva da piazza dei polli a quella del Seminario, cercando di raggiungere i cavalieri miei compagni.
Ci riuscì proprio all'altezza della scalinata del Santissimo Crocifisso.
Ma come fummo tutti in piazza, in un attimo la compagnia si dileguò.
Ciascuno per la propria strada, di corsa a casa per lasciare il cavallo e tornare alla festa.
Io restai solo, ad aspettare che la mia Cristina mi raggiungesse.
La piazza del Seminario, con la sua supefacente quinta scenica curva e decorata, illuminata dalla tenera e intrigante luce gialla dei lampioni, era deserta.
Io, in sella al mio cavallo, vestito da ufficiale dell'esercito Napoleonico, ero l'unica presenza.
Dalla scalinata che conduce al duomo, scesero due giovani donne.
Due ragazze che come mi videro, in quella particolare situazione, mostrarono un evidentissimo stupore.
Dalla piazza dei polli salivano armoniose note di musica, soffuse e leggere.
Le due ragazze si avvicinarono, e una di loro cominciò ad accarezzare il cavallo, mentre l'altra, in inglese, cercava spiegazioni.
Chiedeva se si trattava di un sogno oppure di cos'altro.
Quando spiegai che io ero lì perché avevo da poco accompagnato Napoleone dal suo zio canonico, tutte e due trasecolarono.
Ammiravano la solitudine della piazza, ascoltavano le lontane note e si affascinavano della figura scura ed elegante del cavallo, immobile.
Erano due turiste tedesche, che si trovavano a vivere una situazione per loro emozionante per scenario e sorpresa di motivi.
Una continuava ad accarezzare il cavallo, mentre l'altra non smetteva di far domande e mostrare il proprio entusiasmo.
Poco dopo giunse, affannata dalla corsa per seguirmi, Cristina.
Per le due ragazze fu come tornare con i piedi per terra.
A quel punto mostrarono di credere alle mie parole, al mio invito a scende in piazza dei polli, ma quella sera più che mai piazza Bonaparte, ad assistere ai festeggiamenti per la visita dell'Imperatore.
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