Non si riusciva a contarle, luminose, intermittenti, come briciole di sogni, a mezz'aria...
Tutti le ammiravamo, le tante, tantissime lucciole erranti.
Nella notte che scende, balenano tremolanti e belle.
Si accendono e si spengono, lievi, rotanti, come spinte dalla luce stessa.
Tra gli olivi, sul cupo del bosco, spiccano come auree fiammelle.
Questa sera ho avuto le mie sorelle a cena. Abbiamo mangiato fuori, sotto al pergolato.
Un vento leggero, sottile, muoveva la tovaglia. Gracidar di rane mentre il sole tramontava.
La notte scendeva e si illuminava di stelle in cielo, e lucciole tra gli olivi, e tante, le une, ma anche le altre.
A volte non bastano le parole a raccontare le cose che si vedono, e a volte neppure le immagini. Perché spesso l'occhio vede quello che una macchina non può raffigurare. E allora il segno di ciò che vediamo resta impresso solo nei nostri sensi...
Era come essere in un passo de "Le Rimembranze" di Leopardi:
(...)
Che, tacito, seduto in verde zolla,
Delle sere io solea passar gran parte
Mirando il cielo, ed ascoltando il canto
Della rana rimota alla campagna!
E la lucciola errava appo le siepi
E in su l'aiuole, susurrando al vento
I viali odorati, ed i cipressi
(...)
venerdì 11 giugno 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento