alba a pierino

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sabato 6 agosto 2011

viaggio in Giordania, quinto giorno, il passaggio in Israele, Gerusalemme


Partiamo di buon’ora, per un viaggio nei luoghi della città Santa.
Destinazione il Monte degli Olivi.



La Chiesa del Pater Noster è una chiesa situata sul Monte degli Ulivi a Gerusalemme. In tale luogo viene commemorato l'insegnamento prestato da Gesù ai suoi discepoli del Padre Nostro. In essa sono presenti ottanta traduzioni, di tale preghiera, in diverse lingue e dialetti.



Nel libro di Zaccaria il Monte degli Ulivi è identificato come il luogo da cui Dio comincerà a far rinascere i morti alla fine dei secoli. Per questo motivo, gli ebrei hanno sempre cercato di essere sepolti sulla montagna. Dai periodi biblici ad oggi il monte è stato usato come cimitero per gli ebrei di Gerusalemme. Si valuta che vi siano 150.000 tombe.
Gli ebrei non usano mettere fiori sulle tombe, ma sassi.


La chiesa del Dominus Flevit, il Signore pianse, è posta lungo il versante del monte degli Ulivi, appartenente alla Custodia di Terra Santa.
La chiesa fu costruita dall’architetto Antonio Barluzzi nel 1955 sui resti di una chiesa bizantina di cui si conservano alcuni mosaici sul pavimento della chiesa attuale, risalenti al VII secolo.


La denominazione e la forma della chiesa ricordano il pianto di Gesù davanti alla città di Gerusalemme. L’interno della chiesa è dominato dalla grande finestra posta sopra l’altare maggiore, da cui si può ammirare un notevole panorama sulla città.

La chiesa di tutte le Nazioni si trova alla base del monte degli Ulivi, in quello che la tradizione riconosce come il Getsemani.
Essa è costruita sul luogo dove, a partire dal IV secolo, esisteva un luogo di culto bizantino, trasformato poi dai crociati in basilica, andata in rovina con la definitiva occupazione islamica.
Il nome della chiesa ricorda il contributo di numerosi paesi alla sua costruzione, avvenuta tra il 1919 ed il 1924 ad opera dell’architetto italiano Antonio Barluzzi. La chiesa è conosciuta anche come chiesa dell’agonia in riferimento alla notte che Gesù vi trascorse alla vigilia del suo arresto.



Il Getsemani, parola aramaica che significa frantoio, è un piccolo uliveto poco fuori la città vecchia di Gerusalemme alla base del Monte degli Ulivi, nel quale Gesù Cristo, secondo i Vangeli, si ritirò dopo l'ultima cena prima di essere tradito da Giuda e arrestato.
Il luogo è noto anche come Orto degli ulivi.

La chiesa dell'Assunzione di Maria è posta ai piedi del monte degli Ulivi, ed è proprietà comune dei cristiani greco-ortodossi e degli armeni,



La chiesa sotterranea è impreziosita da quadri, lampade e pregevoli icone, tipico dello stile di ornare le chiese da parte dei cristiano-orientali. La tomba della vergine Maria consiste in un blocco di pietra, alto da 1,50 a 1,80 metri, con due aperture che servono da passaggio per i pellegrini. La roccia su cui la tradizione dice che fu deposto il corpo di Maria è corroso dal tempo e dalla devozione dei fedeli, che in passato asportavano pezzetti di pietra come reliquie.



Entriamo in Gerusalemme vecchia dalla porta del leone, o porta di Santo Stefano, per conoscere i luoghi della Via Crucis.


All'inizio della Via Dolorosa, ci fermiamo alla chiesa di Sant'Anna. Essa si trova nei pressi della piscina di Bethesda, riportata alla luce durante scavi condotti soprattutto nel XX secolo, conosciuta nel Nuovo Testamento, in quanto l’evangelista Giovanni vi ambienta il primo miracolo compiuto da Gesù a Gerusalemme, la guarigione del paralitico.
Di proprietà dello stato francese, è uno dei monumenti crociati meglio conservati e costruito sul luogo che, secondo la tradizione, vide la nascita di Maria, madre di Gesù. La cripta è costruita su antiche grotte, ed in una di queste è stata localizzata, fin dall’epoca crociata, il luogo della casa di Gioacchino ed Anna.


La Via Dolorosa è una strada di Gerusalemme che secondo la tradizione corrisponde al percorso lungo il quale Gesù, portando la croce, fu condotto al luogo della sua crocifissione.
Essa parte dalla Chiesa della Flagellazione, vicino al lato settentrionale della Spianata delle moschee, l'antico Tempio di Gerusalemme.




Lungo un percorso, per la gran parte rettilineo ed in salita, di poco meno di un chilometro in direzione ovest, chiese di varie confessioni cristiane, cappelle o semplici iscrizioni sul muro, ricordano le principali stazioni della Via Crucis.









Tra mercanti musulmani che ci vogliono vendere crocifissi, rosari ed immagini sacre, il suk ancora sgombro, gente di varie provenienze e confessioni, onnipresenti soldati armati, la Via Dolorosa termina raggiungendo la Chiesa del Santo Sepolcro, che ingloba il Calvario e il sepolcro di Gesù.


La basilica del Santo Sepolcro, è costruita sul luogo che la tradizione indica come quello della crocifissione, unzione, sepoltura e resurrezione di Gesù.
Si trova all'interno delle mura della città vecchia di Gerusalemme, al termine della Via Dolorosa, e ingloba sia quella che è ritenuta la collina del Golgota, luogo della crocifissione, sia il sepolcro scavato nella roccia, dove il Nuovo Testamento riferisce che Gesù fu sepolto.
La chiesa del Santo Sepolcro è una delle mete principali e irrinunciabili dei pellegrini che visitano la Terra Santa, insieme alla Basilica dell'Annunciazione di Nazaret e alla Basilica della Natività di Betlemme. Ma, a differenza di queste ultime, il Santo Sepolcro è l'unico luogo della cui esistenza si possiedono prove archeologiche risalenti ad appena un centinaio d'anni dopo la morte di Gesù.
Nel 1852 fu emanato un decreto ottomano, conosciuto come Statu Quo, per porre fine ai violenti dissidi soprattutto tra la Chiesa ortodossa greca e la Chiesa apostolica romana, rappresentata dalla Custodia di Terra Santa dell'ordine francescano. Il decreto, tuttora in vigore, ripristinò la situazione risalente al 1767, tenendo conto degli ulteriori diritti acquisiti anche da altre comunità cristiane, quali la Chiesa apostolica armena, la Chiesa ortodossa copta e la Chiesa ortodossa siriaca.
Esso assegnò la Basilica quasi interamente ai greci ortodossi, il cui Patriarca vi ha infatti tutt'oggi la cattedra ed il katholikon, regolando altresì tempi e luoghi di adorazione e celebrazione per ogni Chiesa. Dal XII secolo le famiglie palestinesi musulmane Nusayba e Ghudayya, incaricate dal Saladino in quanto neutrali, sono custodi della chiave dell'unico portone di ingresso, sul quale nessuna Chiesa ha diritto.



L'iniziale labirinto di cappelle, il cortile assolato, il fiume di pellegrini, l’atmosfera mistica, ma anche caciarona per la folla che al tempo stesso prega, fotografa e gesticola rende unica la presenza in questo luogo.





Non serve farsi domande, chiedere dove guardare, ascoltare guide o leggere opuscoli. Anche stando ai margini del mare di uomini e donne che girano, come un mulinello attorno all’edicola del Santo Sepolcro, eretta sopra al luogo riconosciuto come la tomba di Cristo, si resta coinvolti nel silenzio dei pensieri, e nella avviluppante situazione contemplativa.




La sera la dedichiamo ad una visita guidata della Gerusalemme notturna.
Torniamo sul Monte degli Olivi, per ammirare la città vecchia illuminata nella notte.




La tappa più suggestiva è senz’altro al Muro del Pianto. Soprattutto considerando che è la sera del sabato ebraico.
Il Muro Occidentale è un muro di cinta risalente all'epoca del secondo Tempio di Gerusalemme.
Il Tempio era, ed è, il luogo più sacro all'Ebraismo. Erode il Grande costruì imponenti mura di contenimento intorno al Monte Moriah, allargando la piccola spianata posta sulla sua cima. Su tale cima era stato eretto il Primo e poi il Secondo Tempio.



Quando il Regno Unito assunse il controllo dell'area nel 1917 con il Generale Edmund Allenby, gli Ebrei erano ancora autorizzati a recarsi al Muro per pregare. Nel corso della prima guerra Arabo-Israeliana l'area attorno al Muro fu conquistata dalla Legione Araba dell'esercito Giordano. Agli Ebrei venne negato l'accesso al Muro e furono costruiti edifici a pochi metri dal Muro.
Nel corso della Guerra dei sei giorni, Israele, dopo 2000 anni, riportò il Muro in possesso Israeliano. Gli Israeliani demolirono il medievale Quartiere Marocchino e costruirono una grande piazza nello spazio di fronte al muro, oggi utilizzato da migliaia di ebrei durante le ricorrenze ebraiche. Gli ebrei si recano al muro per poterlo toccare con le loro mani, ed infilare nelle fessure del muro dei foglietti con sopra scritte le loro preghiere




La sera, e la notte, del Sabato, il Muro del Pianto sembra essere solo degli ebrei ultraortodossi, con i loro particolari costumi.
La nostra guida ci racconta un po’ di loro. L’espressione ebraica per definire gli ultraortodossi è haredim, i trepidanti. Le comunità haredim sono mondi chiusi e protetti che danno ai loro membri un senso di appartenenza e la sensazione di essere tra persone che si prendono cura le une delle altre.
Mentre gli uomini studiano nelle accademie rabbiniche, gli yeshivot, le donne sfornano figli e cercano di rendere il ritorno dei coniugi nelle case il più gradevole possibile. Nelle coppie haredi, lituane o chassidiche ci si sposa presto. il 70% delle donne prima dei vent’anni, il 90% prima dei ventidue, e in queste famiglie non è inusuale avere dai sei ai dieci figli.
Nel 1978, il governo di Menachem Begin esentò totalmente dal servizio di leva tutti gli studenti degli yeshivot. Questo in un paese dove gli uomini sono chiamati nell’esercito per almeno tre anni e dove fino a 35 anni sono soggetti a richiami di almeno un mese all’anno. L’esenzione ha rappresentato una svolta clamorosa che negli anni successivi ha fatto lievitare il numero degli studenti nelle accademie rabbiniche.





All’esenzione, va aggiunto il contributo che lo Stato israeliano riconosce a questi studiosi. Il 60% degli uomini della comunità ultraortodosse si è posto volontariamente fuori dal mercato del lavoro. Una famiglia con sei figli i cui genitori sono disoccupati riceve in aiuto dallo Stato più di 2000 dollari al mese esentasse, cifra superiore al reddito medio di una famiglia israeliana.
Sono molti quelli che in Israele disapprovano che il sostegno a questi parassiti avvenga a spese dei contribuenti israeliani. Anche la nostra guida non sembra esserne contento.
D’altronde l’idea che una parte dei soldi che versa allo Stato come cittadino, per quanto piccola, venga utilizzata per questi fanatici, che stanno condizionando sempre di più la vita pubblica e politica di Israele, è chiaro che non può piacergli.
Noi abbiamo notato che i tessuti dei loro cappotti sono pregiati, i tagli ricercati, forse anche firmati. Così anche le loro lunghe trecce nascono tagli alla moda, riccioli e boccoli un po’ innaturali per essere spontanei. Ed Hanry ci racconta alcune storie su questa comunità, mentre con il pulmino ci fa fare il giro del loro quartiere.
Di come fanno i soldi commerciando diamanti e facendo altri affari proprio mentre sono al muro del pianto, riuniti tra loro o parlando al telefonino. Ma anche della segregazione di fatto in cui tengono le loro donne, divise dagli uomini al muro, sui mezzi di trasporto, e che coprono con un lenzuolo nel momento in cui fanno sesso con loro.







La nostra serata, dopo una bevuta tra i giovani che affollavano i locali della moderna Gerusalemme, si conclude, a notte fonda, davanti alla Knesset, la sede del parlamento israeliano.

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