alba a pierino

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lunedì 22 agosto 2011

mele dell'Alto Adige

Mi lascio Merano alle spalle quando il sole è già sceso oltre la cresta di montagne che chiude a sud-ovest la Val Passiria.
La strada risale la valle, sinuosa come il torrente che a volte costeggia, attraversando piccoli borghi di case dal tetto spiovente e i fiori alle finestre.
Proseguo verso la Val Venosta. Di tanto in tanto vedo sfrecciare uno dei coloratissimi trenini della valle.


Lungo la strada frutteti ovunque. Filari di piante di mele che si allungano in ogni spazio libero lasciato dalle abitazioni.
Mi fermo lungo la strada, in uno stretto vialetto che porta ad una piccola fattoria. Filari di Granny Smith tenute come siepi di un importante giardino. Forme ordinate, foglie pettinate, frutti copiosi come addobbi di un albero di natale.
Sono palle di color verde chiaro, quasi fluorescente nelle ombre della sera sempre più lunghe.



Ne colgo una, salgo in macchina e prendo a mangiarla mentre guido. Il gusto è decisamente acidulo, mentre l'aroma è leggero come quello di un frutto ben maturo. La polpa è compatta e dura, e così tanto succosa che mi si bagna il mento.


Lungo le pendici della valle, a sud come a nord, sul fondo valle, come a mezza costa, anche nelle quote più alte, si vedono getti d'acqua irrigare i frutteti.
L'aria è fresca, asciutta, il cielo sempre più bruno, la luce sempre più scarsa.
A Vezzano, di cui si nota il campanile della chiesa alzarsi sopra ai filari di mele, stanno annaffiando delle mele rosse.



Per me sono più difficili da riconoscere, e non avendo modo di coglierne e mangiarne una, resto col dubbio su quale varietà sono, e riparto.

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