Il borgo di Niccioleta, che si trova all’interno del
territorio del comune di Massa Marittima, è sorto nel Medioevo, attorno
all’attività di escavazione della calamina. Ma sarà nell'Ottocento che assumerà
una certa rilevanza, per il rinvenimento di un importante giacimento di pirite.
Questa nuova attività, fece sì che la popolazione di Niccioleta aumentò
sensibilmente, tanto che divenne uno dei principali centri di estrazione delle
Colline Metallifere, raggiunto per lavoro da numerosi minatori dalla vicina Massa
Marittima, da Castell'Azzara, da Santa Fiora e da altre zone del Monte Amiata.
Nel 1933, il paese assunse la fisionomia che presenta ancora oggi, grazie al
rinnovamento della miniera istituita dall’azienda Montecatini.
Niccioleta è oggi conosciuta soprattutto per gli eventi del
13 e 14 giugno 1944.
Il 13 giugno 1944, i reparti nazisti e fascisti irruppero a
Niccioleta per punire i suoi abitanti che, come in molte zone del grossetano,
avevano disertato di presentarsi ai posti di polizia fascisti e tedeschi di
Massa Marittima, in seguito ad un manifesto affisso in tutti i comuni della
provincia di Grosseto.
Sei minatori, Ettore Sergentoni, con i figli Aldo e
Alizzardo, Rinaldo Baffetti, Bruno Barabissi e Antimo Ghigi, vennero fucilati
subito nel piccolo cortile dietro il forno della dispensa, largo non più di tre
metri.
Il minatore Giovanni Gai riuscì a fuggire nella macchia.
Altri 150 operai furono portati a Castelnuovo di Val di
Cecina, e la sera del 14 giugno, 77 minatori vennero giustiziati sulla strada
per Larderello, 21 deportati in Germania e gli altri liberati.
Sul finire degli anni ’80, l’ENI, proprietaria delle miniere
grossetane attraverso AGIP Miniere, ritiene non più economica l’estrazione
della pirite per la produzione dell’acido solforico.
Con la Legge Ordinaria n. 221 del 30/07/1990, Nuove norme
per l'attuazione della politica mineraria, lo Stato Italiano prende atto della
mutata situazione dell’economia mineraria, e stabilisce le linee per la
completa dismissione dell’attività estrattiva in Toscana.
La miniera di Niccioleta chiuderà nel maggio del 1992. Con
la chiusura della miniera, il paese presto si è spopolato.
A metà declinai '90 l'ENI venderà anche lo stabilimento di Scarlino della Solmine, dove però ancora oggi si produce acido solforico, non più "arrostendo" la pirite, ma utilizzando lo zolfo proveniente dalla raffinerie, dove vengono desolforati i combustibili derivati dal petrolio.
Come in ogni villaggio minerario, è possibile ancora oggi
osservare edifici adibiti alla estrazione risalenti al XIX secolo. La chiesa
parrocchiale di Santa Barbara, con il palazzo del direttore della miniera e diverse
abitazioni un tempo alloggi di minatori.
I greci chiamavano pirite (da pyr “fuoco”) alcuni minerali e
rocce che per strofinamento emettevano scintille e potevano accendere il fuoco.
Nel cinquecento l’uso del termine pirite si restrinse ai
solfuri metallici e nel settecento ci si accorse che le piriti erano almeno
tre: arsenopirite, calcopirite e pirite.
Solo nell’ ottocento il termine assunse il significato che
ha oggi.
La pirite
ha tratto in inganno più di un cercatore d’oro inesperto per la sua somiglianza
con il prezioso metallo, per questo è chiamata “oro degli stolti”.
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