alba a pierino

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venerdì 10 dicembre 2010

girasoli, di quando si parlava della fine del millennio (9)

Il 5 maggio scorso avevo iniziato a riproporre "Frammenti", una collana di foto-pensieri in cui raccoglievo/raccontavo dei segni che fossero capaci di rappresentare il varco della data del cambio del millennio.
Il primo numero aveva per titolo "MATTONI".
http://aurelio-vivereapierino.blogspot.com/2010/05/di-quando-si-parlava-della-fine-del.html
Il secondo numero, "NUVOLE".
http://aurelio-vivereapierino.blogspot.com/2010/05/di-quando-si-parlava-della-fine-del.html
Il terzo numero, "STRADE".
http://aurelio-vivereapierino.blogspot.com/2010/07/strade-di-quando-si-parlava-della-fine.html
Il quarto numero, "ORIZZONTI".
http://aurelio-vivereapierino.blogspot.com/2010/07/orizzonti-di-quando-si-parlava-della.html
Il quinto numero, "ACQUE".
http://aurelio-vivereapierino.blogspot.com/2010/09/acque-di-quando-si-parlava-della-fine.html
Il sesto numero, "MACCHINE".
http://aurelio-vivereapierino.blogspot.com/2010/10/macchine-di-quando-si-parlava-della.html
Il settimo numero, "PAPAVERI".
http://aurelio-vivereapierino.blogspot.com/2010/11/papaveri-di-quando-si-parlava-della.html
L'ottavo numero, "VITIGNI".
http://aurelio-vivereapierino.blogspot.com/2010/11/vitigni-di-quando-si-parlava-della-fine.html

Continuando a seguire il filo conduttore fondato sul confronto rappresentato dalla contrapposizione-complementarietà tra l'uomo e la natura, questo nono numero, intitolato "GIRASOLI", primo elemento della terza tetralogia, voleva rappresentare come la natura ha i suoi tempi, i suoi cicli, il suo calendario, indipendentemente dal calendario della storia dell'uomo.






Il nono numero di "FRAMMENTI", realizzato nel mese di settembre del 1997, lo presentai nei locali dell'Ex Frantoio di San Domenico, in San Miniato, nello stesso mese. Per riproporlo poi nel mese di novembre dello stesso anno, all'interno delle iniziative dell'annuale Mostra Mercato del Tartufo Bianco di San Miniato.





primi pensieri
Una lunga storia di lotte per la sopravvivenza.

Nella tumultuosità degli eventi che caratterizzano questo fine millennio, fuori e dentro le nostre abitudini, viaggiamo. Lo facciamo attraverso le notizie che, mediate, ci giungono dal villaggio globale, apparendoci lontane e curiose, ma così vicine nei significati e spesso nella loro drammaticità. Sia quelle sociali così intrinsicamente legate alla nostra storia passata o alla probabile futura, sia quelle di carattere economico che silenziose e date ai margini del pacchetto informativo, ma così pesanti sulle nostre future aspettative. Le strisce di notizie che attraversano il nostro quotidiano rapporto con i media ci mostrano un pianeta che si avvicina ad una data che, in verità, ha un significato per una sola parte di esso.
Parte del nostro pianeta, la parte che professa la fede cristiana, si accinge a festeggiare l'avvento del terzo millennio, ma è una porzione variegata, che giunge a questo appuntamento da situazioni molto diverse tra loro. Sulla strada che porta a quest'avvenimento si incontra un occidente opulento, ricco e dissipatore, dove anche chi è considerato povero ha possibilità di consumi, ma anche di aspirazioni sociali che non appartengono alla gran massa degli altri quattro quinti degli abitanti del pianeta. Fuori da esso c'è di tutto, dall'immensa ricchezza al niente, passando attraverso guerre, diritti civili negati, sfruttamento.
Il popolo Masai, che abita l'altopiano keniota, in Africa orientale, da me direttamente conosciuto la scorsa estate, non sa del terzo millennio quanto dell'attuale, per loro il passato sono i riti ancestrali che ne regolano le abitudini e la venerazione degli avi. Mentre il futuro si ferma nello scrutare l'orizzonte in attesa di una pioggia che li aiuti nella loro principale quotidiana occupazione, la ricerca dell'acqua. Il terzo millennio visto dall'altopiano dell'Africa orientale assomiglia molto da quello che si può scorgere stando sdraiati in un campo di girasoli. In esso si nota la febbrile azione delle api, che si agitano da una pianta all'altra. I girasoli, con i loro magnifici fiori gialli, stanno tutti disposti verso il luogo dove il sole sorge, qualsiasi sia la disposizione del seme al momento della semina, incuranti di tutto.
Di fronte a questa immutabilità del comportamento dei girasoli in particolare, come della natura in generale, al cospetto del nostro conteggio degli anni, si può cogliere la similitudine con la volontà di quelle popolazioni di mantenere i loro usi e costumi nonostante la continua contaminazione attuata dal turismo proveniente dal nostro occidente opulento e dissipatore. Il Masai coglie il motivo che porta quelle persone a visitare la loro terra, ma due cose gli rimangono incomprensibili. Accettano che sia la curiosità a condurci fin lì, ma non comprende da dove possono provenire le risorse per farlo. L'altra cosa che non comprendono, o che non vogliono comprendere è il significato di alcuni cippi in pietra che delimitano il confine tra la Tanzania ed il Kenia e che attraversa la loro terra.
Come è difficile la storia di un mondo dove ciascun uomo deve lottare per avere una propria storia. E come esso è complementare con la natura in questo. In natura le piante, come gli animali, sono in continua lotta tra loro per l'utilizzo delle fonti nutritive. I nostri girasoli, anche loro, esplicano un'azione competitiva con le altre piante presenti sul terreno, azione che compiono anche e soprattutto con l'aiuto dell'uomo che ne cura la pulizia e la crescita, ma anche tra loro stessi. Semi che riescono a germinare per primi, grazie ad una più alta capacità energetica data ad essi dalla casualità dei fattori influenzati dal miglioramento delle specie attuato in forma complementare dall'uomo e dalla natura, danno poi piante che si accrescono più velocemente a scapito di piante meno energiche che le sono vicine.
Per legare questo nono frammento raccolto dentro alla mia vita che si accinge ad attraversare il passaggio al terzo millennio, al mondo che si muove attorno, potremmo lanciare lo sguardo verso chi, in un certo qual modo, ha già compiuto un trapasso temporale forse ben più importante dell'avvento del terzo millennio. Nel sud-est asiatico gli abitanti di Honk-Kong hanno già scoperto il loro terzo millennio, una data ha rappresentato per loro, senza particolari sconvolgimenti, il trapasso ad un nuovo sistema di vita. Pur restando nella loro abitazione, mantenendo la stessa medesima occupazione, hanno cambiato identità. Nuovi rapporti col mondo esterno, nuovi rapporti interpersonali con la propria città, nuovo futuro davanti alle proprie aspettative.
Il terzo millennio lì è davvero arrivato, a noi ci aspetta una data da festeggiare, un giubileo da onorare, e nient'altro che aspettarsi un altro giorno?

pensieri in foto
Il foto-percorso che segue questo nono frammenti di fine millennio, si sviluppa all'interno di una ricerca di riproduzione di particolari forme e colori che caratterizzano le fasi di sviluppo di una pianta, che all'interno dell'infinito panorama che la natura è capace di mettere davanti ai nostri occhi, si mostra in maniera emozionale davanti ai nostri occhi. La ricerca si muove dentro ad aspetti che si formano in maniera mediata tra la bellezza della pianta e i particolari meccanismi biologici che ne regolano la vita.
Lo splendore del fiore, la sua originale posizione, la lunghezza ed il meccanismo della fioritura, la maturazione del seme, attraverso questi momenti-aspetti la ricerca fotografica si muove confrontandosi con l'ambiente dove i girasoli sono inseriti. Così l'immagine fotografica nasce dapprima come momento di testimonianza per divenire poi atto di rappresentazione dal vero di particolari che l'animo coglie nel dato istante. Quindi nella molteplicità di scenari che una vasta coltivazione, come quella dei girasoli, offre, la ricerca si esplica nell'individuazione di quei segmenti di confronto tra autore e soggetto.
Avviene così che tra i fattori che mediano lo stato d'animo che si predispone al confronto col soggetto, entra anche il mezzo finale che mostra i segmenti di confronto. Così la volontà-necessità di usare il formato col quale propongo i foto-frammenti in collezione mi spingono, per esaltarne la resa visiva e l'impatto emozionale, ad una esasperata esclusione di soggetti e colori, fino a cercare di giungere ad effetti bicromatici con la doppia valenza. Un primo valore artistico-visivo, ed un secondo didattico-testimone.

Otto fotoFrammenti di girasoli fioriti e maturati quest'estate.
I foto-frammenti che propongo con "GIRASOLI" sono immagini raccolte in un unico giorno di questo luminoso luglio, osservando e ritraendo i girasoli seminati nei dintorni di Ponte a Egola ed alla Badia.


La fioritura del girasole avviene in maniera scalare, il momento de la schiusa dei fiori segnerà il carattere della pianta. I girasoli che schiuderanno per primi avranno fiori più grandi e quindi il periodo di fioritura sarà maggiore, perché maggiori saranno i semi che si formeranno.


I girasoli hanno questo nome perché il loro fiore ha la caratteristica di aprirsi nella direzione in cui sorge il sole. Così le coltivazioni sono costituite da file e file di piante che hanno tutte i fiori rivolti verso un'unica direzione. E come occhi sulla strada i fiori dei girasoli sembrano, per l'insistenza con la quale sembrano rivolti, davvero guardare in una precisa direzione.


Una folla di occhi o volti, potrebbe essere questa una delle più semplici metafore che un gruppo di girasoli, tutti rivolti verso di noi, ci possono ispirare. Con la parte centrale del fiore dove si formano giornalmente i semi, ciascuno alla propria velocità, che danno a ciascuno connotati fisici diversi.


Un campo di girasoli è una magnifica distesa di giallo e di verde, che va ad inserirsi dentro al paesaggio rurale, fatto di altre colture, macchie spontanee e lineamenti orografici.


I gialli petali dei girasoli sono leggere punte che si irradiano attorno al cerchio dei semi in formazione. Essi risaltano il loro splendente colore nell'azzurro del cielo estivo.


Un'altra particolarità del girasole è la sua affinità con gli insetti impollinatori. Trovare un'ape intenta a succhiare il polline del suo enorme fiore è un'incontro comunissimo. Si può tranquillamente affermare che le api sono parte integrante della coltivazione del girasole.


I semi del girasole sono oramai formati, i petali sono caduti la la cariosside, il cerchio di semi, si piega rivolgendosi lentamente verso il basso. Questo rivolgersi verso il basso è un'azione di difesa che la pianta compie per salvaguardare i semi dalla voracità degli uccelli, a questo scopo vengono realizzate delle selezioni genetiche verso specie che hanno più accentuata questa caratteristica. Il seme è coperto a sua volta di una piccola infiorescenza, che durante la maturazione cade.


Il girasole maturo è terreno di conquista per gli stormi di uccelli che vagano per la campagna in cerca di cibo. In questo girasole sono molto evidenti i segni di questa azione che ben evidenzia la lotta che i vari componenti della natura compiono tra loro per la propria sopravvivenza.

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