alba a pierino

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venerdì 3 settembre 2010

terza pagina di "Terra"


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(segue dal post di ieri)

Giungemmo a Castello, c'era mercato. Noi lasciammo la moto vicino alla stazione, e a piedi attraversammo la folla delle bancarelle per raggiungere la parte opposta della piazza. Davanti all'agenzia del consorzio agrario c'era il solito capannello di commercianti e contadini. Molti di loro li conoscevo, e mi salutarono. Ai margini, seduta su di una sedia messa di fianco alla porta secondaria dell'agenzia c'era il signor Mariano.
Mi aspettava, avevamo fissato per le otto, ed anche se erano neppure le sette, lui era già lì.
Lo salutai da lontano, e quando gli fui vicino ed allungai la mia mano per stringere la sua, lui si alzò dalla sedia.
—Lei è in anticipo, se ha da fare faccia pure, sbrighi pure le sue faccende, io son qui tutta la mattina e poi avevamo fissato per le otto, e - guardando il suo orologio al polso - manca più di un'ora al nostro appuntamento.—. Mi disse con aria distinta e rispettosa il signor Mariano.
Io sul principio ero indeciso se aspettare l'ora fissata e fare il gentiluomo oppure, se lui era libero, vedere di concludere subito l'affare, che d'altronde era l'unico interesse che mi aveva portato quella mattina a Castello. Decisi per la seconda.
Questa mattina io non avrei altri interessi qui a Castello all'infuori dell'affare che abbiamo da concludere noi due.—, gli dissi risoluto.
Bene, io sarei libero già fra dieci minuti.—, mi rispose con garbo.
Ma il signor Mariano, uno dei titolari dell'agenzia, non è che avesse da fare davvero in quei dieci minuti, ma neanche che avesse preso tempo a sfogo di un vezzo, non voleva fare il prezioso insomma. Era quei minuti intorno alle sette, il momento più importante della borsa merci animata dai capannelli. Ed il signor Mariano era estremamente interessato a quegli scambi. Spesso era chiamato a suggellare gli accordi, ma soprattutto egli era una specie di organizzatore e al tempo stesso di supervisore.
Quegli affari avvenivano sotto i suoi occhi e spesso erano da lui orchestrati. Infatti, a turno, invitava compratori da fuori, di sua conoscenza, dai quali riceveva una provvigione sugli affari conclusi. Era uno che ci sapeva fare, uno serio ed onesto, che conosceva il suo mestiere. Ma soprattutto non si approfittava mai di nessuno, nessuno che si fosse mai lagnato di fregature o raggiri avuti da lui.
Il signor Mariano si rimise a sedere ed io e Giuseppe pensammo bene di allontanarci per non disturbarlo. Ci fermammo, in piedi, all'ombra di un platano e ci mettemmo ad osservare la merce di un venditore di lame e coltelleria.
In quel momento stava mostrando ad un anziano signore un coltello da annestino, piccolo e leggermente ricurvo, e ne sottolineava la precisione del taglio. Che gli mostrò facendo ripetuti e veloci tagli a zeppa lungo un tralcio secco del platano che ci ombreggiava. Alla poca convinzione dell'anziano signore, che però era semplice maniera, un modo da indurre il venditore ad uno sconto che convinse il compratore non pienamente soddisfatto della merce, il coltellaio rispondeva con veementi colpi di lama e spropositati elogi alle capacità del suo coltello.
Io tenevo un occhio alla bancarella dei coltelli e l'altro al marciapiede del consorzio.
Seguivo la concitazione delle contrattazioni, e come vidi che i capannelli si stavano allentando, con gli uomini che cominciavano ad uscirne, per salutare altri presenti, cominciando a parlare del più e del meno, mi mossi di scatto verso l'agenzia del consorzio.
Giuseppe fu sorpreso dal mio balzo, ma mi raggiunse in un attimo. Il signor Mariano stava ancora seduto. Come mi vide avvicinare si alzò e fece un passo verso di me.
Mi allungò la mano per stringere la mia e mi disse:
Adesso son tutto per lei. Se ancora le interessa quell'affare mi segua, nel piazzale del consorzio ho quell'oggetto che mi disse le interessava acquistare.—.
L'affare mi interessa più che mai. - gli risposi deciso - E non vedo l'ora di vedere quest'oggetto che mi vuole proporre.—.
Entrammo per l'ingresso secondario, e attraverso un ufficio e la bottega del consorzio, entrammo nel piazzale interno. Di lato, verso il cancello, c'era un camion bianco, con cassone a gabbia. Come gli avevo chiesto.

(continua nel post di domani)


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