alba a pierino

alba a pierino

sabato 25 settembre 2010

mattino


M'illumino
d'immenso
con un breve
moto di sguardi

Giuseppe Ungaretti, Mattina.

Ho sempre ammirato molto questo poeta.
Alle scuole medie era uno dei miei preferiti.
Per me, allora, era quello che scriveva le poesie più corte, e quindi più facili da imparare a memoria.
A me che non è mai piaciuto imparare le cose a memoria.
Vedevo questa azione come una cosa impersonale, il ripetere parola per parola pensieri di altri, forse anche contaminato dall'allora insofferenza alla "preghiera", così meccanica, vuota, impersonale, ripetitiva, sterile sottomissione ad un rigido schema.

Oggi, mi accorgo che quando mi capita di ascoltare persone che citano versi a memoria, provo una certa ammirazione nei loro confronti.

Ma nella brevità dei suoi versi, Ungaretti era capace di sintetizzare immagini ed emozioni, cambiando la poesia dell'ottocento, prolissa ed aggettivata.
Figlio della Storia, nato ad Alessandria d'Egitto da un lucchese manovale allo scavo del Canale di Suez, attraversando, partecipandovi, tutto il "Novecento", arrivando all'alba degli anni '70.


Nessun commento:

Posta un commento