Il primo numero aveva per titolo "MATTONI".
http://aurelio-vivereapierino.blogspot.com/2010/05/di-quando-si-parlava-della-fine-del.html
Il secondo numero, "NUVOLE".
http://aurelio-vivereapierino.blogspot.com/2010/05/di-quando-si-parlava-della-fine-del.html
Il terzo numero, "STRADE".
http://aurelio-vivereapierino.blogspot.com/2010/07/strade-di-quando-si-parlava-della-fine.html
Continuando a seguire il filo conduttore fondato sul confronto rappresentato dalla contrapposizione-complementarietà tra l'uomo e la natura, questo quarto numero, intitolato "ORIZZONTI", concludeva la prima tetralogia, e voleva rappresentare come la natura modellava sia il paesaggio, che l'azione dell'uomo.
Il quarto numero di "FRAMMENTI", realizzato nel mese di febbraio del 2006, lo presentai nella libreria "il Barbagianni" di San Miniato, nel seguente mese di aprile.
primi pensieri
Uno scenario che misura il trascorrere del tempo.
La conclusione di questa prima tetralogia, indagine, raccolta di immagini e pensieri, costituita da un doppio confronto tra gli elementi di contrapposizione e di complementarietà tra l'uomo e la natura, che racchiudesse una prima tappa nell'avvicinamento al terzo millennio, giustifica questo tema ampio che vado ad affrontare. Gli "orizzonti" che ci circondano, quelle linee che pongono un limite alla nostra capacità di vedere, possono rappresentare la fissazione di un termine di paragone con il passato ed il futuro. Se si presta attenzione al segno di questa linea che scrutiamo in lontananza scopriamo che è caratterizzato dalla sagomatura di un insieme di oggetti e soggetti in mutamento.
Sempre seguendo la concezione guida di "frammenti", di una raccolta di segni del nostro tempo da consegnare al futuro, ed indagando attraverso quel sottile filo che divide e lega l'uomo alla natura, "orizzonti" può essere una prima somma. Il contorno del paesaggio che ci troviamo di fronte è il frutto di una doppia azione, umana e naturale, che costruisce con il movimento temporale una situazione ambientale che è tale istante per istante. Quindi in esso ritroviamo i "mattoni" e le "strade", quali segni dell'uomo, sotto ad un cielo di "nuvole", quale elemento della natura.
Matura così la consapevolezza di assistere al trascorrere del tempo attraverso la semplice visione dello scenario che ci circonda. La linea che contorna la sagoma dell'orizzonte che tutti i giorni ci troviamo ad osservare, muta. Spesso in particolari impercettibili, qualche volta con segni evidenti, mentre in alcune occasioni questa linea viene completamente travolta. Dove sta il meccaninismo che agisce su questa linea, che la rende flessibile e mutevole? Rispondere a questa domanda è semplice, se si riesce ad avvere un approccio nei confronti della complessità e molteplicità di agenti che partecipano alla continua trasformazione del nostro mondo.
Si potrebbe innanzi tutto partire dall'azione dell'uomo. Egli, collocato in questo tempo, nell'esercizio di una delle sue maggiori peculiarità, cioé la volonta di affermazione, di emancipazione e sviluppo della propria esistenza, attraverso il suo istintivo senso di proprietà, quasi una reminescenza animalesca, costruisce e crea segni della sua presenza. E nell'esplicazione di ciò faccio un solo, ma efficace esempio: costruisce edifici funzionali per se al loro interno, di un'estetica frutto di un gusto proprio, come fosse un segno di identificazione, al loro esterno. Di conseguenza si assiste al nascere, nei punti più disparati dell'orizzonte di segni di una presenza umana.
Al tempo stesso, continuando nella risposta alla domanda precedente, avviene un'azione messa in atto dalla natura. Quel segno che delimita il nostro vedere è soggetto alle azioni meccaniche che la natura stessa è capace di attuare. Quella linea viene quotidianamente modificata dall'azione degli agenti atmosferici. Acqua, gelo, vento e sole, con il fuoco direttamente correlato, tra loro combinati agiscono in maniera profonda sulla struttura del terreno, rendendolo plasmabile. Un'azione che però non si limita alla sola orografia, ma coinvolge tutto ciò che si trova lungo quella linea. Quindi le stesse manifestazioni della presenza umana sono soggiogate alla loro azione. La frana non porta via solo la terra, ma anche l'albero piantato dall'uomo per le sue esigenze, fino ai suoi edifici.
Questa modificazione si manifesta in maniera accresciuta e senza possibilità di efficace previsione, quando all'azione della natura si somma quella dell'uomo. Partendo dalla considerazione che la natura fa comunque il suo corso, tralasciando gli ipotetici ulteriori intrecci che potrebbero intercorrere sulle cause degli eventi atmosferici, diventa fondamentale l'azione di modifica che compie l'uomo. Se non si tiene in considerazione la possibilità che le due azioni, nello svolgersi, si contrappongano, si rischia di realizzare una cassa di deflagrazione dove l'azione più forte libera tutta la sua energia.
Un'orizzonte, dove netta spicca la modificazione eseguita dall'uomo, e che non rispetta quelle che sono le normali e naturali via di sfogo per le manifestazioni atmosferiche, rischia, a breve tempo, di venire stravolto da un'energia che ancora non sappiamo controllare, che cerca e trova comunque una sua strada dove scaricare la sua forza.
pensieri in foto
Per sviluppare questo particolare percorso di foto-frammenti che costituiscono questa collezione, ho pensato alla creazione di una serie di immagini che riescano a costruire l'idea di "orizzonti" che in maniera realistica possano esprimere la capacità di una linea di rappresentare un motivo di interesse. Di rappresentare un momento, una tappa, della continua metamorfosi del'assetto orografico del territorio. Dove anche la semplice conduzione di un terreno, attraverso le ruotazioni colturali, è mezzo di mutazione.
A questo modo ho incentrato il mio studio e la mia osservazione, cercando tra quei motivi paesaggistici legati alla presenza di soggetti creati dall'uomo ed inseriti in un contesto naturale rappresentato dalla terra e dal cielo. La conformazione stessa del terreno, cioè la propria figura, che va costituire il substrato su cui si appoggia l'attività dell'uomo, viene particolarmente evidenziata nel raffronto col il cielo, che è l'elemento che chiude e mostra l'orizzonte stesso.
Nel progettare questa serie di foto-frammenti, che fosse capace di fissare un punto fermo da portare al terzo millennio come elemento di paragone con le modificazioni a venire, avevo pensato a delle linee di orizzonte da confrontare con un cielo particolare. Avevo pensato ad un confronto con il cielo terso dalla tramontana, che al tramonto era capace di realizzare dei colori capaci di offrire motivi fotografici molto interessanti. Ma essendo "frammenti" un'opera nata e progettata in una serie di uscite a cadenza periodica, legate tra loro, ed in più costretta a subire le contaminazioni di un tempo che comunque corre per suo conto, mi sono trovato a ripensarne la creazione.
Otto fotoFrammenti di Orizzonti di questi giorni.
I foto-frammenti che propongo con "ORIZZONTI" sono immagini raccolte in due unici giorni di questo piovoso febbraio, osservando e ritraendo gli orizzonti disegnati dalle colline della Valdegola più delle viste della Valdarno realizzate da casa mia.
Le Montagne lontane sono l'orizzonte più classico, l'ultimo insormontabile baluardo al nostro sguardo. E' la linea più lenta nel mutare. Capace di resistere maggiormente per la sua natura. Ma anche perché più lontana, della quale pochissime volte la limpidezza della vista ci consente un'osservazione curata dei particolari, che quasi sempre ci sfuggono, impedendoci una reale percezione del mutamento.
Così è l'orizzonte più vicino, quello della Collina di fronte, la linea che meglio ci permette di rendersi conto del tempo che trascorre e dei cambiamento che esso porta con sé.
Sono colline dai molteplici motivi d'attenzioni, dalle molteplicità di forme. Forme arricchite dalla presenza di soggetti peculiari a questo territorio. Come la Fila di Olivi che ne corona la cresta, quasi a rappresentare la merlatura dei bastioni di un castello, costruiti per celare e proteggere ciò che avviene al suo interno.
Sono colline che l'uomo modifica per modellarle alle proprie esigenze. Le plasma per coltivarle. Ne spiana le asperità, ne addolcisce il declivo, per realizzare una Piaggia lavorabile, percorribile con le proprie macchine e i propri attrezzi.
Mettendo alla prova la nostra capacità di osservazione per soddisfare la naturale curiosità, incontriamo delle particolari situazioni che ci spingono a sviluppare la nostra attenzione. Delle Case sull'Orizzonte diventano un'ulteriore incentivo, uno stimolo aggiuntivo alla volontà del conoscere, una porta verso il nuovo.
Troppo spesso, però, il nostro orizzonte è così vicino da impedirci la vista di quei cambiamenti che altrove avvengono e segnano il mutamento dei tempi. E degli Alberi al tramonto, che si innalzano a pochi metri dalla notra vita quotidiana, rappresentano un vero muro che tiene fuori la vista della vita degli altri.
Le manifestazioni del clima non soltanto agiscono sui contorni fisici dei nostri orizzonti, ma agiscono ed influenzano la nostra possibilità di osservazione di ciò che ci circonda. Una Foschia è capace di nasconderci anche le cose a noi più conosciute e familiari, rendondo indefiniti i contorni e conosciamo.
Ma orizzonte è tutto quanto il Paesaggio. E' tutto quanto il nostro occhio vede. La casa del vicino, il paese che si vede dalle nostre finestre, fino alle sagome delle colline che, sormontandosi si innalzano fino alle montgne che chiudono la nostra vista.
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