alba a pierino

alba a pierino

lunedì 9 agosto 2010

in cinquecento a Roma, quinto giorno

E' lunedì, la permanenza a Roma sta per finire.
Decidiamo di fare un salto allo Zoo, o BioParco, come lo chiamano dal 1998.

Ore 11,20.
Il Bioparco è il giardino zoologico di Roma. Attualmente ospita 1144 animali di 222 specie diverse. Si trova all'interno di Villa Borghese.
Il Bioparco ha una lunga storia. È stato concepito, come zoo, nel 1908 da un'organizzazione, il cui scopo era quello di destinare una zona della città come esibizione di specie animali esotiche a scopo educativo. Lo zoo aveva una superficie di circa 12 ettari e fu costruito nella parte settentrionale di Villa Borghese. Fu inaugurato tra grandi festeggiamenti il 5 gennaio del 1911. Primo direttore fu lo zoologo tedesco Knottnerus-Meyer.
Nell'impianto sopravvissero fino ai tardi anni settanta alcuni discendenti del Leone Eritreo, oggi estinto, i cui primi esemplari erano stati portati a Roma dalla colonia Eritrea fra il 1932 e il 1935.

Primo approccio con il BioParco con la vista all'area della Biodiversità. Qui incontriamo rettilari ed acquari.


Molto divertente è stata la visita ai Macachi del Giappone. Li abbiamo visti mentre pranzavano. Qualcuno prendeva le pesche, le sbucciava, ne lavava i pezzi dell'acqua dello stagnetto, e mangiava...


I Lemuri
Un'Iguana del Rettilario.

Un Pavone a spasso per i vialetti.

La Casa delle Giraffe, creata nel 1926, in perfetto stile moresco, è stata restaurata ed adeguata tecnologicamente.
Questo intervento, conclusosi agli inizi del 2002, è tra i più importanti nell'opera di recupero delle architetture originali dello storico giardino zoologico di Roma.
Con un sapiente intervento di restauro conservativo si è recuperato ogni dettaglio architettonico che ha caratterizzato questo interessante edificio, come le merlature delle finestre con le formelle multicolori in ceramica.
L'area è stata ampliata sino a 1700 mq, abolendo i fossati, sostituendoli con spazi d'acqua ambientati e meno impattanti.
Il 21 maggio scorso, nel Bioparco di Roma e' nata una giraffa, alta un metro e settanta e del peso di settanta chili, che solo in questi giorni e' stata presentata alla stampa.
La giraffina, una femmina, che e' nata con 10 giorni di ritardo sulla data prevista, ma senza inconvenienti, va ad aggiungersi al gruppo di 4 animali che abita nella Casa delle Giraffe: la mamma Carroll di 16 anni e la sorella maggiore Cameron, anche lei figlia di Carroll, di 3 anni, Esperanza la giraffina nata al Bioparco nell'agosto 2006 e Rocco, l'anziano maschio che vive al Bioparco dal 2005, con una storia di maltrattamento alle spalle: per molti anni è stato costretto a lavorare in un circo e poi, diventato troppo anziano, è stato ceduto ad un parco di divertimenti dove ha vissuto recluso in uno spazio angusto.

Ore 14,00. Ponte Milvio, Roma.
Inizia il viaggio di ritorno. La Cassia inizia qui.
Su questo lato del ponte, i tronchi di colonne portano i nomi delle città che verranno raggiunte dalla Flaminia, la strada che attraverso l'Umbria, porta fino a Fano, nella costa marchigiana. Ma la Flaminia, come le altre strade consolari, ha inizio dal Campidoglio.


Ore 14,15. Usciti da Roma, lungo la strada ci fermiamo ad un supermercato per acquistare il necessario per un pic-nic.
Superato Monterosi, quasi alla fine del tratto a quattro corsie, usciamo dalla Cassia SS2, per la Cassia Cimina SS331.
E' una deviazione, un percorso alternativo, già ai tempi della Francigena, da e per Viterbo, attraverso i Cimini, costeggiando il Lago di Vico.

Subito il paesaggio agrario muta, i seminativi diventano sempre più frequentemente dei noccioleti. Impieghiamo un po' a trovarne uno non recintato.
Ore 15,30. Pic-nic nel noccioleto, con grande mangiata di cocomero.

Ore 17,00. Ronciglione. E' un comune della provincia di Viterbo, situato lungo il percorso ad ovest del Lago di Vico della via Francigena.
Posizionata a nord di Roma, tra la via Cassia e la via Flaminia, sul percorso della via Cassia cimina, la parte medioevale di Ronciglione sorge su un grosso ciglione tufaceo, posto alla confluenza di due corsi d'acqua, il Rio Vicano, emissario del Lago di Vico, e il Fosso Chianello che, dopo le colmate farnesiane del XVI secolo, ora scorre sotterraneo. Le colmate dei Farnese hanno permesso lo sviluppo rinascimentale e moderno della cittadina su un secondo sperone tufaceo.


Ore 17,20. Caprarola.
Caprarola si trova nel versante sud dei Monti Cimini ad est rispetto il Lago di Vico, arroccata su uno sperone tufaceo è posta tra le vie consolari, ora strade statali, Cassia e Flaminia. Per la bellezza dei luoghi è stata oggetto nel 1995 di studi della Scuola di Architettura del Principe Carlo d'Inghilterra, soprattutto per la presenza del Palazzo Farnese.Era questo l'obiettivo principale di questa deviazione dalla strada principale. Sapevo che il lunedì era giorno di chiusura del Palazzo, ma ho voluto tentare, pensando che essendo agosto... Invece, il palazzo non può essere visitato.
Si tratta di uno dei più importanti palazzi dell'architettura rinascimentale-maniersita. Fu edificato nel XVI secolo su progetto di Jacopo Barozzi da Vignola sulla basi di una precedente fortificazione a pianta pentagonale ideata da Antonio da Sangallo il Giovane, di cui il Vignola mantenne il perimetro esterno. Il primo incarico per la progettazione venne affidato dal card. Alessandro Farnese al Sangallo, ma appena realizzata la base pentagonale con 5 bastioni angolari, i lavori vennero sospesi poiché il cardinale venne eletto papa Paolo III. Fu il nipote Alessandro juniore a riprendere i lavori affidando la realizzazione al Vignola il quale convertì l'austero progetto di una fortezza in una meravigliosa villa pentagonale a cui lavorarono i nomi più illustri di quel periodo.


Ore 17,40. Lago di Vico.
Il lago di Vico è probabilmente il meglio conservato tra i grandi laghi italiani di origine vulcanica. Incluso tra le aree di particolare valore naturalistico del Lazio, tra i biotopi di rilevante interesse vegetazionale in Italia e parte della Riserva naturale del lago di Vico, consente lo sviluppo della vita di numerose e rare specie animali.
Formatosi dal riempimento di un cratere vulcanico si è vista dimezzata la superficie in epoca etrusca con la costruzione di un canale sotterraneo che, attraversando la montagna e gettando le acque del lago nel vallone formando il Rio Vicano, ha permesso di rendere fertile un grande territorio.

Ore 18,00. San Martino al Cimino, località del comune di Viterbo.
San Martino al Cimino è una nota località di villeggiatura dei Monti Cimini apprezzata per l'ottimo clima, i boschi ricchi di funghi e castagne, l'importante chiesa gotica e la posizione geografica con vista panoramica sul piano di Viterbo. L'antico centro medioevale, cresciuto intorno all'abbazia cistercense, è stato riadattato nel XVII secolo secondo il gusto dell'epoca, ma conserva tracce della vecchia cortina muraria e dell'originaria struttura urbanistica.
La parte alta del centro dell'abitato, raggiungibile mediante due porte collegate dalla strada principale, conserva la chiesa e il secentesco Palazzo Doria Pamphili fatto costruire da Donna Olimpia Maidalchini, utilizzando parte dei materiali avanzati dalla ristrutturazione del palazzo di proprietà della famiglia Pamphili in piazza Navona a Roma dove di fatto ha abitato fino alla morte del cognato, Papa Innocenzo X.
San Martino al Cimino nasce come borgo intorno alla già esistente abbazia cistercense, per opera di Donna Olimpia Maidalchini, la quale era molto potente essendo la cognata del Papa Innocenzo X. Olimpia infatti pretende dal cognato il titolo di pricipessa di San Martino al Cimino e fatto costruire il borgo, lo popola con i reclusi del carcere di Civitavecchia che fa liberare dal Papa e con le prostitute che erano presenti lungo la Cassia, assegnando alle nuove coppie una dimora all'interno del borgo.

L'edificio religioso presenta una facciata solenne ornata da un rosone e da una grande polifora gotica: ai lati si ergono due basse torri campanarie di aggiunta posteriore sormontate da cuspidi piramidali. Particolarmente armonioso è il retro della costruzione con l'abside poligonale di pietra. Sul fianco della chiesa si aprono i resti del chiostro di cui non restano che poche colonne sobrie ed eleganti. L'interno, semplice ed austero, ricorda le grandi cattedrali gotiche e le abbazie cistercensi per l'altissimo soffitto a crociera, le ampie finestre ed il colonnato con pilastri a croce.
L'abbazia è direttamente collegata con il vicino palazzo Doria Pamphili, tramite una specie di corridoio costruito sopra un arco che collega il chiostro con la piazza retrostante la stessa abbazia. Nella parte sottostante ci sono alcuni locali oggi sede della confraternita, all'interno dei quali, in una vela del soffitto di una piccola stanza, è raffigurato in un affresco, il castello di Montecalvello, feudo della famiglia Pamphili e successivamente, proprietà di Donna Olimpia.
All'interno dell'abbazia, nella navata centrale è sepolta Donna Olimpia Maidalchini, morta di peste a San Martino al Cimino il 26 settembre 1657 all'età di 63 anni.




Ore 18,30. Viterbo.
E' questa la nostra ultima meta odierna.
Arriviamo in città con il sole che si abbassa all'orizzonte.
Andiamo in albergo, prendiamo la nostra camera, ci rinfreschiamo e prendiamo la macchina per andare a cenare in centro.

Ore 20,30. Entriamo all'interno delle mura da Porta Fiorentina.
Diamo un'occhiata agli orari di apertura del Museo Nazionale Etrusco.
Scendiamo per Piazza San Faustino, fino a Piazza dei Martiri d'Ungheria.



Ore 21,00.
Ceniamo in una trattoria tipica. Abbacchio scottadito e tagliata, non un gran ché.
La vista però vale più della cena, con una splendida visuale sul complesso della Rocca dei Papi e la Cattedrale di San Lorenzo.


Ore 22,45.
Dopo cena, passeggiata per le vie centro, che si riempiono man mano che si sale al centro storico, attorno a Piazza del Plebiscito.





A chiusura della serata, finale a sorpresa. Con il costume sotto ai pantaloni ci dirigiamo fuori Viterbo, in direzione di Tuscania, vicini all'aeroporto militare.
Lì c'è una delle aree delle Terme di Viterbo. E' la sorgente termale delle Piscine Carletti, distante circa 2,5 Km dal centro di Viterbo.
Questa zona ipertermale, il cui accesso è assolutamente gratuito, è costituita da due sorgenti ed è situata in prossimità dell’incrocio tra strada Terme e la Strada Tuscanese. L’acqua termale ha una temperatura in uscita di circa 58°C, ed alimenta diverse vasche.
L'area non è illuminata, ed il buoi è pressoché assoluto. Si vede appena dove si mette i piedi.
Con la bimba ci immergiamo. Il livello dell'acqua è molto basso, neppure 20 cm. Vicini alla sorgente si fa fatica a tenere i piedi nell'acqua da quanto è calda.
Ci facciamo i fanghi...


Mentre sono nell'acqua vedo una stella cadente.
Esprimo un desiderio. E poi mi accorgo che ormai sono diversi anni che guardo il cielo, in cerca di una stella che porti questo mio desiderio. La sto ancora cercando, perché quel desiderio non si è ancora realizzato.
Chissà se quella che ho incontrato stasera, inaspettata, non sia quella giusta...

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