alba a pierino

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giovedì 26 agosto 2010

in 500 a Volterra. Il viaggio di ritorno

Ore 19,00. Volterra. Porta San Felice.
Guardo sotto alla 500, c'è qualche goccia d'olio. Non è solo un problema del tappo che non tiene tanto. Mi accorgo che si è rotta l'asta del livello d'olio. Il pezzo è rimasto dentro, sul fondo della coppa, spero.
Riparto un po' preoccupato.

Ore 19,30. Via Villa di Cedri.
Sono sul confine tra Peccioli e Palaia.
Il sole sta tramontando dietro le colline della costa livornese.
Con la sua luce, radente e rosata, si appresta a dare gli ultimi saluti.
Ore 18,30. Inizia via della Bonifica.
Decido di fermarmi, spezzerò in due il viaggio di ritorno, tanto per dare qualche minuto di riposo al motore.
Mi accorgo che nel campo, contro sole, qualcosa si è accorto della mia presenza, prima che i mi accorgessi della sua. Un capriolo, è immobile tra le stoppie, mi osserva, vuol capire se sono interessato a lui.
Mi fissa per un po', poi si muove, ma si ferma di nuovo, ad osservarmi.

Intanto il sole è già sceso dietro la collina, e la vallata adesso è tutta in ombra.

Mentre dalla parte opposta, i campi assumono, investiti dagli ultimi raggi del sole, colori inverosimili, innaturali.

Il sole è sempre più basso...

E le ombre della sera si allungano sempre più.


La sera scende con una velocità che fa quasi impressione. L'aria è immobile, ogni rumore è assente, ogni segno di vita percepibile tace. E' come se questo luogo stesse per accasciarsi su se stesso, addormentarsi, svanire nel buio della sera.


Con la stessa velocità con cui il sole è svanito, dall'altra parte, come se lo stesse inseguendo, una luna, piena enorme e candida, sta salendo da dietro il crinale delle colline di fronte.


Ormai mi trovo ad omaggiare Carducci, mi devo far perdonare per averlo confuso con il Pascoli.
E giust'appunto, ecco la luna, alla quale ha dedicato quello che molti indicano come il suo miglior "componimento", "Vendette dalla Luna".
La leggo. Per me è il racconto di una storia d'amore, dolce ed orecchiabile quasi come una canzone.

Te, certo, te, quando la veglia bruna
Lenti adduceva i sogni a la tua culla,
Te certo riguardò la bianca luna,
Bianca fanciulla.
A te scese la dea ne la sua stanca
Serenitade e con i freddi baci
China al tuo viso - O fanciulletta bianca, -
Disse - mi piaci. -
E al fatal guardo, ove or s'annega e perde
L'anima mia, piovea lene il gentile
Tremolar del suo lume entro una verde
Notte d'aprile.
Ti deponea tra i labbri la querela
De l'usignuolo al frondeggiante maggio,
Quando la selva odora e argentea vela
Nube il suo raggio;
E del languor niveo fulgente, ond'ella
Ride a l'Aurora da le rosee braccia,
Ti diffondeva la persona bella,
La bella faccia:
Onde a' cari occhi tuoi, dal cui profondo
Tutto lampeggia quel che ama e piace,
Nel roseo tempo che sorride il mondo
Io chiesi pace:
Pace al tuo riso, ove fiorisce pura
La voluttà che nel mio spirto dorme,
E che promesso m'ha l'alma natura
Per mille forme.
Ahi, ma la tua marmorëa bellezza
Mi sugge l'alma, e il senso de la vita
M'annebbia; e pur ne libo una dolcezza
Strana, infinita:
Com'uom che va sotto la luna estiva
Tra verdi susurranti alberi al piano;
Che in fantastica luce arde la riva
Presso e lontano,
Ed ei sente un desio d'ignoti amori
Una lenta dolcezza al cuor gravare,
E perdersi vorria tra i muti albori
E dileguare.


Ore 20,05. Valle del Chiecinella.
Il sole non c'è più, ma qui la luna è troppo bassa, e i versi del Carducci non mi suonano più come musica.
Mi metto a pensare... Questa è un'auto del '72. Che musica si ascoltava nel '72. Mi metto a guardare nella libreria musicale del mio iPhone. Già!, mi dico. Metto le cuffiette, e clicco sul play. Cosa sto ascoltando?
Inizia così:
Io un giorno crescerò,
e nel cielo della vita volerò,
(....)
La riconosci?, uscì proprio in quell'anno..., nel 1972.

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