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mercoledì 27 gennaio 2016

di Shlomo Venezia, le mani nella morte



Quando Shlomo Venezia, scomparve il primo ottobre del 2012, era l’unico sopravvissuto in Italia, tra una dozzina nel mondo, al Sonderkommando , la Squadra Speciale del campo di Auschwitz- Birkenau.




Della sua tragica esperienza, Shlomo Venezia ci ha lasciato una testimonianza preziosa, il suo libro Sonderkommando Auschwitz, edito da Rizzoli, dalla lettura del quale si è ispirata Firenza Guidi nella ideazione della performance interpretata da Leonardo Lami. Arrivando a toccare, come tocca la lettura del libro, le corde più profonde dell’anima e solleva domande senza risposta sulla crudeltà perpetrata.




Dopo un viaggio durato undici giorni attraverso Grecia, Jugoslavia e Austria, l’11 aprile del 1944 Shlomo Venezia arriva all’inferno, la Judenrampe di Auschwitz-Birkenau. 




Su duemilacinquecento ebrei arrivati con il convoglio di Shlomo, trecentoventi uomini, tra cui anche il fratello e i cugini di Shlomo; e trecentoventotto donne, compresa sua sorella maggiore, furono immatricolati e destinati ai vari settori del campo. Per tutti gli altri, comprese la madre e le due sorelline minori, la destinazione finale è stata, subito, la camera a gas.



Da qui inizia la seconda vita di Shlomo Venezia, assegnato al Sonderkommando, il Comando Speciale, il cui compito era lo smaltimento e la cremazione dei corpi dei deportati uccisi mediante il terribile gas Zyklon B. 
Fondamentalmente il lavoro consisteva nell’eliminare le prove di quello che realmente stava accadendo. 
Una vera immersione nel cuore dell’inferno, dove la malvagità imperava su tutto e su tutti e dove non esistevano più uomini, persone, bambini, ma numeri, pezzi e poi scarti.

La grande malvagità dell’istituzione di queste squadre rappresentò il più grave crimine perché le SS cercarono attraverso il Sonderkommando di scaricare, o meglio condividere, il crimine sulle vittime stesse.





Shlomo è un sopravvissuto, e come molti altri autori che hanno scritto le terribili, preziosissime pagine della Memoria non c'è una vera condanna, ma nuda constatazione, scarna cronaca, pura narrazione. 
I fatti vengono raccontati così come si sono svolti.





Nel cuore di chi è tornato resta la malattia dei sopravvissuti, quella sensazione che ti paralizza non appena si prova un po’ di gioia, quando tutto pare andare bene, e la disperazione assale di nuovo, più forte di sempre, e la sofferenza morde, più affamata che mai.    



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