alba a pierino

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venerdì 14 dicembre 2012

nella mia scuola, dopo trent'anni



Oggi, invece di pranzare, sono stato, dopo quasi trent'anni, a visitare la scuola dove mi sono diplomato, l'Istituto Tecnico Agrario di Firenze, alle Cascine.


In piazza Puccini c'è ancora il bar, ma non c'è più la "pizzicheria" dove mi facevo preparare il pranzo, nei giorni del rientro pomeridiano, un pane schiacciato e ben cotto, da mezzo chilo, tagliato a metà e farcito con uno strato di prosciutto crudo, una mozzarella, funghetti e carciofini sottolio a coprire.
Me lo mangiavo tutto!


Da piazza Puccini alla scuola, passando sotto la linea ferroviaria per Porta al Prato, da qualche anno riaperta al traffico passeggeri, sono andato a piedi. Mi ricordo che allora non mi faceva fatica mangiarmi quel panino, ma il tratto di strada me lo ricordavo molto più lungo.


Il convitto non c'è più, adesso sono tutte aule.
Quello che oggi è l'ingresso principale, quello per gli studenti, allora era sempre chiuso.
E quello che allora era l'ingresso, adesso è un passaggio secondario, usato dai professori, e dagli addetti all'azienda.


Io, in realtà, andavo a scuola nelle aule della succursale in via Pergolesi.
Qui in sede venivo per i laboratori pomeridiani. La pratica nei terreni, nei frutteti e nelle serre dell'azienda dell'Istituto. Ma anche il mio amatissimo laboratorio di chimica.


Eccolo! Immerso nella penombra lo trovo pressoché immutato, anche nell'odore.
Ora come allora, ne sono rapito. Ricordo ancora la calligrafia di quel 9 ad Industrie Agrarie sulla pagella di ammissione all'esame di maturità.



Mi metto a passeggiare per il giardino dell'Istituto.
Che facciamo oggi professore?—.
Pulizia vialetti...—, era la risposta più frequente.
Ed allora tutti all'Ottagono a prendere zappe e sarchietti, forche e cariole, e via, sparsi per il giardino, a togliere le erbe tra i sassi.




La ghiaia dei vialetti oggi è coperta di erba e terra. La fontana del Fauno è secca, e la statua del Nettuno è scura di muffe. Le serre del Fabbroni sono abbandonate.


Vado verso la Facoltà di Agraria. Sotto la terrazza c'erano le fungaie. Dall'ippodromo portavano il letame di cavallo, e con esso, a noi ragazzi, ci facevano preparare il letto di semina per gli champignon.
La fungaia è vuota, c'è solo un vecchio carro agricolo, rotto.


Mi inoltro nell'azienda. I campi, forse per la stagione, ed il brutto tempo, non hanno un bell'aspetto.
I frutteti sono giù in fondo, ma non ho il tempo di raggiungerli.



Torno all'ingresso passando per la stazione meteorologica, o perlomeno per quello che ne rimane.

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