Al Cinema Teatro Amiata di Abbadia San Salvatore, dopo che per tutto il giorno si era parlato della "Geotermia Possibile", la sera, dopo cena, si è esibito Mario Pirovano, raccontando alcune novelle di "Mistero Buffo" di Dario Fo.
Mario Pirovano si presenta così:
— Mio padre faceva il calzolaio, mia madre era operaia. Ho
trascorso la mia infanzia nell’antica cascina Serbelloni di Pregnana, alle
porte di Milano. Da bambino giocavo tra i campi di grano e conducevo le mucche
al pascolo o le portavo ad abbeverarsi, aiutando mio zio.
Sono stato
apprendista di bottega, commesso, macellaio, elettricista… dall’età di dodici anni non c’è mestiere che io non abbia sperimentato.
Poi, a ventiquattro anni, sono emigrato in Inghilterra, e anche qui ho svolto i
mestieri più disparati. (...) —
— (...) Vivevo a Londra da quasi dieci anni. Una sera sono andato al
teatro ‘Riverside Studios’ per assistere a “Mistero Buffo”: fu una
folgorazione.
Sono tornato ogni sera a teatro per
rivedere lo spettacolo e conoscere finalmente Dario Fo e Franca Rame.
Da quel
momento sono entrato a far parte della loro compagnia ricoprendo incarichi
diversi: traduttore, responsabile della diffusione del materiale editoriale,
aiuto elettricista, aiuto macchinista, direttore di scena, assistente alla
regia, comparsa… —
Sul modello di Fo, Pirovano porta avanti la tradizione degli
antichi narratori e giullari di ogni paese che si servivano soltanto della voce
e del gesto per conquistare l'attenzione del pubblico
Per anni Dario Fo ha condotto ricerche sulla cultura
popolare indagando su testi in lingua volgare, in latino ed in lingue
neolatine. Li ha tradotti, riscritti, riadattati fino a dar loro una chiave
teatrale, sotto forma di giullarate.
I giullari recitavano nei mercati, nelle piazze, nei cortili
e qualche volta addirittura dentro le chiese. E di giullarate è composto
“Mistero Buffo”, lo spettacolo più famoso di Dario Fo, sulle radici del teatro
popolare, quello dei giullari, della commedia dell’arte e dei misteri.
Il termine “mistero” è usato già nel II°, III° secolo dopo
Cristo per indicare una rappresentazione sacra. Un mistero buffo è dunque uno
spettacolo grottesco, una rappresentazione che nasce dal popolo, un mezzo di
espressione popolare ma anche di provocazione e di agitazione delle idee.
Il “Mistero Buffo” di Dario Fo è stato riproposto dal ’69 ad
oggi in oltre 5.000 allestimenti in Italia e all’estero e viene ormai
considerato un ‘classico’ del Novecento.
La lingua in cui vengono recitate è un particolare insieme
di dialetti delle regioni settentrionali e centrali dell’Italia, una lingua
sempre perfettamente comprensibile grazie alla forza della gestualità che
accompagna la narrazione. Si tratta di un monologo senza scenario, senza
musica, senza costumi, che sollecita l’immaginazione e la partecipazione degli
spettatori al punto da rendere quasi visibile, sulla scena, una molteplicità di
personaggi, di oggetti e di luoghi.
Numerose sono le giullarate che compongono il”Mistero Buffo”, Pirovano ci ha raccontato quattro di queste giullarate.
“Il primo miracolo di Gesù Bambino” è il poetico racconto tratto dai Vangeli apocrifi che descrive come il piccolo Jesus, che fa volare gli uccellini di argilla fatti dai compagni, reagisce alla prepotenza di chi glieli distrugge.
“Bonifacio VIII” ci presenta il Pontefice prima nella magnificenza della sua vestizione, poi nel suo incontro-scontro con Gesù. E’ il classico anacronismo medioevale teso a sottolineare l’immensa differenza tra i due.
“La Resurrezione di Lazzaro” è la descrizione parodistica del miracolo più popolare del Nuovo Testamento, vissuto come grande happening del tempo. La drammaticità del momento si intreccia alla comicità delle diverse situazioni e dei diversi personaggi a cui la voce dell’ attore dà vita.
“La fame dello Zanni” racconta, utilizzando anche il
grammelot, la storia di una fame atavica attraverso gli sproloqui e le
contorsioni di uno Zanni, nome con cui
venivano indicati i contadini del Cinquecento nelle campagne del Veneto.
Lo spettacolo che ci gustiamo è uno straordinario impasto comicità e di drammaticità.
Soprattutto per via dei continui richiami all’attualità, che infila tra i brani, così da svelarci le false ingenuità e le ipocrisie del nostro presente.
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