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lunedì 6 aprile 2015

la bellezza della Venaria Reale



La reggia di Venaria Reale è una delle Residenze Sabaude e fu progettata dall' architetto Amedeo di Castellamonte. A commissionarla fu il duca Carlo Emanuele II che intendeva farne la base per le battute di caccia nella brughiera collinare torinese. 
La costruzione iniziò nel 1658 e fu terminata, nel suo progetto originale nel 1679. Ma negli anni successivi fu oggetto di modifiche ed ampliamenti.


La Venaria ha mantenuto il suo uso come residenza venatoria, per la famiglia Savoia, fino a quando, nel 1796 non fu occupata dalla truppe napoleoniche, che ne fecero una caserma. Successivamente alla Restaurazione divenne caserma della Cavalleria Sabauda. Per mantenere la sua destinazione militare anche in epoca recente.
C'ha fatto il militare anche un mio amico negli anni '80.



Bellissimo, sfarzoso ed elegante ai suoi tempi, era andato in completa rovina.
Si narra che il castello era diventato qualcosa di terribile. Mura cadenti. Rovi fin dentro le stanze. Alberi e sterpi che crescevano sui tetti. Con l'enorme parco di 80 ettari ridotto a giungla.



L'aspetto attuale è frutto di un importantissimo restauro, culminato con l'apertura del complesso che si è tenuta il 13 ottobre 2007.
Io ho visitato la Reggia nel dicembre di quell'anno.


Ma cos'è successo? Com'è che è stato possibile salvare questo enorme patrimonio, in un paese come l'Italia?




Lo racconta Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera del 1 giugno 2007.
Racconta che una sera, durante la campagna elettorale nel 1996, quella del primo duello elettorale tra Prodi e Berlusconi, il torinese Piero Fassino invita il romano Walter Veltroni. Finito il comizio, i due vanno a cena. Lì, Fassino dice a Veltroni: —Vuoi vedere qualcosa di veramente scandaloso?—. Detto fatto. Telefonano al vecchio custode. Questi, di corsa avverte un giovane della cittadina, Andrea Scaringella, giornalista con la passione dell'arte e un amore per le cose della sua terra. Insieme, si precipitano al castello. Arrivano Fassino e Veltroni. Alla luce di una torcia il gruppetto si fa largo a fatica tra le rovine. Veltroni resta colpito. Promette che, se sarà eletto, cercherà di fare qualcosa. Viene eletto e incredibile per un politico mantiene la promessa. Entrato al governo, crea una nuova giocata del Lotto, al mercoledì. Proventi destinati alla Venaria. I fondi non bastano, ma servono per poter chiedere un finanziamento all'Unione europea. Che arrivano, puntuali.




Fin qui, la storia è già straordinaria. Ma poi viene il fatto davvero avvincente. Nel corso degli anni successivi si succedono governi e amministrazioni, sia a Roma sia nella Regione Piemonte sia a Torino. Hanno colori politici diversi: una volta di destra, l'altra di sinistra. Scaringella, che nel frattempo è entrato a lavorare a tempo pieno alla Venaria, trema. In questi casi, i nuovi che arrivano bloccano o stravolgono il lavoro dei predecessori. Invece, a sorpresa, tutti i sindaci, gli assessori, i ministri, i sottosegretari che si susseguono portano avanti il progetto. Venaria Reale diventa il più grande cantiere di recupero artisticoarchitettonica d'Europa. L'enorme parco risorge. E si scopre che questa, anche se più piccola, non ha nulla da invidiare a Versailles, luogo simbolo della grandezza dei re di Francia.




Così ha ragione Gian Antonio Stella quando scrive che: " (...) prende una felicità furente, a vedere cosa hanno fatto, insieme. Un misto di fierezza e di rabbia. Fierezza perché mai si era visto negli ultimi decenni, in Italia, uno sforzo corale di queste dimensioni in cui sono stati messi soldi e intelligenza, cultura e saggezza, abilità artigianale e agilità burocratica. Rabbia perché il risultato di questa collaborazione è così stupefacente che ti domandi cosa sarebbe, questo nostro Paese, se la stessa generosità istituzionale dimostrata a Venaria, senza gli insopportabili distinguo e gelosie, dispetti e odii tra partiti e coalizioni, venisse dispiegata sui mille fronti che irritano e angosciano gli italiani."




Gian Antonio Stella racconta ancora che Carlo Azeglio Ciampi, allora Presidente della Repubblica, vedendo la Venaria sfolgorante di bellezza dopo il restauro, restò senza fiato. E guardando ai giardini, cominciò a declamare L' Infinito.
Io, più modestamente, trovandomi nella Galleria Grande, in quel momento deserta, mi sono messo a giocare con i colori delle mattonelle del pavimento...


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