alba a pierino

alba a pierino

venerdì 6 luglio 2012

passaggio da Contignano


Eccomi a raccontare del mio, ahimé, solito, fugace passaggio in uno dei tanti luoghi della storia che trovo sparsi ai margini delle strade che mi trovo a percorrere.
Assolti i compiti, spesso mi trovo, quasi sempre lungo la strada del ritorno, a poter scegliere di allungare un po', e riesco a farlo quando c'è del tempo allentato, indeterminato, che a volte, ma è brutto sentirlo chiamar così, è detto anche "morto".
Come a volte si dice del tempo necessariamente dedicato al mangiare. A quel tempo che "politicamente corretto", ci piace chiamare pausa pranzo.
Io, invece, se posso, baratto la pausa pranzo per qualche attimo di emozioni, e il pranzo lo tramuto in un panino, comperato magari in qualche bottega lungo la strada, per poi lasciarne le briciole sui seggiolini dell'automobile, mentre me lo mangio guidando.
Scomodo, non tanto salutare, forse anche un po' pericoloso, ma che permette di saziare anche un altro tipo di fame, quella della conoscenza.


Decine di volte mi sono trovato a viaggiare in Val d'Orcia, o attraverso di essa.
Mai avevo toccato Contignano.
Spesso mi avevano incuriosito i cartelli, qualche notizia su di esso che mi capitava di leggere, magari legata alla Francigena.


Scendo a Contignano da Radicofani, lungo la strada che si snoda sulla sequela di crinali che si susseguono, degradando, dalla Rocca verso nord. Nel deserto estivo delle crete sbiancate dall'arsura e dalla polvere. Tra calanchi, piagge coperte da sofferto grano maturo, o pascoli sbiaditi dove vagano greggi numerose.
L'aria è secca, arroventata dal sole. Folate infuocate, che risalgono i calanchi investono la mia auto.
Scendere dai quasi 1.000 metri della Rocca di Radicofani, ai poco più dei 400 di Contignano, è come scivolare dentro un cratere.



Contignano, negli ultimi decenni si è allargata un po' attorno al vecchio castello, con piccole e basse abitazioni.
Il nucleo storico di Contignano si trova sul lato opposto, deviando dalla strada principale che si precipita di nuovo verso valle, prima ancora di raggiungere il centro.
La curva stretta, di un leggero tornante, avvolge un piccolo giardino con fontana e il monumento ai caduti delle due grandi guerre mondiali.
Sopra si erge possente la Torre del Fortilizio, un tempo roccaforte, oggi dimora signorile.
Del castello è ancora oggi visibile, quasi completamente, il basamento delle mura, rimasto a sostegno delle case.
All'interno del borgo storico si accede da una porta posta di fianco della Torre, detta Porta del Castello. Lungo le mura esiste un'altra sola porta, detta Porticciola, sempre sul lato nord, che però non è oggi carrabile.



Il borgo, all'interno del vecchio perimetro, ha abitazioni con facciate in pietra con elementi di rinforzo e rifinitura in cotto. La pavimentazione dei vicoli e delle piccole piazze è a lastre di pietra.



La storia di Contignano è stata fatta soprattutto dallo "Spedale" per pellegrini che si trovava all'interno del Castello.
Gli Spedali più noti che si incontravano lungo la Francigena in terra orciana erano quello di San Quirico, quello di Spedaletto e quello di Contignano. Spedali per pellegrini, soprattutto, con funzione di ospitalità e di assistenza, gestiti da religiosi.
Mentre i primi due dipendevano dall'Ospedale senese di Santa Maria della Scala, quello di Contigano era dei monaci dell'Abbazia di Abbadia San Salvatore.



L’importanza degli Spedali lungo le Romee, enorme in epoca medievale, andò scemando in età più moderne, quando l’imprenditorialità laica si sviluppò con iniziative di varia natura, come indotto generato dal grande flusso di pellegrini, ai quali era legata tanta della ricchezza che transitava lungo le principali strade durante il medioevo.
Comunque questi ricoveri per viandanti rimasero in concorrenza con gli alberghi privati in certi casi fino al Settecento o più tardi, quando si tramutarono in strutture di assistenza sociale e sanitaria per residenti.
A Contignano, pur trovandosi collocata lungo una delle così dette vie secondarie della Francigena, gli annali granducali, ancora nella seconda metà del Seicento, segnalano la presenza di questo Spedale in funzione con la sua Cappella.



Oggi la Francigena, ai più, prima ancora che come elemento di fede legato al pellegrinaggio religioso, appare come una forma di vacanza alternativa, legata a luoghi e tempi radical-chic.
Ma per rendersi conto dell’importanza che aveva assunto per un territorio negli ultimi decenni economicamente palesemente depresso, qual'è la parte sud della provincia senese, la non indifferente mole di traffico crescente dei pellegrini e dei mercanti nei secoli subito dopo il Mille, che fece sorgere Castelli e Spedali, è eloquente questa frase scritta dai consoli sanquirichesi al governo senese:
"Quello che governa e mantiene essa terra è stato sempre et è, la strada e il passamento di quella".

1 commento:

  1. assolutamente in accordo con te... curiosare sui posti e i luoghi è cibo per l'anima...

    RispondiElimina