L'altro giorno sono stato ad incontrar persone e visitare impianti e progetti nel triangolo tra Brescia, Cremona e Bergamo.
Mattinata luminosa ed un orizzonte ormai consuetudinalmente sufficientemente lontano da poter godere di un paesaggio tutt'altro che anonimo.
Questa è terra di agricoltura storica, di cascine pensate come piccoli castelli, centri sociali ed economici autonomi, realizzati secondo i canoni autarchici delle fattorie settecentesche, poi evolute nella mezzadria. All'interno delle cascine i contadini producevano tutto il necessario alla piccola comunità, che poteva essere anche di cento e più persone. Non solo la sussistenza alimentare ma anche piccole sapienti realizzazioni artigiane, come gli attrezzi da lavoro o mobili e suppellettili per le case. Vite misere, racchiuse dentro ad una corte, che la notte il padrone chiudeva a chiave.
Vista la giornata, l'anticipo sulla tabella di marcia, sono uscito presto dall'autostrada per immergermi in quell'orizzonte piatto, percorrendo le lunghe e rettilinee strade che tagliano la pianura, e allineano tutte le vecchie cascine che si trovano lungo di esse.
L'idea è quella di attraversare il Po passando sul ponte di ferro tra Castelvetro e Cremona. O meglio, "dai" ponti di ferro.
Qualche anno hanno ricordato il centoventesimo anniversario della loro inaugurazione. Tra il 1887 ed il 1892 fu costruito, in sostituzione di un ponte di barche in funzione da circa trent'anni, ma sempre in balia delle acque del grande fiume, un doppio ponte in ferro.
I due ponti poggiavano su piloni appoggiati agli stessi basamenti. Ed era un doppio ponte per tre collegamenti.
Un ponte, che adesso non esiste più, ma si nota la porzione di pilone rimasta vuota, è stato sostituito da un ponte ricostruito di fianco negli anni '90 del secolo scorso, è dedicato al traffico ferroviario sulla linea Cremona-Fidenza.
L'altro ponte, che oggi è percorso dal traffico su gomma, attraversato dalla ex SS10 Padana Inferiore, che parte da Torino ed arriva a Monselice PD, per la parte piacentina, quella che va dall'argine del Po fino alle sua rive è ancora quello originale di fine ottocento. La parte che attraversa il fiume è stata invece ricostruita sul fine degli anni '40, dopo che era stato distrutto durante la seconda guerra mondiale.
Quando fu costruito, questo ponte a doppia carreggiata, ospitava anche il sedime della tranvia Cremona-Piacenza.
Nel mio web-in-tasca trovo anche una bellissima immagine d'epoca.
Attraverso il ponte, arrivando sulla sponda cremonese. Mi fermo ad ammirarlo da sotto, lungo le rive del fiume, vicino ad un circolo canottieri.
Cerco notizie sul mio web-in-tasca e trovo la rassegna stampa del 2012 con gli articoli sulle commemorazioni. Trovo anche immagini delle monete commemorative dell'inaugurazione, ed una pagina di giornale di allora.
Sul sito "piacenzantica" trovo un suggestivo racconto di Roberto Caccialanza, che riporta una bellissima descrizione degli eventi legati all'inaugurazione.
Il Po aveva finito di rappresentare un ostacolo e quell'impresa era considerata non solo coraggiosa, ma lungimirante, presagio di florido avvenire come riportato sulla medaglia commemorativa, o capace di aprire per la città di Cremona un nuovo periodo di speranza, come riportato nei giornali dell'epoca.
E pensare che oggi si è invece diffusa così tanta "incultura" da trasformare questa fiducia nel futuro in paura per ciò che non si conosce. Sembra scomparsa la memoria storica del passato collettivo, sostituita da qualche misero ricordo di banali esperienze personali.
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