Ci sono lavori, occasioni e situazioni che per qualcuno, o molti, sono momenti talmente consueti che a volte si perdono nella banalità del quotidiano, mentre per altri sono esperienze importanti, ai quali, spesso, lasciano segni e ricordi talmente piacevoli che col tempo acquistano una dimensione quasi fiabesca. Soprattutto se queste esperienze sono state fatte nell'età pre-adolescenziale, dove la consapevolezza dei propri sensi è già sufficientemente sviluppata, e non ancora inquinata dagli ormoni.
Arrivato il tempo della vendemmia, un'amica ha colto l'occasione per raccontarmi i suoi fantastici ricordi, di quando, da bimbetta, i suoi genitori la portavano con loro a vendemmiare dagli amici.
Della voglia che avrebbe di far rivivere la stessa esperienza, così, anche per il piacere della condivisione, ai suoi figli.
Ho caricato il mio trattorino con il rimorchio sul furgone, e a metà mattinata ci siamo trovati alla vigna, preso un po' di cassette dove mettere l'uva, e siamo andati a vendemmiare.
Dopo tanti anni sono tornato a cogliere l'uva tra i filari dove sono cresciuto.
All'inizio mi sono sentito un po' spaesato, un po' fuori posto, avevo anche il timore di assaggiare l'uva per paura di riconoscere lo stesso gusto di tanti anni fa.
Poi l'ho fatto, l'ho mangiata. E il suo sapore è stato proprio quello di allora.
Avevamo tutto a disposizione, forbici ed uva matura da cogliere, sole caldo ed aria fresca, allegria e sorrisi a volontà, anche se eravamo molti meno del previsto.
Così a mezzogiorno ero già a Pierino, e poco dopo sono iniziati ad arrivare gli amici.
Candeline da spegnere per il compleanno di turno, e quando ormai il sole si stava facendo basso sull'orizzonte, sono iniziati i titoli di coda, e ciascuno si è avviato verso casa propria.
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