Come spesso capita, il sabato è giorno in cui si mette in ordine. Anche l’archivio fotografico.
E nel farlo, ecco spuntare, non cercati, dei frammenti raccolti, ma non divulgati.
Il 16 aprile dello scorso anno, girovagando per le campagne che si estendono alle pendici del Monte Amiata, nella sua parte orientale, quella solcata dal fiume Paglia, che qui è ancora poco più che un ruscello, mi era capitato di imbattermi in un piccolo gruppo di case, che a prima vista appaiono come casolari ed annessi di vecchi poderi mezzadrili.
Ma i materiali delle costruzioni, certe tecniche costruttive che mostrano risultati di rimaneggiamenti di edifici, oltre che più vecchi, probabilmente aventi altri usi e destinazioni.
La carta topografica riporta, su questo gruppo di case, il toponimo “Voltole”. E curiosando tra i ruderi scorgo un cartello che racconta cosa c’è attorno a me.
Il villaggio di Voltole, costituito dai poderi Voltole e Voltolino, si identifica con l’antica località della “Palia”, citata in un documento dell’anno 818. Nei dintorni dei due poderi sono stati rinvenuti alcuni siti archeologici di epoca romana. La zona di Voltole, durante il Medioevo, rientrava nella base territoriale della Abbazia di San Salvatore al monte Amiata.
Secondo diversi documenti dell’Abbazia, a Voltole si trovavano due chiese, dedicate rispettivamente ai Santi Benedetto e Pietro. Quest’ultima doveva sicuramente esistere negli anni 990-994, all’epoca del viaggio a Roma dell’arcivescovo irlandese Sigeric, che ricorda, nel suo “Itinerario”, che ha reso celebre la via Francigena, una sosta nella località detta “ Sce Petir in Pail”.
Qualche anno dopo, nel 995, il villaggio, considerato come “curtis”, venne donato dal marchese Ugo di Toscana, alla Abbazia di San Salvatore.
Oggi Voltole è un complesso costituito dai ruderi di manufatti adibiti a case per i coloni che conducevano i fondi, a cui sono stati aggiunti manufatti a servizio dell’attività agricola che vi si svolgeva nei primi decenni successivi all’ultimo dopo guerra, costituiti da stalle e magazzini per il ricovero di merci ed attrezzi.
Vi si trovano comunque significative testimonianze, tra gli edifici che costituisco l’attuale abitato. Come ad esempio i resti di una costruzione medioevale con portale archivolto sestiacuto.
Il cartello parla anche di un modesto oratorio sei-settecentesco con portale realizzato riutilizzando architravi scolpiti con stilizzati elementi fitomorfici e figure animali, che però dice anche che è stato trafugato.
Si fa cenno anche alla presenza di un tratto di strada lastricata, verosimilmente pertinente al tracciato della Francigena, che però non riesco a scorgere nel terreno particolarmente rinaturalizzato.
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