Questo pomeriggio, a Ponte a Egola, si è svolta una manifestazione celebrativa per la ricorrenza del 152° anniversario dell'Unità dell'Italia. L'evento, oltre a ricordare la data apoteosi della storia risorgimentale del nostro paese, è stata l'occasione per commemorare la figura di Stellato Spalletti, un giovane pontegolese morto nel secondo conflitto mondiale, ed insignito della Medaglia d'Oro al Valor Militare, attraverso una mostra dell’artista Gino Terreni a vent’anni dall’inaugurazione del monumento dedicato al granatiere ponteaegolese.
La manifestazione ha preso il via in piazza Stellato Spalletti, con la deposizione di una coroni di fiori al monumento ai caduti.
Da qui si è poi mosso il corteo con autorità civili, militari e religiose verso il monumento a Stellato Spalletti in via Primo Maggio, dove si è tenuta la cerimonia alla quale hanno partecipato il Sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini, il Prefetto di Pisa Francesco Tagliente, il Presidente della Provincia di Pisa Andrea Pieroni, il Presidente del Consiglio Comunale di Firenze Eugenio Giani, il Presidente del Consiglio Comunale di San Miniato Marzia Bellini, lo scultore prof. Gino Terreni, il Presidente dell’Associazione culturale “La Ruga” Simone Nieri e il curatore dell’evento Filippo Lotti.
Stellato Spalletti nacque a Ponte a Egola il 13 febbraio 1920. In giovane età entrò a lavorare in conceria come operaio fino allo scoppio del secondo conflitto mondiale quando venne chiamato alle armi. Nel 1939 il I° Battaglione del 3° Reggimento, in cui era inquadrato, fu inviato in Albania come parte del Corpo di Spedizione Oltre-Mare Tirana (OMT), al fine di annettere il territorio albanese al Regno d'Italia dopo un protettorato che di fatto esisteva da un decennio.
Quando il 28 ottobre 1940, alle 3 del mattino, scadde l'ultimatum italiano, nel cui si intimava al governo greco di consentire alle forze italiane di occupare, a garanzia della neutralità ellenica nei confronti dell'Italia e solo per la durata del conflitto con la Gran Bretagna, alcuni, non meglio specificati, punti strategici in territorio greco, al quale il governo greco si rifiutò, il Battaglione di Stellato Spalletti si trovava dislocato nella zona dell'Epiro. Ricevuto l'ordine il battaglione entrò in territorio ellenico, e si spinse, lungo il litorale, fino al fiume Kalamas, dove i soldati greci si erano trincerati.
Qui dal 2 all'8 novembre verrà combattuta la battaglia di Elaia–Kalamas, che si concluse con una decisiva vittoria difensiva dei greci. Così, dopo poche settimane, la spinta dell'invasione italiana si arresta, e a metà novembre del '40 i greci passavano già alla contro-offensiva, e le truppe italiane cominciarono a ripiegare verso nord, anche all'interno del territorio albanese.
Sarà proprio durante questa fase che il 3° Reggimento dei Granatieri si distinse per dedizione ed eroismo.
Il 3 dicembre 1940 il battaglione di Stellato Spalletti si trovava impegnato al mantenimento della posizione di Sella Radati, un passo montano a quota 1040, nel teatro delle operazioni belliche di Argirocastro, a protezione del ripiegamento delle forze italiane in atto.
Stellato Spalletti, porta arma tiratore di mitragliatrice, "durante un violento attacco avversario condotto in forza, nonostante il fuoco intenso che batteva la sua posizione, con assoluta calma effettuava contro il nemico un tiro estremamente micidiale. Colpito alla gola, sopportava stoicamente il dolore e pur essendo conscio della gravità della ferita riportata, rimaneva volontariamente al proprio posto di combattimento, rifiutando ogni cura, per continuare il fuoco. All’estremo delle forze per la perdita del sangue subita, si piegava infine sulla propria arma e su quella, dopo aver sparato, in un supremo sforzo, l’ultima raffica, eroicamente si abbatteva".
Eugenio Giani, nel suo intervento, ha saputo dare la giusta collocazione a questo "sacrificio" della vita di un giovane ragazzo di paese. Caduto per difendere la sua, e la vita dei suoi compagni, in un luogo così lontano da Ponte a Egola, da accrescerne ancor di più la domanda del senso di utilità di quel sacrificio.
Giani ha parlato del senso di appartenenza, della consapevolezza che si giunge a fare comunque cose giuste anche quando si è chiamati a compiere azioni che non si comprendono, e non si condividono.
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