Ultimamente vengo spesso da queste parti. Qui, nella campagna di Massa Finalese, la parte più a nord della provincia di Modena, dove la terra sembra incavarsi, nelle bonifiche di Burana, prossimi al confine con tra l'Emilia e il vecchio ducato di Mantova, lembo oltrepo di Lombardia.
Terra scura, chiusa e poco fertile, acqua arabile, bonificata a partire dal 1810, sotto la dominazione napoleonica, sospesa dopo la restaurazione, e ripresa e terminata soltanto con l'Unità d'Italia verso la fine di quel secolo.
Il progetto è stato realizzato, il canale della bonifica di Burana sottopassa il Panaro a Bondeno, e poi, dopo aver attraversato Ferrara, si getta nell'Adriatico attraverso il vecchio letto del Po di Volano.
L'ho anche fotografato questo incrocio di acqua, un po' di tempo fa, ma adesso quelle foto non me le trovo.
Con la nascita, nel 1872, della Società per la Bonifica dei Terreni Ferraresi, derivata dall'ingresso di importanti gruppi finanziari torinesi nella società inglese, furono bonificati oltre ventimila ettari di terre anfibie nel primo circondario.
L’esecuzione delle opere di bonifica, da quel momento, proseguirono molto celermente, soprattutto per quanto riguarda la costruzione dell’idrovora di Codigoro, fornita di macchinari inglesi, che divenne una delle più grandi del tempo.
I risultati, anche per l’insufficienza delle idrovore e per l’aggravarsi dei fenomeni di bradisismo, l'abbassamento delle terre innescato proprio dal prosciugamento di esse, furono in realtà inferiori alle aspettative.
Anche se i lavori furono dichiarati conclusi nel 1880, in occasioni di forti precipitazioni o di piene dei fiumi, le terre più basse divenivano bacino di scolo di quelle più alte, rimanendo a lungo sommerse.
Ma ieri, come da un paio di giorni mi dicono, l'orizzonte si era davvero allontanato, e molto, prima di perdersi nella foschia.
Atmosfere davvero surreali. Magnifiche. Un angolo di terra, sospeso nel tempo.
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