Matera è un esempio più unico che raro di città troglodita.
La topografia del luogo e la struttura geologica,
fecero sì che queste terre venissero scelte per uno stanziamento umano.
La morbida roccia calcarea ha qui uno spessore di circa 400 metri
e il vicino piano argilloso, delimitato da due avvallamenti naturali (le gravine),
è favorevole al pascolo e alle coltivazioni.
(I Sassi di Matera, patrimonio dell'Umanità dal 1993. I motivi della scelta)
Notte di vento sui Sassi di Matera.
L'aria è fredda, insistente. Smuove le fronde degli olivi, e i rami degli alberi.
Sbatte sportelli ed insegne, che rompono il silenzio della notte.
In cielo, la luna inonda, bianca, i tetti dei Sassi con la sua luce.
Stelle e ombre di nuvole in movimento riempiono il cielo.
Dai vicoli, dalle balaustre, dagli angoli delle piazze, alterne e sferzanti folate battono le pietre levigate delle strade, o le friabili pareti delle case, coperte di calce ingiallita dalle luci dei lampioni.
E' notte, sui Sassi di Matera.
Le luci disegnano un presepe reale e minuzioso, che parla con la voce del vento che risuona tra i vicoli.
La struttura della città, definita "magnifica e stupenda" nel XII secolo dal geografo arabo al-Idrisi, si è mantenuta quasi inalterata fino al XVIII secolo. Sfortunatamente, però, mentre la parte più moderna della città venne restaurata e mantenuta abitabile, per i Sassi iniziò un lento e inarrestabile degrado, che li portò verso il più completo abbandono. Le cose cominciarono a cambiare dopo la pubblicazione, nel 1945, del famoso libro di Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli, che fece conoscere al resto del Paese, e poi al mondo, lo straordinario valore storico dei Sassi, ma puntò l'indice anche sulla drammatica situazione sociale dei suoi abitanti. Levi, infatti, narra in modo crudo e realistico l'ambiente di queste grotte, costituite da una sola stanza nella quale vivevano tutti insieme uomini, donne, bambini e animali.
Già nel X secolo nelle due gravine sorsero diverse chiese appartenenti a piccole comunità di pastori, alcune delle quali avevano sfruttato la morbidezza della roccia per ricavarvi le proprie case.
Questi primi abitanti si accontentavano di una piccola cavità che veniva poi chiusa utilizzando lo stesso materiale di scavo.
Con il passare del tempo, l'arrivo di nuove genti fece sì che tutto il pendio si coprisse di nuove abitazioni, sempre più complesse.
Per mancanza di spazio, si andarono sovrapponendo una sull'altra, di modo che il tetto di una dimora diventava, allo stesso tempo, anche il pavimento di quella sovrastante o, addirittura, parte di una delle molte stradine che percorrono la città su diversi livelli.
Nacque così la spettacolare struttura urbanistica del Sasso Barisano e del Sasso Caveoso.
I lavori di risanamento, iniziati alla fine degli anni '80, ed orami quasi completati, si sono svolti nel massimo rispetto della struttura originaria, tesi soprattutto a evitare un ulteriore degrado. Si sono rinforzati i tetti, riparate le parti crollate e recuperate le strade, ma anche le case completamente ricostruite mostrano un rispetto assoluto per la struttura primitiva, che è la vera anima degli spettacolari Sassi di Matera.Notte di vento sui Sassi di Matera.
L'aria è fredda, insistente. Smuove le fronde degli olivi, e i rami degli alberi.
Sbatte sportelli ed insegne, che rompono il silenzio della notte.
In cielo, la luna inonda, bianca, i tetti dei Sassi con la sua luce.
Stelle e ombre di nuvole in movimento riempiono il cielo.
Dai vicoli, dalle balaustre, dagli angoli delle piazze, alterne e sferzanti folate battono le pietre levigate delle strade, o le friabili pareti delle case, coperte di calce ingiallita dalle luci dei lampioni.
E' notte, sui Sassi di Matera.
Le luci disegnano un presepe reale e minuzioso, che parla con la voce del vento che risuona tra i vicoli.
La struttura della città, definita "magnifica e stupenda" nel XII secolo dal geografo arabo al-Idrisi, si è mantenuta quasi inalterata fino al XVIII secolo. Sfortunatamente, però, mentre la parte più moderna della città venne restaurata e mantenuta abitabile, per i Sassi iniziò un lento e inarrestabile degrado, che li portò verso il più completo abbandono. Le cose cominciarono a cambiare dopo la pubblicazione, nel 1945, del famoso libro di Carlo Levi, Cristo si è fermato a Eboli, che fece conoscere al resto del Paese, e poi al mondo, lo straordinario valore storico dei Sassi, ma puntò l'indice anche sulla drammatica situazione sociale dei suoi abitanti. Levi, infatti, narra in modo crudo e realistico l'ambiente di queste grotte, costituite da una sola stanza nella quale vivevano tutti insieme uomini, donne, bambini e animali.
Già nel X secolo nelle due gravine sorsero diverse chiese appartenenti a piccole comunità di pastori, alcune delle quali avevano sfruttato la morbidezza della roccia per ricavarvi le proprie case.
Questi primi abitanti si accontentavano di una piccola cavità che veniva poi chiusa utilizzando lo stesso materiale di scavo.
Con il passare del tempo, l'arrivo di nuove genti fece sì che tutto il pendio si coprisse di nuove abitazioni, sempre più complesse.
Per mancanza di spazio, si andarono sovrapponendo una sull'altra, di modo che il tetto di una dimora diventava, allo stesso tempo, anche il pavimento di quella sovrastante o, addirittura, parte di una delle molte stradine che percorrono la città su diversi livelli.
Nacque così la spettacolare struttura urbanistica del Sasso Barisano e del Sasso Caveoso.
I Sassi, oggi, sono di nuovo abitati...
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