Con Daniele ed Alessandro ci siamo messi nell'impresa di realizzare l'ormai famosa trincea drenante a difesa della scarpata, lungo la strada che porta da casa alla capanna.
Il progetto prevedeva la realizzazione di uno scavo profondo circa 3-3,5 metri, e lungo circa 20-25 metri, che avrebbe dovuto girare a monte della scarpata, e la posa di un tessuto drenante che ho acquistato direttamente dalla Harpo, società triestina specializzata in prodotti per l'edilizia, l'ingegneria civile ed ambientale, un materiale chiamato ENKADRAIN.
Dopo poche bennate di escavatore, a poco più di 2 metri di profondità, abbiamo intercettato la vena d'acqua che tiene instabile il ciglione. L'acqua la vedevamo scendere copiosa.
Proseguendo lo scavo, dopo pochi metri, la natura de terreno è mutata completamente. Inizialmente il terreno era principalmente costituito da un misto prevalentemente limoso, dalla struttura molto allentata, fessurato come una vera e propria spugna, con forte presenza organica. Alla profondità di circa 3 metri, era presente un banco prevalentemente argilloso.
Nel proseguire lo scavo, abbiamo trovato una formazione molto compatta costituita da sabbie tufacce che diventavano sempre più compatte nel proseguire lo scavo. E già dopo poco più di un metro di scavo all'interno di questa formazione, l'escavatore iniziava a fare molta fatica nell'operare.
Era chiaro che non aveva nessun senso continuare a scavare all'interno del blocco di tufo. Tanto più che la parte alta dello scavo, quella più immediatamente superficiale, denotava la presenza di un primo strato di terreno "mosso" misto con prevalenza limosa, separato dalla formazione tufacea da una serie ravvicinata di lamine di natura argillosa, che di fatto impermeabilizzavano il banco di tufo.
Abbiamo eseguito un saggio più a monte, lungo la direttrice di progetto dello scavo, e abbiamo trovato, alla stessa profondità, la medesima natura del terreno.
Ho così deciso di modificare il progetto e limitare la realizzazione della trincea drenate al primo tratto realizzato.
Nel frattempo, il primo tratto realizzato ha iniziato a franare. Le pareti, assolutamente destrutturate, appesantite dall'acqua, più venivano toccate, più crollavano.
Abbiamo faticato un po' a creare una trincia stabile.
Poi abbiamo montato la barriera drenante e l'abbiamo inserita nello scavo, e poi lo abbiamo riempito.
La base della trincea si è trovata ad essere al disotto del piano stradale, e quindi ho dovuto modificare anche il progetto dello scarico della trincea, che non poteva più avvenire nella fossa alla base della scarpata, ma dove essere realizzato a valle della strada stessa.
Ieri mattina abbiamo provveduto alla sistemazione della trincea, e questa mattina abbiamo realizzato l'attraversamento della strada e lo scarico della trincea.
Nella notte è avvenuto un fatto direi "strano".
Mentre ieri l'acqua usciva solo dalla vena presente nella trincea. Stamani si vedeva uscire acqua anche da uno scarico di un drenaggio presente a pochi metri, lungo il ciglione a monte della strada. Da quando sono qui a Pierino ho visto uscire acqua da quel tubo solo dopo l'ultimo smottamento avvenuto il 17 scorso. Prima non avevo visto uscire acqua da quel tubo, tanto che mi chiedevo cosa ci stava a fare.
Poco fa sono andato a controllare. Dallo scarico della trincea drenate esce un sottile filo d'acqua, mentre dal vecchio tubo esce molta più acqua.
Probabilmente già lo smottamento del 17 scorso aveva parzialmente interrotto la vena d'acqua presente nel corpo della scarpata, tanto che l'acqua fuoriusciva in parte da una frattura formatisi sulla scarpata, e in parte aveva ripreso ad uscire dal tubo di drenaggio probabilmente messo allo scopo di intercettare proprio quella vena.
La realizzazione della trincea, ed il suo riempimento dovrebbero aver di nuovo modificato il corso della vena, magari interrompendolo, o strozzandolo, tanto da riportare in funzione il vecchio drenaggio.
Mah...
Staremo a vedere, intanto ho lì fermi, 2/3 del materiale drenante che ho acquistato.
Comunque, la realizzazione della trincea è stata l'occasione per demolire la porzione di serra che non utilizzavo più come ricovero attrezzi.
Appena il tempo (atmosferico e lavorativo) me lo permetterà, nello spazio precedentemente occupato dalla serra realizzerò il mio orto.
domenica 27 febbraio 2011
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