Lo scorso mercoledì riproposi la prima delle mie pubblicazioni, omaggi, per il San Valentino.
http://aurelio-vivereapierino.blogspot.com/2011/02/fior-di-febbraio.html
Stasera, vigilia del San Valentino di quest'anno, ho pensato di riproporre la pubblicazione che realizzai l'anno successivo, il 1997.
La pubblicazione era costituita da un cofanetto in cartoncino Murillo Fedrigoni, contenente un brano autografo scritto per l'occasione e stampato su carta riciclata Savi, ed una collezione fotografica dal titolo "Dopo il Tramonto", realizzata per l'occasione e costituita da sei stampe fotografiche originali; progettata e realizzata in proprio, in un giorno piovoso giorno del gennaio di quell'anno, in novanta copie numerate e firmate, per gli innamorati che festeggiavano il San Valentino di quell'anno, nella "Trattoria dell'Orcio Interrato" di Montopoli Valdarno, degli amici Luigi e Fulvia.
San Valentino, quattordici febbraio. E' la festa degli innamorati. Momento dove si concretizza uno degli aspetti più importanti che caratterizzano questo elemento che a detta di tutti sta alla base della socialità e della vita di tutti gli essi che popolano il nostro pianeta, anche negli enormi stridori di questo fine millennio.
E' l'attenzione questo elemento, che riesce ad andare oltre la passione ed il sentimento, che completa il rapporto tra la donna e l'uomo, alla ricerca di quell'interpersonalità che cementa idee ed azioni per il superamento del tempo e dello spazio dove essi si muovono.
E' l'attenzione per la persona amata che, facendoci pensare a lei, ricercandone piaceri ed aspirazioni la si tiene legata a noi assecondandoglieli con doni e pensieri.
RACCONTO
—Certi giorni a volte sembrano non finire mai, mentre altri sono così veloci ed intensi da bruciare il tempo.—.
Oggi è stato un giorno incendiato. Frettoloso ed inconcludente come tutto quel tempo che separa le azioni. Un miscuglio di sensazioni, impastate dalla solita irritante attesa dovuta alla necessità di coprire spazi che si vorrebbero saltare, dimenticare, spazzare via dalla nostra vita, per poter essere sempre ovunque ed immediatamente, senza pause. Ma quel giorno, maledetto fino a quei momenti, di pause ed accelerazioni ne aveva avute anche troppe, da scombussolare un'esistenza.
L'amore è innanzi tutto passione, che ci sconvolge e ci trascina. Come mi stava trascinando li, sulla quella terrazza sul mondo, quel balcone intristito dal freddo dell'inverno che era padrone dell'intero panorama. Il vento di tramontana che andava da giorni spazzando l'orizzonte, aveva creato un'atmosfera rarefatta e languida, dove la luce del sole era tanto intensa quanto fredda. Ma il tempo seguitava a trascorrere e le mie mani, che aspettavano di posarsi sulla balaustra stavano ancora in tasca, agitate dalle spalle che si dimenavano spostate dalla fretta dei miei passi.
L'appuntamento in quel giorno d'inferno era per il tramonto, ma il tempo dilaniava i miei sensi, il sole parve cadere sull'orizzonte, veloce ed immediato come una fuga improvvisa e disgraziata. Corsi, corsi ancora, non capivo più niente, la passione era padrona di me, avevo perso le più elementari cognizioni dello spazio, tanto da insinuarsi in me anche i dubbi sulla veridicità della strada che stavo percorrendo. La volontà e la ricerca di scorciatoie che non esistevano, improbabili possibilità di lenire quell'enorme irritazione che la frenesia mi aveva causato.
Il pallore del sole si andava frettolosamente mutando in un caldo rossore che contaminava i grigi colori invernali. Affannato ed accaldato mi sono sentito perso quando, scesa l'ultima scalinata, oscurata dalla oramai cupa ombra degli alberi, non ho visto nessuno a quella balaustra. Gettai immediatamente uno sguardo al sole, ma era già scomparso, come affogato oltre la nera sagoma dell'orizzonte. Vedere quel giorno che tanto avevo aspettato, e che tanto dolore mi aveva provocato, stava finendo, maestoso nell'imponenza della sua morente luce, fu per me impressionante e mi catturò.
Con le mani appoggiate alla balaustra, e gli occhi infissi nel rossore del cielo feci un sobbalzo al contatto di gelide mani con il mio collo. Era lei, lo scopo di quel maledetto giorno, ma non mi ero accorto della sua presenza. Non sapevo se era arrivata da allora, oppure si trovava già lì, ad aspettarmi, magari non proprio alla balaustra ma poco distante. Forse lei era già lì, ed io, col cuore che mi aveva irritato la mente, stancandola, al punto che gli occhi se ne andavano oramai da soli, verso le emozioni di un avvenimento magnifico per la sua naturalezza e splendore. Dimentichi del loro compito, la ricerca e la vista di lei.
Vergognandomi di quei pensieri feci per voltarmi, ma quelle mani, che si andava scaldando sul mio collo, me lo impedirono con grazia, chinandomi la testa all'indietro per portare il mio sguardo sopra di noi. Davanti ai miei occhi si espandeva un cielo di un denso color blu. Dolcemente, quelle mani sempre più calde, indirizzavano il mio sguardo verso l'orizzonte, facendomi ammirare l'emozionate degradare al giallo ed al rosso che il cielo mostrava, accentuando la sua impressionante sfericità. Con gli occhi di nuovo fissi all'orizzonte, con quelle sue mani sempre più calde che mi avvolgevano il collo, continuavo ad ammirare la fine di quel giorno. Ma adesso il tempo sembrava non bruciare più, un'improbabile quiete si era impossessata del mio corpo, permettendo alla mia mente di godere di quegli attimi languidi ed immobili.
Solo il lento spegnimento della luce rossastra ed il pulsare vivo di quelle sue mani sul collo erano gli unici movimento che riuscivo a percepire. D'un tratto ho sentito mancare il calore di una delle due mani, e subito dopo ho sentito il tepore del suo respiro e l'intenso piacere di un bacio dove aveva tenuto la mano. Pensai così di provare di nuovo a girarmi verso di lei, ma poggiando la sua guancia sulla mia me lo impedì dicendomi: —Non ti voltare, finisci di ammirare il mio regalo per te.—.
domenica 13 febbraio 2011
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