venerdì 12 aprile 2013

la Sovrintendenza dei Beni Archeologici della Toscana


In alcune occasioni, come quella di oggi, ho la conferma di alcune consapevolezze che sento sempre più acquisite.


Una di queste consapevolezze è che il lavoro che svolgo, oltre che ad appassionarmi, mi permette di entrare in contatto con realtà belle, quanto importanti, parti di sistemi e di storie di notevoli dimensioni culturali, come ad esempio i rapporti che ho "la fortuna" di tenere con i funzionari della Soprintendenza per i beni Archeologici della Regione Toscana.
Le visite che mi trovo, magari, purtroppo, poco frequenti, a condurre presso la loro sede di via della Pergola a Firenze, sono momenti di forti emozioni. Camminare in quei corridoi storici, tra statue d'epoca romana, urne funerarie d'epoca etrusca, vasellame, teche con monili ed arredi, ricostruzioni attraverso plastici. Le porte socchiuse che danno su stanze dove nella penombra si scorgono sarcofagi e suppellettili antiche. Tutto questo mi fa sentire in un luogo senza tempo, dove ci sono tutti i tempi, e tutti gli uomini e le donne che hanno vissuto tutta la storia.


E poi il piacere del confronto e del colloquio con i funzionari della Sovrintendenza, pur nella difficoltà della trattazione dei temi che mi trovo a porre loro, che vengono sempre conditi da aneddoti, storie e discussioni inerenti gli scavi o le attività che essi conducono nelle aree geografiche di cui ci troviamo a trattare.

La Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana ha sede nel Palazzo della Crocetta edificato nel seicento dall'architetto Giulio Parigi, quando Cosimo II decise di ampliare il Casino di Lorenzo il Magnifico, situato tra le attuali via della Pergola e via Gino Capponi, e abitato dalla sorella Maria Maddalena, figlia di Ferdinando I e Maria Cristina di Lorena, per trasformarlo in un palazzo vero e proprio.


Fanno parte del complesso dove ha sede la Soprintendenza prestigiosi musei nazionali che contengono migliaia di reperti famosissimi. Il Museo egizio, tra i primi al mondo. Il Centro di Restauro archeologico altamente specializzato e conosciuto in tutto il mondo soprattutto per il restauro dei Bronzi di Riace.


Ed è proprio ripensando alla storia dei Bronzi di Riace, che proprio stamani, durante il colloquio, abbiamo un po' ripercorso, che vengo ad una di quelle consapevolezze di cui ho scritto all'inizio del post.
Mi ricordo di un giorno di primavera, era il 1981 e faceva caldo, e c'era tanta luce che entrava dalle finestre che illuminava la parte della sala. Io avevo da poco compiuto quindici anni, e mi vedevo davanti una folla, turisti di ogni lingua e colore, quasi tutti in camicia, pittori e disegnatori lungo le pareti della sala. Al centro, su dei piedistalli che poneva il loro bacino all'altezza delle teste dei visitatori, le due statue di metallo scuro dei Bronzi di Riace.
La gente stava per lo più immobile, estasiata, con il volto rivolto leggermente in alto, come in adorazione.
Ricordo ancora nitidamente i riflessi di quel sole di primavera che faceva luccicare il bonzo delle statue, ma ancor di più il rame delle labbra.
Quel giorno, dopo la scuola, non presi subito il treno per tornare a casa, ma con alcuni compagni andammo a vedere i Bronzi.
Ricordo benissimo che in quel momento, e quegli anni, i miei pensieri non riuscivo a portarli neppure oltre a quello che i miei occhi vedevano. Non riuscivo a comprendere come era stato possibile che qualcuno in passato era stato capace di "fare" una cosa così bella, di una bellezza assoluta.
E mi chiedevo, che se già qualcuno aveva fatto "una cosa così" ben duemila anni prima, cosa mai poteva riservarmi il futuro, a me, ragazzino, che stavo vivendo in quegli anni di terrorismo, guerra fredda e minaccia nucleare?


Così, dopo trent'anni, mi rendo conto di essere diventato consapevole che a quella domanda non c'è risposta, ma c'è, per fortuna, la gratifica di trovarmi tra quelle stanze dove uomini e donne pensarono ed eseguirono il restauro dei Bronzi di Riace, la cui vista una parte importante hanno avuto nella mia formazione.

Nessun commento:

Posta un commento