Non si tratta di campanilismo. Non si tratta di difesa di vecchi privilegi.
Ci sono cose che vanno oltre il semplice calcolo economico-opportunistico.
La formazione, l'educazione culturale, sono valori che solo in parte si possono misurare in semplici soldi da contabilizzare tra le spese.
La formazione scolastica è un investimento sul futuro, dei singoli studenti, ma soprattutto di una società.
Maggiore è la preparazione culturale di un popolo, maggiori sono le sue possibilità non solo di sviluppo, ma quanto di capacità di migliorare la propria qualità di vita.
Non lo invento io, e neppure lo scopro adesso, che qualità di vita e livello d'istruzione si accompagnano spesso nell'analizzare il livello sociale delle comunità.
Come ogni sistema che presuppone un coinvolgimento collegiale, da quello sociale, a quello industriale e produttivo, anche il sistema educativo non si esplica attraverso un semplice svolgimento ed applicazione di concetti e programmi, ma si integra sempre, ed inevitabilmente, con aspetti oggettivi di contorno sempre presenti.
Il primo tra tutti è l'ambiente in cui i concetti ed i programmi vengono applicati e divulgati.
Come nei processi produttivi, l'ambiente di lavoro è stato provato avere un'influenza fondamentale sulla prestazione lavorativa, lo stesso è stato evidenziato anche rispetto alla qualità di apprendimento degli studenti.
Più l'ambiente di studio racchiude, conserva ed è inserito in elementi di qualità, maggiore è lo stimolo all'apprendimento dello studente.
L'ambiente scolastico, come tutti gli altri ambienti di aggregazione funzionale, non si esplica nelle sole quattro pareti che racchiudono l'aula, l'ufficio, il laboratorio, ecc.
C'è sempre un prima ed un dopo. Un contesto geografico e temporale.
Se da un lato è opportuno, ambientalmente prima ancora che urbanisticamente distribuire, suddividendoli nel territorio, i vari comparti del "vivere". Tra residenziale, primario, secondario e terziario. Avendo cura di tenere separazioni il più possibile rigide, ancorché funzionali. Infatti, tale zonizzazioni rispecchiano poi situazioni parimenti di tutela dell'ambiente e quindi anche del cittadino. Vuoi, primo tra tutti, la compartimentazione della classificazione acustica, ed in successione della regolamentazione delle classi di traffico e di veicoli, fino alla regolamentazione e la protezione in termini di emissioni in atmosfera relativa agli impianti produttivi.
Le regole, giustamente, hanno un grado di applicazione diverso per ogni zona, più restrittive la dove l'uomo risiede o svolge attività a bassa intensità meccanica. Meno restrittive, ma comunque strettamente correlate alle attività permesse, nelle aree a più alta intensità meccanica e con maggiori impatti ambientali.
Tutte queste considerazioni, che ho forse trattato con un po' di superficialità dovuta principalmente alla necessità di sintesi, le ho raccolte per presentarvi le foto che corredano questo post.
Sono foto scattate dal poggio delle Casine, riquadrando San Miniato. Alla destra dell'immagine la sagoma giallastra, abbandonata, del Liceo Marconi.
Attualmente il Liceo Marconi è stato trasferito all'interporto di San Donato, prossimo all'uscita della Fi-Pi-Li, di fianco alla zona conciaria di Romaiano, in prossimità di uno scalo merci ancora da sviluppare, e all'interno di un'area destinata alla logistica.
Quindi destinata ad uno sviluppo che presuppone un notevole flusso di automezzi.
Mi impegno, in un prossimo post, a raccogliere immagini del contesto della nuova sistemazione.
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