Qui, nel 1753, al parroco Giovanni Battista Landeschi fu affidata la cura di circa trecento anime. Nei successivi trent'anni acquisì il ruolo e il nome di "parroco samminiatese". La fama del Landeschi resta legata al libro che stampò anonimo a Firenze nel 1775, col titolo di "Saggi di agricoltura di un paroco samminiatese".
In quel secolo la chiesa era fortemente impegnata nell'educare ed istruire i contadini nelle migliori regole dell'agricoltura ed in qualunque ramo dell'economia rurale.
Nei suoi Saggi il Landeschi esamina con attenzione i rapporti tra padroni e contadini, il ruolo di entrambi e la figura del parroco-agricoltore. Dedica capitoli sulla natura dei fitti e la necessità che i padroni non gravino i contadini di eccessivi pesi, e dove richiama i padroni per la loro ignoranza nelle cose agrarie e sul nocivo assenteismo dalle loro terre.
Landeschi traccia in dettaglio la "buona pratica" agricola, illustrando la coltivazione dei terreni collinari detta "a ciglioni", cioè ad argini erbosi, come variante più economica al terrazzamento, ma soprattutto descrive nei particolari la buona "economia dell'acque". Landeschi aveva intuito che una loro sistematica e accorta conduzione e irreggimentazione era fondamentale per rendere fertili i terreni e prevenire dilavamenti, erosioni e smottamenti.
Il sistema sperimentato e divulgato dal Landeschi, costituito da fossi disposti orizzontalmente a canalizzare le acque piovane, detto "tagliapoggio". Tramite questo sistema integrato con la realizzazione ciglioni, in poco più di quindi anni egli rimodellò totalmente le colline samminiatesi, fornendo un modello subito imitato dai proprietari delle colline adiacenti.
Il sistema di costruzione di terrazze pianeggianti in coltivazione sostenute da ciglioni erbosi, sostenuto dagli agronomi dell'Ottocento, rimodellerà gran parte del territorio collinare toscano.
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