Come le accendo, sento subito il calore delle lampade dell'abatjour.
Noto che sono vecchie lampade ad incandescenza.
Così come quelle del lampadario, e del bagno. Ma anche del corridoio.
Salgo al sesto piano, alla sala ristorante, che ancora non aperto per la colazione.
Il cameriere è nel corridoio.
—E' pronto tra una attimo.—, si affretta a dirmi.
Io gli sorrido e gli indico la porta dietro di lui, quella che da sulla terrazza.
—E' chiusa?—, gli chiedo.
Lui me la apre subito, ed io, che mi ero portato dietro cappotto e macchina fotografica, contando proprio di tornare a vedere i tetti di Roma mentre sorge il sole, esco sul terrazzo.
L'aria è fredda, leggermente mossa.
La strada è appena animata. Si sente un rovinoso rumore di bottiglie. Le sta portando via il camion della differenziata.
Mancano pochi minuti alle 7,00, ed il sole sta appena rischiarando il cielo, coperto da grossi ammassi di nuvole scure.
Il vento fa muovere le nuvole, mentre il sole, molto lentamente, si fa strada mostrando i suoi primi bagliori.
Là, verso levante, verso Trinità dei Monti ed il colle del Pincio.
Alle 7,15 il chiarore si è fatto deciso, ed anche le nuvole hanno perso il loro colore cupo, illuminate, adesso, dal sole.
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