venerdì 30 dicembre 2011

emozionante Duccio


Questa sera torno, come da promessa, alla cronaca della gita di S. Stefano.


Ripercorrendo quel giorno a ritroso, ecco lo schiaffo, forte, possente se non prorompente, che ho ricevuto dalle pitture di Duccio da Boninsegna, custodite nel duomo di Massa Marittima.



Duccio, con il suo prezioso cromatismo, si erse a campione della pittura gotica senese, che durante il XIII secolo si affermò come scuola antagonista al Cimabue e i fiorentini.
La sua copiosa rappresentazione di Madonne in Maestà, con le valenze di monumentalità, sembrano avere come scopo principale quello di accrescere il culto di Maria Vergine. Ma a me piace pensare che per Duccio le raffigurazioni della Madonna sono il lavoro per il pane quotidiano, ma ciò che esegue per alimentare il suo animo, è ben altro.
Me lo fa pensare il retro della "pala", per quanto magnifica, fino a raggiungere il sublime, nelle decorazioni dell'arazzo che fa da sfondo alla Madonna con bambino che ha realizzato probabilmente negli ultimi suoi anni di vita.
Nel retro della "pala", sistemata in una teca posta sopra ad un piano contornato da fiori, nella parte iniziale della navata di destra, vicino alla monumentale fonte battesimale, è raffigurata una Crocifissione e alcune Storie della Passione.

Qui Duccio, mi piace pensare, e lo credo, ha dipinto per se.
Per misure la sua capacità, e per piacersi della sua bravura.
In poco più di un metro quadrato di legno coperto di colore da quasi settecento anni, mette in scena la modernità della sua visione dell'arte.
Svecchia, imprimendo un forte carattere narrativo alle raffigurazioni, che non sono più statiche ed idilliache, ma espressive, con la cura degli atteggiamenti e delle azioni dei personaggi. Usando al tempo stesso, la stessa attenzione alle piccole particolarità inerenti all'ambiente, per contestualizzare la narrazione, che diventa semplice ed attraente.

L'apice dell'emozione lo raggiungo davanti allo scomparto dedicato al Bacio di Giuda.
E' impressionante la folla che circonda il Cristo, come è raffigurata l'azione degli uomini che gli si stringono attorno con un impeto impressionate.
Si vede, come si sente, la pressione dei corpi.
La calca di braccia e busti che si premono a vicenda.
E dentro tutto questo, la genialità con cui realizza l'evidenziazione del suo soggetto, la figura del Cristo, con un semplice, elegante, cromatismo volutamente accentuato.
Ma la raffigurazione è più complessa, non si ferma al contenuto del fatto, ma lo affronta e lo sviluppa andando ad analizzare cosa ha generato il fatto stesso.
Così, di fianco, ha raffigurato il gruppo degli apostoli, che dopo il tradimento e la cattura del Cristo, impauriti e disorientati, si danno alla fuga.
La fuga non è rappresentata solo dalla plasticità dei corpi in movimento, ma è resa drammatica con i secondi piani inseriti nella direzione di fuga, raffiguranti tetre e squallide rupi dove crescono esili alberelli.

Passo minuti e minuti, cercando, con lo sguardo le linee dei piccoli colpi di pennello.
Provo ad immaginarmi Duccio, magari seduto su di uno sgabello, alla soglia dei sessant'anni.
Soddisfatto della Madonna che aveva dipinto sul retro, che gli aveva assicurato la riscossione della commessa, e che adesso si divertiva a stupire se stesso, giocando con la verità dell'arte, che, finalmente, da strumento di rappresentazione mistica, cominciava a scoprirne le potenzialità di strumento di rappresentazione dal vero.
Cioè la rappresentazione dei suoi pensieri e delle sue emozioni.


Nonostante un zelante custode, con scopa e cassetta, riesco a rubare quest'immagine.
Bravo Duccio!

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