domenica 10 luglio 2011

l'impollinazione dei girasoli

Un piccolo campo di girasoli nei pressi di Pienza, giovedì scorso 7 luglio.
Sole, vento leggero e caldo, ed il ronzio di api che svolazzano da un fiore all'altro.
Tutti sappiamo che l'aumento della quantità di prodotto ottenuto in presenza delle api, per quanto riguarda le specie da seme, è enorme. Ma che fine stanno facendo le api, che si dice siano sempre meno?


All’inizio sembrava una di quelle notizie millenariste e catastrofiste, ma è ormai chiaro e comprovato che le api stanno diminuendo.
In Italia, secondo le stime riferite al 2007 dell’Agenzia per la protezione dell'ambiente e i servizi tecnici (Apat), il numero delle api si è dimezzato in un anno.
E' un evento che sta già interferendo sui delicati equilibri dell'ecosistema, oltre che a generare danni economici stimati in 250 milioni di euro. Il disastro interessa tutta l'Europa, con una perdita tra il 30% e il 50% del patrimonio di api, ma è ancora più grave negli Stati Uniti, dove l'allarme è scattato già nel 2003, con punte anche del 60-70% in alcune aree.
Da allora la strage continua. E si allarga.
Dopo l'iniziale crociata contro pesticidi ed inquinamento, il tiro si è corretto nella direzione più strettamente patologica.
Responsabile di tutto ciò è un batterio, denominato «Bacillus larvae», che si è sviluppato proprio in America, e che è giunto in Europa già all'epoca della Seconda Guerra Mondiale, e che si rivela micidiale quando, agendo all'interno dell'alveare, colpisce la covata delle api.
Ma negli Stati Uniti, oggi le api vengono decimate soprattutto da acari parassiti.


Come al solito, le indagini statistiche più aggiornate ci arrivano dagli Stati Uniti. Dove continuano a morire ogni anno il 30% delle api.
Queste ultime informazioni, che riguardano le colonie di api da miele gestite negli Stati Uniti, sono frutto di un sondaggio on line per stimare le perdite di colonie di api da miele per la stagione invernale 2010/2011, condotto dall’Aia-Ispettorato americano per le Api e dalla Usda - United States Department of Agriculture.

Al sondaggio ha risposto un totale di 5.572 apicoltori statunitensi, ovvero il 20% della stima del numero di apicoltori nel Paese.
Collettivamente, questi apicoltori hanno gestito oltre il 15% delle colonie del paese, stimato in 2.680.000 colonie. I risultati delle indagini preliminari indicano che il 30% delle colonie di api da miele gestite negli Stati Uniti sono andate perdute nell’inverno 2010/2011.


La percentuale di perdite è rimasta relativamente stabile (vicino o superiore al 30%) negli ultimi 5 anni. In particolare, i risultati delle indagini precedenti riportavano il 34% sul totale delle colonie nell’inverno del 2009/2010, il 29% nel 2008/2009, il 36% nel 2007/2008, e il 32% nel 2006/2007. Se consideriamo le perdite nelle operazioni del singolo apicoltore, allora gli apicoltori hanno perso una media del 38,4% dei loro alveari.

Il Colony Collapse Disorder (Ccd) è un fenomeno in cui un’intera colonia di api scompare improvvisamente dal suo alveare, senza che si riscontri la presenza di api morte. Dove si manifesta il Ccd, si è avuto una perdita media del 60% delle colonie.
Gli apicoltori che hanno riscontrato api morte hanno perso “solo” poco più del 30% delle colonie.


E’ importante notare che questa indagine riporta solo le perdite che si verificano in inverno e non quelle che si verificano durante il periodo estivo quando la regina o intere colonie muoiono e devono essere sostituite.

Gli apicoltori possono sostituire le colonie perse in estate e in inverno, dividendo le popolazioni delle colonie sopravvissute perché costituiscano un nuovo alveare. Questo processo, però, è costoso, perciò sostituire il 30% delle colonie della nazione ogni anno non è un processo sostenibile nel lungo termine.


Ma Italia le cose non vanno certo meglio. Leggo che il 4 luglio, lo scorso lunedì, gli Astigiani Marisa Valente e Renato Bologna hanno iniziato uno sciopero della fame a Torino, davanti alla Regione Piemonte, con il proposito di continuare la protesta "fintanto che le autorità non sottoscriveranno serie garanzie per ritirare dal mercato diversi prodotti a base di neonicotinoidi".


Anche in Trentino il fronte caldo è quello tra apicoltori ed agricoltori.
"Oltre ai danni causati dal plantigrado nell’autunno 2009 e 2010, ora anche quelli causati in aprile dai fitofarmaci in agricoltura.
Venti alveari hanno perso tutte le alpi bottinatrici per moria da avvelenamento e così la metà del raccolto è già andato in fumo.
Bel modo di ripagare le api dopo che hanno svolto l’indispensabile lavoro di impollinazione.
Di chi è la colpa? Senza dubbio buona parte è da attribuire all’agricoltore, ma altrettanta, se non maggiore, ricade sui nostri amministratori provinciali che non hanno provveduto ad informare adeguatamente gli agricoltori sulle regole da osservare.
"

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