Siamo alle ultime battute della campagna 2011, di raccolta del grano.
In Valdorcia si vedono raccogliere gli ultimi campi di grano.
La raccolta, a causa primavera avara di precisazioni, quest'anno ha avuto un inizio anticipato, e già alla metà del mese di luglio sono pochi i campi che restano da trebbiare.
Questo perché alla stagione anticipata, ha coinciso anche un'annata caratterizzata da una contrazione delle superfici coltivate a frumento.
Nel mese di marzo erano uscite le prime statistiche sulle superfici coltivate in Italia a grano duro, il grano da cui siottengono le semole per la produzione della pasta, dalle quali emergeva un riduzione del 16,5% rispetto al 2010.
A livello nazionale, rispetto allo scorso anno, si è registrato una diminuzione di 207.441 ettari, passando da una superficie di 1.257.074 ettari a 1.049.633.
A marzo gli esperti del settore, stimavano anche una sensibile diminuzione della produzione, non solo complessiva, dovuta alla minor superficie investita, ma anche della resa unitaria, stimando una minor produzione, sulla media nazionale, di circa 2 q.li ad ettaro.
Passando cioè dai 30 q.li del 2010 ai 28 attesi per quest'anno.
I primi dati della campagna in corso sono invece inferiori alle attese. Probabilmente la produzione media nazionale non supererà i 25 q.li per ettaro.
I fattori principali che hanno generato un minor investimento di superfici, sono da ricercarsi nel mercato sfavorevole durante il periodo ottimale di semina, nonché nell'andamento stagionale avverso, caratterizzato dalle piogge continue per tutto l'autunno dello scorso anno.
Andamento stagionale che, al tempo stesso, non ha permesso che le semine fatte siano state condotte nel migliore dei modi. Infatti sono state principalmente caratterizzate da terreni di semina preparati con difficoltà e poco bene, con semine generalmente avvenute in ritardo, a febbraio, con gli agricoltori spinti anche da una piccola ripresa del prezzo di mercato dei cereali.
Semine così tardive hanno fatto sì che venisse meno l'accestimento invernale, e quindi una minor produzione di spighe in relazione al numero di semi. La scarsità di piogge nei mesi primaverili, coincidenti con la fioritura delle spighe, ha fatto sì che esse siano cresciute poco. Si è avuto il cosiddetto fenomeno delle "spighe corte".
Sul fronte prezzi, dopo una flessione avvenuta nei mesi scorsi, il listino è tornato ai valori di inizio anno, con prezzi molto più interessanti rispetto alla campagna dello scorso anno.
Ma con produzioni lorde vendibile medie di circa 750 € per ettaro, gli agricoltori fanno fatica a riprendere le spese anticipate per i costi di coltivazione.
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