sabato 2 aprile 2011

la soffitta di Benito


La casa di Benito è vuota da quasi due anni.
Se n'è andato ad abitare in paese, non poteva più starci in questa casa.
Si era fatto troppo vecchio per viverci da solo, ma anche la casa cominciava ad essere troppo vecchia perché lui continuasse a viverci.

Ogni tanto lo incontravo all'inizio della strada per Pierino, che piazzava il suo motocoltivatore, con una pompa aspirante sull'albero motore, per pompare l'acqua che faceva raccogliere in una gora del fosso, per riempire qualche sua cisterna, con la quale, poi, annaffiava il suo orto.
Benito era affittuario della Curia da tanti anni.
Aveva già famiglia, quando negli anni '60, così mi hanno raccontato, durante la battitura del grano, il cinghione della trebbia gli portò via un braccio.
Da molti anni viveva solo, e pur con un braccio solo, nel podere aveva di tutto. Gli animali da cortile, gli ortaggi ed i cereali. Faceva la vigna ed il vino. Allevava api, e chissà che altro.

Dopo due anni è già il deserto.
Oggi sono entrato nella casa. Spogliata di tutto quanto. Stanze sgombrate, ma non vuote.
Piccolissimi oggetti, qualche segno sui muri.
Sono tante, più o meno piccole le tracce, i segni di vita che si scorgono dietro ogni porta.

Visito il piano terra, con la stalla, l'officina e la cantina.
Visito il primo piano con la cucina e sei camere.
E poi salgo in soffitta, ed è da qui che comincio a raccontarvela questa casa.












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