E' passata la Befana e le feste se l'è portate via.
C'è questo piccolo scampolo, di un fine settimana di aria calda ed umida.
Di cielo nuvoloso, con qualche goccia di pioggia.
Oggi ho fatto una visita in soffitta della mia vecchia casa.
Avevo da prendere le mie vecchie diapositive. Ad alcuni dei miei amici è venuto in mente di farsi un po' del male.
Per domenica è stato organizzato un amarcord. Si passerà il pomeriggio a rivedere le nostre foto di quando eravamo ragazzi...
Frugando tra le cose accatastate in soffitta, in cerca di qualche sacchetto per contenere le scatolette di diapositive, visto che quelli che avevo portato non mi sono bastati, mi sono capitate in mano le mie vecchie "Ryal". Le mie vecchie scarpe da calcio, che hanno ancora la terra (secca) tra i tacchetti.
Alla fine, uno di quei contenitori di plastica da 80 litri, che avevo acquistato per contenere le scatoline di diapositive, non è bastato. E non è detto che le abbia prese tutte...
Ho trovato anche un album in cui sono raccolte un po' di foto, queste però del nuovo millennio.
Tra esse tre foto, di quando, ancora, si mangiava ancora un maiale intero.
Il mio babbo faceva il norcino.
Uccise il suo primo maiale che aveva 18 anni. Suo padre gli mise il coltello in mano, e lui scannò così, quel suo primo maiale, tenuto sdraiato a terra dagli uomini di casa.
Per lui divenne un secondo lavoro, o un terzo, un quarto, chissà...
Oggi si parla di multifunzionalità in agricoltura, come di un nuovo concetto dell'impresa agricola per affrontare i cambiamenti del terzo millennio. Ma i contadini di una volta erano già multifunzionali senza saperlo.
Mio padre era mezzadro in un piccolo podere, di 5-6 ettari, di alta collina. Coltivava un po' di cereali e del foraggio. Niente vigna.
Eppoi allevava del bestiame. Soprattutto maiali. Aveva un allevamento organizzato in una piccola capannina vicino a casa. Aveva un allevamento a ciclo chiuso, con tanto di scrofa e verro.
A primavera e d'estate seguiva il podere. D'autunno, oltre a seguire il podere, andava a svecciare il grano per le semine dai contadini vicini.
D'inverno andava dai suoi clienti a scannare maiali e a fare "la pista", a "lavorare il maiale". Salsicce, salami, e poi la salatura di prosciutti, spalle e lonze.
E nei tempi morti faceva di falegname, scale, carpenteria per carri, utensili, sedie, ecc...
Tutte cose di cui però, ho visto, bene, solo le briciole finali.
Dopo essere venuto in Toscana, tutte queste sue abitudini cambiarono molto.
Solo il norcino continuò davvero a farlo. C'erano inverni in cui arrivava a lavorare anche quindici, venti maiali.
Io, da ragazzetto, lo seguivo un po'.
Purtroppo, o per fortuna, chissà, a me non mise mai in mano il coltello davanti al maiale pronto per essere ucciso.
Nell'ultima decina d'anni, cominciò ad usare una pistola da mattatoio. Ma io sono arrivato a reggergli il muso del maiale.
Il maiale veniva legato con una serie di corde, per poterlo reggere al momento dello scannamento.
Venivano legate tre zampe, una anteriore e le due posteriori, ed il muso, con una corda che, passando la dentro la bocca, gli stringeva il grifio. La quarta zampa la reggeva il mio babbo al momento di infilare il coltello.
Reggere la corda del grifio era l'incarico più importante. Lo faceva, di solito, la persona di cui più si fidava il norcino, perché se il maiale si liberava al momento dello sgozzamento, poteva ferire il norcino con un morso.
Credo che non mi abbia mai messo in mano né coltello, né pistola, perché nel momento dell'uccisione, io ho sempre chiuso gli occhi.
Le foto che riprendono alcuni momenti della pelatura del maiale, risalgono al gennaio del 2001, uno degli ultimi maiali uccisi e lavorati dal mio babbo.
Fino a quegli anni, il mio babbo ha continuato ad allevare 2 maiali. Uno lo vendeva ad un suo amico, con il quale copriva le spese di tutti e due.
Ne ammazzavamo uno prima delle feste, e l'altro a feste finite, prendendone ogni volta mezzo per uno.
Così, alla fine, ci mangiavamo un maiale intero ogni invernata.
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