Santa Lucia, 13 dicembre, "il giorno più corto che ci sia".
Il castello di quest'immagine scattata questa mattina dalla finestra di casa, che spesso ritraggo, è Montebicchieri. È un piccolo ma interessante borgo sulla vetta di un colle situato fra le valli dell’Egola e del Chiecina, la cui origine risale all XIII secolo, quando alcuni superstiti della distruzione del vicino castello di Ventrignano, opera dei soldati imperiali di Cristiano di Magonza, vi si stabilirono erigendo nuove fortificazioni ed una chiesa dedicata proprio a Santa Lucia.
Dai primi decenni del Duecento cadde sotto l’autorità del comune di San Miniato che se ne servì come baluardo difensivo sul versante pisano. Terminata la sua funzione di fortilizio il centro del castello fu trasformato in villa gentilizia nel 1675 da Braccio di Andrea Compagni.
Ancora oggi il borgo è composto da un nucleo castellano adibito a fattoria e a residenza padronale. Delle primitive costruzioni a scopo difensivo sopravvivono una torre adattata a campanile e frammenti delle mura. La chiesa, oltre alle strutture trecentesche, presenta un porticato risalente al secolo XVI.
Ma chi era Santa Lucia, e cosa ha a che fare con il giorno più corto dell'anno?
Lucia nacque a Siracusa, ma non si conosce con certezza la data. La sua vita è intessuta da sempre di elementi leggendari, frutto soprattutto dell'enorme venerazione di cui la santa ha goduto e gode.
La storia della sua passione narra che Lucia subì il martirio sotto Diocleziano, per cui si è voluto fissare la data di nascita al 283. Il più antico documento che la riguarda è un'iscrizione del V secolo in cui si parla di una certa Euskia, morta il giorno "della mia patrona Lucia".
Si narra che la giovane apparteneva a una ricca famiglia siracusana, che l'aveva promessa in sposa a un pagano.
Per una malattia della madre, Lucia compì un viaggio a Catania, per visitare il sepolcro di S. Agata, sul quale pronunciò, per la guarigione della madre, il voto di conservare la verginità. Distribuì perciò i beni ai poveri e rinunciò al matrimonio.
Arrestata su denuncia del fidanzato, fu sottoposta a diverse e terribili torture con l'accusa di essere cristiana.
Fu condotta in un lupanare, trascinata da una coppia di buoi, cosparsa di pece bollente, posta sulla brace ardente. Ma Lucia non recesse dal suo proposito, ma anzi, per sfuggire al carnefice si strappo gli occhi.
Solo dopo questi tremendi tormenti cadde sfinita e morì. Le sue ossa non si trovano a Siracusa in quanto, come pare, trafugate dai bizantini, furono portate a Costantinopoli, da dove furono saccheggiate dai Veneziani.
L'iconografia risente fortemente dell'episodio dello strappo volontario degli occhi, in quanto la santa viene spesso raffigurata con una tazza in mano su cui sono posti gli occhi.
La sua festa cade il 13 dicembre. Prima dell'introduzione del calendario moderno, nel 1580, si celebrava il 21 dicembre il giorno del solstizio invernale, da cui il detto "S. Lucia il giorno più corto che ci sia".
La festa era, ed lo è ancora, caratterizzata da pratiche devozionali di tipo magico-esorcistico e solare-agrario. Si confezionano in questo giorno pani a forma di occhi che, benedetti, si mangiano con lo scopo di preservarsi da malattie oculari. A lei si offrono anche ex voto d'argento a forma di occhi.
I fuochi accesi la vigilia della festa sono l'indicazione più evidente che ci troviamo in presenza di rituali legati al trapasso stagionale più delicato dell'anno, col progressivo scemare della luce, per cui occorre esorcizzare, il pericolo del non ritorno della luce.
Il suo culto, dapprima localizzato in Sicilia, si diffuse successivamente nel resto d'Italia e in Europa, ed oggi è molto vivo soprattutto nei paesi del nord, dove, per la tradizione popolare, Santa Lucia, il cui nome, forse non a caso, deriva dal latino "lux" che significa "luce", è festeggiata come portatrice della luce che annuncia la fine delle tenebre invernali.
Per quanto riguarda la festività è certo che il suo nome fu inserito nel calendario, alla data del 13 dicembre, che coincide con quella del suo martirio, nel V o VI secolo.
Le lunghe traversie cui è stato sottoposto il calendario possono spiegare il motivo per il quale il "giorno" più corto dell'anno si trova associato alla festa di S. Lucia (13 dicembre) invece che al solstizio d'inverno (21 o 22 dicembre a seconda degli anni). Il divario è di otto o nove giorni e corrisponde a uno o due in meno della correzione apportata al calendario da papa Gregorio XIII nel 1582 e questo fornisce un’indicazione abbastanza precisa del momento in cui il detto popolare fu varato.
Facendo bene i conti, si è scoperto che il momento storico in cui il dì più corto dell'anno capitava il 13 di dicembre, data della festa di S. Lucia, si è verificato intorno al 1200 e quindi, se il nostro proverbio fosse nato all'incirca negli anni in cui visse Dante, quell'evento si accorderebbe perfettamente con il calendario del tempo e il divario fra il fenomeno astronomico e la data a cui tale fenomeno è associato troverebbe una spiegazione chiara e coerente.
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