martedì 14 dicembre 2010

camminare sul ghiaccio

Stamani esco di casa con il termometro che segna 2 gradi.
L'aria è sottile, la luce chiara, ma il gelo non è salito fino a Pierino.
L'erba non è gelata, appena qualche scintilla, di minuti cristalli come persi sull'impiantito del piazzalino.

Scendendo lungo la valle, i cristalli aumentano tra i sassi della strada, e sulle foglie dell'erba del ciglio.


In fondo alla valle il termometro dell'auto segna -2.


La brina riveste anche le erbe più alte, e l'acqua di una grossa pozzanghera e completamente gelata.
Si sono ricompattati i frammenti di ghiaccio in cui era stata rotta la lastra il giorno prima, sicuramente da una macchina che era passata sopra.
Così la lastra è una trama di cicatrici



Ogni volta che mi capita di camminare sul ghiaccio, e lo sento scricchiolare sotto le mie scarpe, con i pensieri mi ritrovo bimbetto, avvolto in una coperta, davanti alla mia vecchia casa di San Miniato Basso, quella che non c'è più, che, abbracciato da mia madre, guardo Giuseppe, un muratore che abitava vicino a noi, che con la gomma dell'acqua in mano, spegne le fiamme che escono dal camino.
Non mi ricordo più che anno era, quindi quanti anni avessi avuto, forse 5 o 6.

Era un inverno. Un inverno in cui fece così tanto freddo che il fosso di Macone era completamente ghiacciato. Il fosso di Macone è un fosso largo quasi un paio di metri, è porta sempre acqua, sia d'inverno, molta, ma anche d'estate. Quand'ero piccolo ci scaricava la fabbrica della conserva, così anche d'estate c'era un bel po' d'acqua che correva.
Quell'inverso ghiacciò così tanto che la lastra del ghiaccio era così spessa che ci si poteva camminare sopra.
Mi ricordo che eravamo diversi bimbetti, chi più grande chi più piccolo, che ci eravamo messi a giocare su quella lastra di ghiaccio. Passa e ripassa, da soli, o insieme ad altri, che il ghiaccio si ruppe, ed io caddi nell'acqua.
Mi riportarono a casa. La mia mamma vedendomi tutto bagnato, credo che si sia spaventata tanto. Caricò a più non posso il fuoco del camino, tanto che prese fuoco la canna fumaria, e le fiamme presero ad uscire dal tetto.
Non so se qualcuno corse a chiamare Giuseppe, oppure lui stava passando di lì.
Insomma, stava là, in piedi sopra al tetto.
Giuseppe, proprio ieri, l'ho incontrato e salutato.

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