Ed io, dopo ventisette anni ho capito una cosa...
Era l'estate del 1983, la prima vacanza da solo con gli amici, in vespa.
Eravamo in campeggio, a La Partaccia, Marina di Massa.
Al campeggio avevamo fatto amicizia con dei ragazzi napoletani.
Un giorno detti un passaggio in vespa ad uno di loro. Avevo un PX125 bianco.
Lungo la strada il ragazzo napoletano non fece altro che dirmi (gridando):
Dai!
Muoviti!
E forza!
Passa di qui!
Passa di là!
Mi fece sentire un imbranato, a me che credevo di essere abbastanza scapestrato.
Almeno per quelle che erano le misure di San Miniato.
Oggi ho scoperto che era, infatti, una questione di misure. A Napoli le misure sono altre.
Sorvolando sulla questione del casco, qui a Napoli i motori si muovono col codice della strada dei pedoni.
I sensi di marcia hanno più un importanza di etichetta che di sostanza. Tengono prevalentemente la destra più per abitudine che per regola. Perché il flusso principale del traffico li tende ad incanalare in un certo modo. Ma quando gli spazi si allargano, ma anche quando si restringono, i motorini dilagano. Scendendo da Corso Vittorio Emanuele, i motorini che mi venivano di fronte, come un fiume, utilizzava ogni possibile varco. In certi tratti, appena la corsia opposta si congestionava, e rallentava, l'onda dei motorini tracimava anche sulla mia corsia, fino a passare alla mia destra, tra la mia auto e il marciapiede.
Muoviti!
E forza!
Passa di qui!
Passa di là!
Mi fece sentire un imbranato, a me che credevo di essere abbastanza scapestrato.
Almeno per quelle che erano le misure di San Miniato.
Oggi ho scoperto che era, infatti, una questione di misure. A Napoli le misure sono altre.
Sorvolando sulla questione del casco, qui a Napoli i motori si muovono col codice della strada dei pedoni.
I sensi di marcia hanno più un importanza di etichetta che di sostanza. Tengono prevalentemente la destra più per abitudine che per regola. Perché il flusso principale del traffico li tende ad incanalare in un certo modo. Ma quando gli spazi si allargano, ma anche quando si restringono, i motorini dilagano. Scendendo da Corso Vittorio Emanuele, i motorini che mi venivano di fronte, come un fiume, utilizzava ogni possibile varco. In certi tratti, appena la corsia opposta si congestionava, e rallentava, l'onda dei motorini tracimava anche sulla mia corsia, fino a passare alla mia destra, tra la mia auto e il marciapiede.
Dovevo essere all'aeroporto di Capodichino alle 18,40. Ma essendo arrivato intorno alle 17,00 ho pensato di farmi un giro in città.
Che sbaglio! Sono tornato in aeroporto alle 19,30, tutto sudato...
Non mi aspettavo di trovare a Napoli l'unica, vera skyline americana, con i grattaceli vetrati del centro direzionale.
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