giovedì 23 settembre 2010

acque, di quando si parlava della fine del millennio (5)

Il 5 maggio scorso avevo iniziato a riproporre "Frammenti", una collana di foto-pensieri in cui raccoglievo/raccontavo dei segni che fossero capaci di rappresentare il varco della data del cambio del millennio.
Il primo numero aveva per titolo "MATTONI".
http://aurelio-vivereapierino.blogspot.com/2010/05/di-quando-si-parlava-della-fine-del.html
Il secondo numero, "NUVOLE".
http://aurelio-vivereapierino.blogspot.com/2010/05/di-quando-si-parlava-della-fine-del.html
Il terzo numero, "STRADE".
http://aurelio-vivereapierino.blogspot.com/2010/07/strade-di-quando-si-parlava-della-fine.html
Il quarto numero, "ORIZZONTI".
http://aurelio-vivereapierino.blogspot.com/2010/07/orizzonti-di-quando-si-parlava-della.html
Continuando a seguire il filo conduttore fondato sul confronto rappresentato dalla contrapposizione-complementarietà tra l'uomo e la natura, questo quinto numero, intitolato "ACQUE", apriva la seconda tetralogia, e voleva rappresentare uno dei principali mezzi "meccanici" con il quale la natura interveniva nel modellare il paesaggio.






Il quinto numero di "FRAMMENTI", realizzato nel mese di febbraio del 1996, lo presentai nella libreria "il Barbagianni" di San Miniato, nel seguente mese di aprile, insieme al precedente numero "ORIZZONTI".






primi pensieri.
L'acqua quale mezzo meccanico della natura.

Nel voler stabile un ponte che permetta di continuare il percorso che "orizzonti", nel concludere la prima tetralogia, impostata sui segni di contrapposizione e complementarietà uomo natura, che stiamo portando al terzo millennio, sta la giusitificazione di questo nuovo frammento. "Acque" è intrinsicamente legato ad "orizzonti", in quanto riallacciandosi ad esso, si qualifica come primo campione, nella costruzione di una nuova tetralogia, dell'elemento natura, nel nuovo percorso che si va aprendo. Le capacità che si confrontano, della natura e dell'uomo, di modificare e costruire l'aspetto del territorio per i tempi a seguire.
L'apertura di questo nuovo percorso si presenta così molto interessante. Senza voler in questa sede stendere un programma organico delle prossime uscite, annunciando i vari frammenti che andrò a fotografare e raccontare in pensieri, mi soffermo nell'indicare un piano globale, che correrà su un mero confronto di attività naturali ed umane, che si esplicitano in modi e con mezzi diversi, ma che hanno uguale capacità modificativa. Questa manifestazione, nell'esprimersi nei vari strati del vivere quotidiano, incontra motivi di intreccio. Questo a voler dire che la natura, manifestandosi, incide profondamente sull'attività umana. Ed al tempo stesso, l'uomo, esprimendo la propria capacità di costruire e modificare ciò che lo circonda, incide nello svolgersi delle manifestazioni naturali.
Ho pensato ad "acque", proprio per poter meglio chiarire questo concetto di correlazione tra le due attività. Esso prende spunto dalla mobilità dell'elemento naturale più importante per la vita sul nostro pianeta. "Acque" racchiude l'idea di una materia mossa da una forte energia, che è capace di modificare la materia con la quale entra in contatto. Ed è un'idea che ho sviluppato inseguendo quegli aspetti che vedono l'acqua elemento superficialmente marginale al nostro vivere, a causa della normale quotidianità nel presentarsi, alla quale siamo abituati ad assistere.
La pioggia è senza dubbio l'aspetto principale di quest'azione meccanica di modificazione del territorio. Essa si manifesta nelle più svariate sembianze, per intensità e modalità. Ma la pioggia è solo l'inizio. Al momento che l'acqua è sul terreno inizia la sua vera e propria attività modellatrice. Inzuppa la zolla rendendola molle, sfaldandola. Realizzando in questo modo un'azione livellatrice sul terreno. Ne smussa i contorni verticali, mozzando le asperità e riempiendo le depressioni. E' un'azione spesso muta, silenziosa e inesorabile. E quest'azione avviene in scala proprorzionale alla quantità di acqua che si muove. Dalla piccola zolla si può in breve tempo passare ad interi pezzi di collina o di montagna, che le infiltrazioni e la forza di gravità, portano a colmare le valli.
Lo scorrimento superficiale, spesso invisibile, è il mezzo, lento ma continuo ed inesorabile, per una modificazione del territorio, massiccia e fondamentale. Esso si manifesta quasi in maniera subdola, nascosta. I fossati stessi, costruiti per il normale smaltimento delle acque, sono soggetti a quest'azione livellatrice. L'acqua stessa è capace di modellare questi percorsi per lei obbligati, a sua necessità. Dove essa scorre lentamente, deposita i materiali che trasporta, ostruendo col tempo il suo stesso percorso. Dove l'acqua ha maggiore velocità e forza, ha la capacità di amplare lo spazio percorribile, erodendo gli argini ad essa costruiti. Così da richiedere una continua manutenzione del sistema idrico. E questo fino ad osservare la capcità dei fiumi stessi si modificare il territorio fino a cambiarne i contorni.
E' quindi sul confronto con l'acqua che si gioca la possibilità di costruire per il terzo millennio un territorio di un aspetto tale che consenta di sostenere al tempo stesso lo sfruttamento agricolo e la residenza urbana ed industriale. Il grave dissesto idrogeologico a cui oggi assistiamo, e ne subiamo le conseguenze, con le cicliche micro alluvioni che hanno caratterizzato questi ultimi anni, è senza dubbio frutto dell'abbandono di un sistema idrico, costituito da un reticolato di scoline e fossi, che col tempo si era sommato e sviluppato per favorire il miglior sfruttamento delle risorse agricole del territorio.
Una struttura sociale, naturalmente senza dimenticare le profonde e rigide disuguaglianze che la regolavano, come quella che costituiva la civiltà contadina, era impiantata proprio su di uno schema che traeva il suo principio guida, nella conduzione dei terreni con stretta osservanza delle esigenze della natura. Questo però, può essere opinato se si fa una piccolissima indagine sul comportamento delle manifestazioni atmosferiche, nei decenni trascorsi. E' facile vedere come anche quando la cura del territorio era capillare ed efficiente, avvenivano dei disastri alluvionali e franosi. Naturalmente non voglio, con quanto appena detto, saltare l'ostacolo. Nascondere o evitare un problema che richiederà senza dubbio la massima attenzione.

pensieri in foto
La creazione e la realizzazione di immagini, capaci di costituire i frammenti di un foto-percorso, in modo coerentemente collegabili tra loro da racchiudere il senso della monografia su cui è impostato ogni singola collezione, porta a confrontarsi con molteplici aspetti. Partendo dal presupposto che ogni singola immagine è collegata, in modo intrinseco con l'altra. Non solo nella ricerca del senso, ma anche e soprattutto di in una uniformità fotografica. Di una impostazione omogenea di colori, segni e soggetti che in armonia si giustificano a vicenda.
In oltre, nell'affrontare ciascun tema, il confronto finale avviene sulla capacità dell'immagine realizzata di riuscire ad esprimere il proprio senso anche attraverso il particolare formato in cui viene presentata. L'originalità, e la suggestione di questo particolare formato di stampa fotografica, del quale mi sento scopritore, anche si tratta di una stampa meccanica industriale, non professionale, eseguita da un carissimo amico, comporta un particolare approccio nella realizzazione dell'immagine.
Si tratta di dover considerare, tra le già molteplici condizioni che influenzano nel momento dello scatto fotografico, anche il confronto tra l'immagine che si sta realizzando e il suo piccolo formato, inserito poi nel supporto in cornice bianca. Accade così, che delle immagini significative, nel contesto della realizzazione dell'idea che ho del "frammento" che vado a costruire, non reggono tale confronto e non riescono a far parte della collezione che va a completare l'opera.

Otto fotoFrammenti di acque corse al fiume nei giorni passati.
I foto-frammenti che propongo con "ACQUE" sono immagini raccolte in più giorni del piovoso mese di febbraio del corrente anno, osservando e ritraendo le acque che correvano o stagnavano nei dintorni di casa mia.


La pioggia leggera o insistente che sia, lascia sempre un segnale del suo passaggio. E quel segnale è la Pozzanghera. Una piccola o grande depressione del terreno che l'acqua colma, e tarda nell'asciugare.


Nei campi arati, liberi di vegetazione, la terra nuda mostra in maniera evidente la presenza dell'acqua. Sono Ristagni che provocano al terreno dei mutamenti importanti. L'acqua, fermandosi in superficie sgretola le piccole zolle e finissimo limo, che copre così, come una patina, il terreno.



L'acqua percola dal campo nella Fossa. Qui essa si riposa, si libera del peso degli elementi che trasporta e si rende limpida. In attesa che il sole la faccia di nuovo evaporare.



Ma spesso l'acqua giunge alla fossa con forza e velocità. Provocando in essa nelle Piccole Frane, ostruendola pian piano. E in più ancora, trasportando in essa del terreno che porta via al campo, nella sua dirompente corsa verso il basso.


E' uno scorrere continuo quello dell'acqua. Un'incessante ricerca del sito più basso. Una corsa alla fuga verso luoghi alla quale è indirizzata. Fossati che si intersecano tra loro, sempre più grandi. Dove l'acqua Scorre Placida, sempre di più, ad ogni fossato più grande.


Più il fosso è declive, più l'acqua corre, come un Ruscello. Piccole cascate che si susseguono una all'altra, ad aumentare quella già frenetica corsa verso il fondo valle.


Nei punti meno declivi, al contrario, l'acqua fa una gran fatica a muoversi. Si ferma, aumenta col sopraggiungere di altra acqua. Si forma uno Stagno ricco di quei tanti oggetti che essa porta con se.


E quando l'acqua è tutta passata, se ne è andata altrove, a cercare punti sempre più bassi, sul terreno resta il segno del suo Passaggio. Interessanti striature del terreno, segnale di un passaggio spesso violento, profondo. Portatore di novità al luogo attraversato, manifestando tutta la sua capacità meccanica.

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